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Il dibattito

A scuola senza telefonino, Donazzan: «Così i giovani socializzano». Una preside: «Ma vietarli può diventare un’arma a doppio taglio»

Al Giorgi di Veronetta è un modo per combattere il disagio giovanile. Ma altri dirigenti veronesi sono scettici sulla proposta
Da sinistra Irene Grossi, dirigente del Giorgi, in alto l'assessore regionale Elena Donazzan e la preside del Messedaglia Anna Capasso. Sotto, da sinistra. il dirigente del Maffei Roberto Fattore e la dirigente dell'Ic11 Marzia Baroni
Da sinistra Irene Grossi, dirigente del Giorgi, in alto l'assessore regionale Elena Donazzan e la preside del Messedaglia Anna Capasso. Sotto, da sinistra. il dirigente del Maffei Roberto Fattore e la dirigente dell'Ic11 Marzia Baroni
Da sinistra Irene Grossi, dirigente del Giorgi, in alto l'assessore regionale Elena Donazzan e la preside del Messedaglia Anna Capasso. Sotto, da sinistra. il dirigente del Maffei Roberto Fattore e la dirigente dell'Ic11 Marzia Baroni
Da sinistra Irene Grossi, dirigente del Giorgi, in alto l'assessore regionale Elena Donazzan e la preside del Messedaglia Anna Capasso. Sotto, da sinistra. il dirigente del Maffei Roberto Fattore e la dirigente dell'Ic11 Marzia Baroni

L'esperienza «phone free» avviata all'Ispia Giorgi di Veronetta, pur avendo dei predecessori in altri istituti scolastici, accende ora un vivace dibattito. La scelta di ritirare i cellulari a studentesse e studenti durante l'intero orario scolastico, ricreazione compresa, trova il pieno consenso dell'assessore all'istruzione della Regione Veneto, Elena Donazzan, mentre per alcuni dirigenti scaligeri è controproducente e anacronistica.

L'assessore all'Istruzione favorevole

«Sono fermamente convinta che il telefonino debba rimanere fuori dalle classi e chiuso in un armadietto al momento dell'ingresso a scuola», dichiara l'assessore. «Solo così i giovani ascoltano gli insegnanti e socializzano. Al centro ci deve essere la persona, senza distrazioni. Per la didattica sono a disposizione lavagne interattive, aule computer. La legge che consente l'uso dei telefonini e ne vieta il sequestro da parte dei docenti andrebbe ragionata, rivista. Ci sono molte scuole in Veneto che hanno invitato a lasciare i cellulari fuori dagli ambienti didattici già anni fa, in primis gli istituti professionali».

Pratica consolidata al Chievo

Un esempio sul nostro territorio è quello dell'Engim Veneto al Chievo, dove ormai da quattro o cinque anni lo smartphone viene consegnato in un apposito contenitore prima dell'inizio delle lezioni, grazie a un patto di corresponsabilità con le famiglie.

Anche alle medie Mazza di Borgo Roma, in via Udine, è stato adottato un vero e proprio regolamento per proibire di portare i dispositivi in classe. Dichiara la dirigente dell'Ic11, Marzia Baroni: «Abbiamo avuto casi di ragazzini che hanno ripreso i docenti durante le lezioni o scattato foto in classe. Autorizziamo gli studenti a portare i dispostivi in classe solo se i genitori ne fanno una richiesta esplicita e motivata, per esempio a fronte di un lungo tragitto tra la casa e la scuola. In ogni caso una volta arrivati in classe gli alunni devono spegnerlo e metterlo in cartella, altrimenti viene ritirato. Il regolamento prevede una postilla di deroga in caso sia il docente stesso a chiedere il telefonino per determinate attività, ma non accade quasi mai perché le stesse cose si possono fare tramite tablet o in aule computer».

Da quest'anno Baroni è anche reggente alle limitrofe scuole Meneghetti dell'Ic10, dove il regolamento non esiste ancora. «Invitiamo le famiglie a tenere a casa i cellulari, anche per evitare furti e altre situazioni spiacevoli, ma purtroppo girano spesso e sono utilizzati anche in maniera inappropriata. Valuteremo se inserire le stesse regole delle Mazza, ma dovrà prima essere fatta una condivisione con le famiglie e servirà un passaggio in consiglio d'istituto».

Tra Ipad e connessione protetta

«Il dibattito è ampio e complesso, fa notare il dirigente del liceo classico Maffei, Roberto Fattore. «Se il cellulare dovesse diventare uno strumento stabile della didattica il suo uso andrebbe regolamentato, a tutela di privacy e per evitare navigazioni inopportune. Nelle nostre classi utilizziamo il web tramite Ipad ma, in accordo con ragazzi e ragazze, proteggiamo la connessione con una precisa piattaforma scolastica configurata».

Il telefonino come strumento di didattica

All'Istituto Ferraris si stanno sperimentando le possibili scelte. «Il cellulare può essere uno strumento per la didattica, proprio come il libro e la penna, specie ora che il Pnrr invita alla digitalizzazione degli ambienti scolastici e punta a scuole 4.0», dichiara la dirigente, Daniela Miceli. «Bisogna però monitorare fenomeni come il cyberbullismo e per questo la riflessione è in corso in vista del piano di offerta formativa di fine mese».

Anna Capasso, preside del Messedaglia, è convinta che vietare l'uso dei telefonini alle superiori sia «controproducente. I divieti tassativi sono un'arma a doppio taglio per questa fascia d'età e per tale motivo consentiamo l'uso degli smartphone per finalità didattiche”, evidenzia. «Finora non abbiamo avuto notizie di utilizzi impropri da parte dei nostri circa 1.400 alunni, e confidiamo che ciò non accada mai».

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Chiara Bazzanella

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