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Il politologo Paolo Feltrin

«Saranno elezioni "apocalittiche". Per frenare la Meloni Lega e Forza Italia potrebbero puntare su Zaia»

Paolo Feltrin
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Paolo Feltrin

Saranno elezioni dal sapore «apocalittico», le prime dal Dopoguerra ad oggi in cui si andrà a votare in autunno. E questo, Secondo, Paolo Feltrin, politologo e coordinatore scientifico dell'osservatorio elettorale del Consiglio Regionale «la dice lunga sulla gravità della situazione». 


Una situazione grave e anche inevitabile?
«È il problema dei grandi governi di emergenza. I tecnici vengono chiamati a risolvere l'emergenza mettendo insieme forze politiche che altrimenti non starebbero mai insieme e allo stesso tempo si chiede loro di fare quelle riforme radicali su cui proprio queste forze hanno posizioni diametralmente opposte. Inevitabili le tensioni. Forse da parte di Draghi c'è stata un po' di ingenuità. D'altra parte anche il migliore dei tecnici non è detto che sappia fare il politico»


Si è vista però una spaccatura, anche e soprattutto a livello veneto, tra una base - con sindaci e governatori, ma anche imprenditori e sindacati - che voleva che Draghi proseguisse e la politica romana...
«Siamo sicuri che la base fosse all'unisono con Draghi? Se andiamo a vedere, alle manifestazioni di piazza pro Draghi erano in quattro gatti. Io penso che chi voleva Draghi fosse il partito degli amministratori. Ma perché la Meloni (Fratelli d'Italia, ndr) continua a crescere nei sondaggi? In Italia vi è una costante e storica vocazione all'anti Stato, ogni volta nelle forme più strane».

 

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Chi governa non vuole smettere di governare, è questo che intende?
«Non mi stupisce che Zaia e Fedriga che governano abbiano posizioni diverse dai propri partiti, è paradossale ma non è così stupefacente. Prenda Brunetta per esempio, da strenuo oppositore del governo Monti a sostenitore di Draghi ora che è nel governo tanto da arrivare a rompere con il partito in cui ha militato per 30 anni. E così pure Gelmini e D'inca».


Posizioni che però possono far implodere questi partiti...
«Sì il rischio c'è, ma bisogna rendersi conto di una cosa: i partiti sono appunto...partiti, nel senso di participio passato del verbo essere. Non ci sono più, sono solo cartelli elettorali. La politica è profondamente cambiata nell'ultimo ventennio. Prima i partiti servivano a moderare le pulsioni dell'elettorato cercando di governare in maniera più o meno responsabile. Ora si comincia a parlare di democrazie radicalizzate e questo spazza via i partiti tradizionali. Questo sia un segno di crisi della democrazia non c'è dubbio, come se ne esce nessuno lo sa».


Vede un ruolo per il Veneto e per Zaia in questa crisi?
«La domanda è tutta interna al centrodestra che, stando ai sondaggi, dovrebbe essere il vincitore delle prossime elezioni, non è detto perché saranno elezioni in stile 1948, all'insegna della scelte di civiltà, interverranno gli americani, i russi gli israeliani... tutto il mondo guarderà cosa succede in Italia, dossier che voleranno da tutte le parti...»


Uno scenario apocalittico...
«Questo perché il ragionamento è la lista che ha il voto in più esprime il presidente del Consiglio e in questo momento questa lista è Fratelli d'Italia. Allora la domanda è può un Paese occidentale europeo essere governato da Meloni? Se accade è la prima volta in assoluto dal Dopoguerra in tutta Europa. Se io nel centrodestra non volessi raggiungere questo cosa farei? Farei una lista che potenzialmente possa tentare di prendere più voti della Meloni, quindi metta insieme Lega, Forza Italia, Udc e “nanetti” vari. E chi, in questa lista che potrebbe superare la Meloni, è il candidato presidente?


Lei dice Zaia?
«Io non l'ho detto. Io dico che è difficile che sia Salvini per varie ragioni. Il Veneto ha tre evidenti casi interessanti: Brunetta, D'Inca e terzo è Zaia. Banalmente, se Salvini o la Lega vuol fare il pieno di voti candida Zaia? Se Zaia andrà alle elezioni non lo so ma è evidente che ci sia questa possibilità».


Zaia anti Meloni quindi?
«Non è anti Meloni ma servirà per contrastarne il potere. La mia idea è che ci sarà una sorta di primarie interne: con il voto alla coalizione che servirà a decidere la maggioranza di Governo e il voto tra questi blocchi che servirà a decidere chi esprime il presidente del Consiglio». 

Giorgia Cozzolino

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