<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Sant'Eufemia

Quel chiostro «conteso» svela cortili e cimiteri di un antico monastero

Nell’area delle Nogarola e Caliari una piccola area verde ricca di fascino e di storia. E la parrocchia, ora ortodossa, dove fu battezzato Don Mazza
Il cortiletto a ridosso della parrocchia ortodossa, usato come parcheggio dalla scuola
Il cortiletto a ridosso della parrocchia ortodossa, usato come parcheggio dalla scuola
Tra le scuole Caliari e Sant'Eufemia (Marchiori)

Il piccolo conflitto per l'utilizzo del cortile gestito in condivisione, porta a galla una Verona nascosta e ricca di fascino. Siamo in piazzetta Sant'Eufemia, là dove nel Tredicesimo secolo, grazie ai Della Scala, venne realizzato il monastero di accoglienza dei monaci eremitani agostiniani. Nel tempo l'edificio è stato spezzettato, abbandonato durante la peste, e poi sventrato, in particolare dopo che, nel 1805, Napoleone volle riconfigurare tutte le parrocchie e decise quindi di trasformare il monastero in un ospedale militare.

 

Il cortiletto dove non batte mai il sole

Sul retro della chiesa, un altro cortiletto interno, al momento usato in parte per consentire il parcheggio delle auto al personale scolastico con difficoltà deambulatorie, non è ritenuto adeguato per svolgere il ruolo di spazio ricreativo. Probabilmente l'appezzamento in passato ha avuto il ruolo di cimitero annesso al monastero, prima che Napoleone, con la legge di Saint Cloud, stabilisse la lontananza dei camposanti dalle zone abitate nei centri cittadini. E in ogni caso non vede mai il sole. Durante la pandemia, per praticare le regole del distanziamento la dirigenza della scuola ha provato a sfruttarlo, ma è stato bocciato persino dagli studenti.

 

La parrocchia chiusa da Napoleone

Il cortiletto si trova dietro la parrocchia di San Salvatore Vecchio, nell'omonimo vicolo, che venne eretta in periodo altomedievale. Venne poi ricostruita in forme gotiche nel corso del XIV secolo, mentre gli interni furono rinnovati in stile barocco più di recente. Nel 1790, come si legge nella targa affissa sulla facciata, la piccola chiesa, chiamata anche San Salvatore al Frignano, ospitò il battesimo di don Nicola Mazza. Oggi, e ormai da qualche tempo, è invece officiata dalla Chiesa ortodossa russa.

«Venne chiusa da Napoleone il 22 giugno del 1805 per decreto di riconfigurazione di tutte le parrocchie», spiega Maddalena Basso, storica dell'architettura e insegnante di arte e immagine alle Caliari. «In quell'occasione furono svuotati i conventi e la chiesa di Sant'Eufemia divenne parrocchia, con annesso il piccolo edificio di culto che, nel 1818, fu utilizzato come oratorio destinato ai ragazzi maschi. Chiostri e celle del convento degli agostiniani furono adibiti invece alla funzione di caserma e ospedale militare».

 

Il cortile diventato luogo di svago

Tra la seconda metà dell'800 e il dopoguerra un susseguirsi di demolizioni mutò la configurazione dell'area, ma rimase l'ampio cortile di ingresso alle scuole Nogarola e Caliari, preservato anche nel progetto degli anni '70 di realizzazione dell'istituto scolastico. Qui si ritrovano a svagarsi, durante le pause dalle lezioni, ragazzi e ragazzi delle medie Caliari. L'ampio chiostro conteso, datato intorno al 1600, è invece a uso degli alunni delle primarie, ma sembra non risultare del tutto adeguato alla convivenza tra le diverse generazioni che frequentano l'università della terza età e la scuola elementare.

Entrambe le realtà insistono sul manufatto dal pozzo centrale e cosparso di ghiaia di fiume che, quando i bimbi giocano, inevitabilmente fuoriescono dal perimetro finendo pure sulla rampa in cui camminano gli anziani. In passato era stato abbozzato un progetto da uno studio di architetti per eliminare i sassetti e lastricare la pavimentazione, ma naturalmente l'iter avrebbe bisogno del benestare della Soprintendenza.

«Sarebbe bello poter rimettere al loro posto anche gli affreschi della parte sotto i portici, custoditi a Castelvecchio», dice Gabriella del comitato per la terza età. Questo preoccupa in particolare l'Università della Terza età. «Invoco anch'io la pavimentazione del chiostro, nato come giardino all'italiana, ma dubito che sia possibile snaturarlo», evidenzia la dirigente scolastica Maria Teresa Cannistraro. «Purtroppo non abbiamo altri spazi a disposizione per fare stare all'aperto i nostri piccoli frequentanti. Il giardinetto che sta sul retro della chiesa ortodossa è malsano, sempre esposto all'ombra e molto umido. Un tempo era l'ingresso del custode, e non è comunque collegato alle scuole Nogarola. Siamo sotto organico e alle prese con molte difficoltà. Mi auguro che almeno la compartecipazione degli spazi sia il più serena possibile».

Chiara Bazzanella

Suggerimenti