Prosegue il viaggio di Hennadiy Kharchenko verso Verona. Insieme a sei volontari, l’ucraino di San Michele Extra che si è licenziato per aiutare il suo popolo, sta portando a Verona sedici profughi: donne, bambini, una nonna e un bebè di sette settimane nato prematuro che un pediatra veronese si è già offerto di visitare all’arrivo.
Dieci degli ucraini in viaggio sono stati recuperati direttamente in Ucraina, a Leopoli, grazie al coraggio dei volontari veronesi che non hanno esitato ad attraversare la frontiera anche se dieci ore prima a pochi chilometri da Leopoli c’era stato un bombardamento. Tra loro anche una donna di Grezzana Giulia Tacchella, che lavora nell’amministrazione di un college svizzero e ha preso ferie, come gli altri volontari, per accompagnare Hennadiy.
Durante il viaggio (il convoglio è formato da un camper, un furgone e un camion che all’andata hanno portato gli aiuti raccolti a San Michele Extra) Hennadiy ha registrato un video in cui una delle donne ucraine in fuga racconta la sua odissea. È scappata da un paese vicino a Kiev dove abitava dopo che un mini missile è esploso nel cortile di casa. Lei stessa ha registrato un video dopo l’esplosione per mostrare i danni fatti alla sua casa. «Io e mia figlia di 3 anni ci siamo salvate solo perché in quel momento eravamo in cantina», racconta Nadegda, 28 anni, il cui nome significa Speranza. «Non avevamo più luce e gas. Invece di morire di freddo e di paura abbiamo deciso di lasciare tutto e partire». Per fortuna dopo mille peripezie che lei stessa racconta nel video, il destino suo e di sua figlia si sono incrociati con quello dei volontari veronesi.