<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il capitano Rosa Sciarrone

Gioielli «smarriti»: ufficiale dell’Arma assolta dall’accusa di peculato

Il legale: «La denuncia nel 2015. Non ha potuto dare la sua versione». Assoluzione con formula piena per la ex comandante del Nucleo operativo e radiomobile di Massa
Il capitano Rosa Sciarrone
Il capitano Rosa Sciarrone
Il capitano Rosa Sciarrone
Il capitano Rosa Sciarrone

Assoluzione con formula piena per la ex comandante del Nucleo operativo e radiomobile di Massa, Rosa Sciarrone.

L’allora tenente, ora capitano, era finita sul banco degli imputati con l’accusa di peculato, falso e calunnia (sparirono circa 5mila euro, e gioielli che erano sotto sequestro penale e custoditi in caserma). L’altro giorno, il 1° febbraio, è stata assolta con formula piena per tutti i reati. Il pm Marco Mansi al termine della requisitoria, aveva chiesto una condanna a 6 anni e 7 mesi.

«La difesa aveva espresso la propria incredulità in merito a tale conclusione, a fronte di un’indagine assolutamente indiziaria», il commento del suo legale, l’avvocato Stefano Gomiero. E spiega che secondo la tesi dell’accusa, poiché il capitano Sciarrone era al comando dell’aliquota operativa e radiomobile fino al settembre 2017, tutto quello che è successo prima di tale data sarebbe stato ascrivibile a lei. Un processo delicato, in cui accusatori e accusata facevano parte del medesimo ufficio e avevano responsabilità simili nella gestione dei corpi del reato. Nelle udienze precedenti era emerso dalle testimonianze che la porta dell’ufficio dell’ufficiale era sempre aperta, «perché si fidava dei suoi uomini», aveva sottolineato il legale. «I suoi superiori non hanno mai intrapreso azioni disciplinari nei suoi confronti. Non c’è traccia dei controlli del comandante provinciale sul registro delle prove». E nel corso del processo celebrato davanti al giudice Ermanno De Mattia, prosegue il difensore, «è stato dimostrato che il capitano non aveva confezionato nessun plico».

Fu lei a comunicare alla Procura e ai suoi superiori che erano stati smarriti i monili Pucci e lo fece il 29 ottobre 2015. «La comunicazione della notizia di reato contro ignoti è del febbraio 2018, a sei mesi dal trasferimento del capitano a Verona», prosegue Gomiero, «senza che a lei sia stato chiesto di relazionare alcunché, come invece fatto con i componenti del nucleo operativo e radiomobile della caserma La Plava, che hanno solo pensato di allontanare ogni sospetto sul proprio operato». E lamenta che alla sua assistita non è mai stata data la possibilità di fornire la sua versione sulla vicenda Pucci. Ma nonostante le intercettazioni, il controllo dei conti correnti, la verifica nei Compro Oro «non hanno fornito una prova, se non che i corpi di reato sono stai aperti e chiusi, negli anni da altri carabinieri, quando la mia cliente era in licenza, malattia o ferie». Assolta.

Suggerimenti