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L'emergenza

Alcol e ritiro della patente: la trafila per riaverla tra controlli e colloqui

Dalla prefettura al reparto dipendenze dell’Ulss, dove si fanno verifiche e corsi. L’intervento di medici e psicologi. Più i cinquantenni dei giovani
Un automobilista sottoposto all'alcoltest
Un automobilista sottoposto all'alcoltest
Un automobilista sottoposto all'alcoltest
Un automobilista sottoposto all'alcoltest

Sono tornati i tristi ritmi del pre Covid e destano sempre più preoccupazione. A Verona, dall’inizio dell’anno, viene ritirata oltre una patente al giorno per guida in stato d’ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Numeri destinati a salire e proprio per questo polizia stradale e locale, congiuntamente, nel fine settimana alle porte intensificheranno i controlli sulle strade scaligere.

 

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Un triste ritorno

«Il 2023 porta con sé un triste ritorno», commenta il comandante della stradale Girolamo Lacquaniti. Il ritiro della patente, però, apre anche ad un lungo iter per poter - dopo il periodo di sospensione - tornare alla guida. Questo nei casi con gravità minore perché in base alla quantità d’alcol presente nel corpo anche le sanzioni - amministrative o penali - cambiano. Si passa dalla sospensione al ritiro del documento fino alla revoca. Dal sequestro alla confisca del veicolo. Oltre a sanzioni pecuniarie, decurtazione dei punti sulla patente e la fedina penale che si macchia.

 

Il percorso

Sono tante infatti le variabili che incidono sul percorso necessario per poter riavere la patente. Al grado d’alcol, infatti, entra in gioco la recidività, l’aver cagionato lesioni personali aggravate o addirittura la fattispecie di omicidio stradale. In queste ultime due eventualità l’aver bevuto, o aver assunto sostanze, è un’aggravante. «Guidare in stato di ebbrezza», spiega Lacquaniti, «insieme alla distrazione e alla velocità sono le cause maggiori di incidenti con conseguenze anche gravissime. Ma è anche il modo più frequente, tolti i delinquenti, per rovinarsi la fedina penale».

 

Il tasso alcolemico

La differenza sostanziale sta nella tolleranza indicata dallo 0,8 come tasso alcolemico. Sotto questo limite (la legge punisce chi supera lo 0,5) si tratta di un illecito amministrativo, sopra, invece, di un reato. E quindi si entra nel campo penale. Dopo il ritiro della patente la pratica passa alla prefettura dove, in base al codice della strada, vengono erogate pene e tempistiche.

Il passaggio successivo, invece, è della Commissione medica locale patenti. E qui si apre un ulteriore scenario. «Noi arriviamo in seconda battuta rispetto alla Commissione», spiega Sabrina Migliozzi, direttrice dell’unità dipendenze dell’Ulss di Bussolengo e Legnago, «e i soggetti a cui è stata ritirata la patente possono presentarsi con una doppia richiesta. In un caso - prima di ritornare davanti alla Commissione che accerterà l’idoneità alla guida - viene richiesto di frequentare un corso informativo su alcol e sostanze di 80 euro a carico del soggetto. La seconda invece si divide in valutazione o presa in carico».

 

I controlli

I soggetti quindi vengono sottoposti a controlli di diverso tipo: urine, etilometro o tamponi salivari un paio di volte a settimana per circa un mese e mezzo. Oltre ai test, poi, si viene sottoposti a colloqui con medici, educatori o psicologi. «Se dopo questo percorso la valutazione è buona, viene certificato che l’iter è concluso e si ripassa dalla Commissione. Se invece esistono elementi di non conformità viene proposta la presa in carico».

E cioè un periodo più lungo d’osservazione con altri colloqui e altri specialisti. «Difficile tratteggiare casistiche e statistiche però», conclude la direttrice, «sono molti gli uomini sulla cinquantina quelli che vediamo qui al Serd». Sulla stessa linea anche Lacquaniti, che però si focalizza su un altro dato: «Esiste un paradosso. Avere una tolleranza di 0,5 dà l’idea che un po’ si possa comunque sempre bere. I neopatentati, che hanno tolleranza zero, generalmente rispettano di più la norma a differenza di chi invece ha la patente da più di tre anni e quello 0,5 lo supera anche se di poco».

 

Questione di abitudini

I ragazzi spesso fanno a turno per chi deve guidare e perciò, per quella sera, non beve. «Il problema sono i “però” sbagliati. Sento dire “ho bevuto però riesco a guidare”, oppure, “però le cinture dietro non servono”. Ecco, qualche giorno fa ho raccolto i corpi di tre ragazzi e una aveva l’età di mia figlia».

Si riferisce alla tragedia di Veronella e alla morte dei tre ragazzi di origine indiana dell’Est veronese finiti con l’auto dentro un canale.

 

Prevenzione

Anche il comandante della polizia locale Luigi Altamura sta notando l’intensificarsi di guidatori alterati da alcol - alcuni con livelli altissimi - e anche da droga: «Oltre ai controlli puntiamo molto sulla prevenzione. Da tempo portiamo nelle piazze degli occhiali speciali, li facciamo indossare in un percorso ad ostacoli. Questi occhiali simulano, a diverse gradazioni, lo stato di alterazione dovuto a sostanze e alcol. Così i ragazzi vedono quali sono i rischi che si possono correre».

Nicolò Vincenzi

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