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L'effetto della riforma Cartabia

Accusato di tentato omicidio e mai trovato: lo cercheranno per altri 35 anni

Nel 2012 forzò un posto di blocco con altri due complici rischiando di uccidere due carabinieri
Una gazzella dei carabinieri
Una gazzella dei carabinieri
Una gazzella dei carabinieri
Una gazzella dei carabinieri

Non venne mai preso, ma 11 anni fa si rese responsabile del tentato omicidio di due carabinieri che stavano effettuando un controllo. E la polizia giudiziaria lo cercherà fino al 2058: se verrà individuato entro quella data sarà processato altrimenti il gup dovrà pronunciare una sentenza di non luogo a procedere.

 

Ricercato per 35 anni

Ma per i prossimi 35 anni lo cercheranno per comunicargli l’esistenza di un processo a suo carico. Una decisione pronunciata ieri dal giudice dell’udienza preliminare Maria Cecilia Vitolla a carico di Jorgen L. (ma si faceva chiamare anche Vladimir), cittadino albanese del 1983 (difesa Paolo Bardini e Sabrina Pangrazio), sulla base dell’articolo 420 quater della riforma Cartabia che stabilisce la durata delle ricerche di pg che è pari al doppio del termine di prescrizione del reato. In questo caso il più grave, ovvero il tentato omicidio.

 

I fatti

Il 21 gennaio 2012 insieme a due complici forzò un posto di blocco. Era su un’Honda Civic rubata nel maggio 2011 in provincia di Como e quell’auto era stata fermata per un controllo un sabato pomeriggio a Caprino. Mentre i militari si stavano avvicinando al mezzo, il conducente ha inserito la marcia e si è allontanato in fretta. Una manovra notata da un appuntato libero dal servizio che iniziò a seguire l’Honda comunicando la direzione ai colleghi. 
A quel punto intervennero altre pattuglie e una volta giunta a Pescantina l’auto sospetta venne bloccata. I militari aprirono le portiere per far scendere gli occupanti ma a quel punto il conducente dapprima avanzò travolgendo l’auto di servizio, poi innestò la retromarcia facendo cadere l’appuntato che li aveva seguiti e il comandante della stazione che era dietro al veicolo.
L’Honda Civic continuò la fuga ma venne intercettata dalle altre pattuglie intervenute per aiutare i colleghi: Aleksander Tuci di 23 anni e Islam Sheshu di 28, entrambi nati in Albania, scapparono a piedi nei campi e furono arrestati mentre il terzo, Jorgen L. appunto, riuscì a far perdere le proprie tracce.

 

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Le accuse


Tre le accuse: resistenza, tentato omicidio aggravato e ricettazione (per l’auto rubata). Dai controlli emerse anche che Tuci era sottoposto a vigilanza nel Comune del Milanese in cui risiedeva ma era già stato notato nel Veronese. Un paio di mesi prima, sempre a Pescantina, i carabinieri inseguirono un’auto che viaggiava contro mano. Gli occupanti fuggirono, emerse che avevano commesso un furto in abitazione poco prima nella zona di Caprino ma uno dei militari memorizzò il volto di Tuci e il 21 gennaio lo riconobbe.
Il terzo L’arresto dei due indagati venne convalidato (e hanno definito la loro posizione) mentre le cronache danno notizia di quattro albanesi fermati l’8 dicembre 2013 a Noale con l’accusa di furto in abitazione e uno di questi era Jorgen L.. A scoprire che un appartamento in un condominio di via Giovanni XXIII era la base logistica di una banda di predoni albanesi furono, al termine di una complessa attività investigativa, i carabinieri di Camposampiero. Fermati con l’accusa di furto in abitazione a Noale e ricettazione di un’auto, risultarono non avere una residenza in Italia, nell’appartamento invece i militari trovarono orologi, preziosi, telefonini , portafogli e abbigliamento, tutti risultati rubati. Anche Jorgen venne arrestato, ma da allora di lui non c’è traccia. La pg ha 7 lustri per trovarlo. 

Fabiana Marcolini

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