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IL CASO

Ragazzino bullizzato e costretto a cambiare scuola: un altro istituto lo rifiuta

Si complica la vicenda del 12enne maltrattato per le sue cicatrici. I genitori vorrebbero spostarlo in un altro istituto, ma hanno ricevuto un nuovo rifiuto. Ora possibili due denunce: all'istituzione scolastica e a un docente
Ragazzi contro ragazzi, una piaga denominata «bullismo»
Ragazzi contro ragazzi, una piaga denominata «bullismo»
Ragazzi contro ragazzi, una piaga denominata «bullismo»
Ragazzi contro ragazzi, una piaga denominata «bullismo»

Un’altra porta chiusa in faccia: il dodicenne della Bassa, vittima di bullismo, pronto a rivolgersi ora ad un istituto privato. Non sembra esserci pace né soluzione per il ragazzino preso in giro e maltrattato per le cicatrici che ne segnano il viso dall’anno scorso, quando è stato vittima di un investimento. Al di là dei proclami e delle numerose attestazioni di solidarietà, il caso del dodicenne pare essere diventato una grana che le istituzioni scolastiche faticano a risolvere, nonostante la famiglia chieda soltanto il rispetto dei diritti del ragazzo: il diritto allo studio, ad una vita serena, al benessere sociale e alla protezione da ogni forma di violenza.

Sabato mattina, 18 marzo, si è tenuto un incontro tra i genitori dell’adolescente e la dirigenza di un’altra scuola media della Bassa, dove la famiglia intendeva trasferire lo studente per cambiare ambiente. I genitori hanno riferito che l’«incontro è stato un vero disastro; in pratica, dopo cinque minuti, ci hanno congedato», hanno raccontato.

I genitori: «Nella scuola pubblica non c'è posto per nostro figlio»

Si è trattato dell’ennesima sberla in faccia, non tanto alla coppia di genitori, quanto al ragazzino, che è già provato psicologicamente. I suoi genitori sono increduli. «Ci hanno detto che le classi sono già formate, e sono numerose, non c’è spazio per nostro figlio», rivela la madre. «A quel punto abbiamo replicato che comprendevamo la difficoltà di inserirlo ad anno scolastico abbondantemente iniziato. «Avremmo provveduto a fargli completare questi due mesi e mezzo in homeschooling, l’avremmo iscritto a settembre, ma ci hanno negato anche questa possibilità», conclude la mamma.

Adesso i genitori del dodicenne stanno seriamente pensando di contattare una scuola media privata per l’inserimento in una classe.

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«Visto che la scuola pubblica dimostra di avere grosse difficoltà ad accoglierlo proveremo con una privata, anche se ha un costo elevato, che non avevamo messo in preventivo prima», continuano i genitori, che stanno vagliando anche l’ipotesi di ricorrere all’autorità giudiziaria.

Due denunce in vista

Mamma e papà del dodicenne hanno infatti dato mandato all’avvocato di fiducia che sta già seguendo il procedimento relativo all’incidente stradale di «valutare se vi siano i presupposti per un’azione legale per quanto accaduto da settembre 2022 a febbraio 2023».

Dato che non esiste nel codice penale il reato di bullismo, intendono procedere con due denunce. Una per violenza privata, nei confronti della scuola, «colpevole», secondo i genitori «di non aver tutelato il ragazzo e di averlo costretto a cambiare istituto». La secondo denuncia riguarderà invece un episodio specifico, ovvero l’approccio tutt’altro che professionale che un docente avrebbe avuto nei confronti dell’adolescente.

«Poco dopo l’inizio dell’anno scolastico un insegnante si è permesso di toccare la cicatrice che nostro figlio ha sul viso e di esaminare gli esiti dell’operazione. Abbiamo chiesto l’intervento della dirigenza che lo ha richiamato. Quest’ultimo, tuttavia, non ha mai ritenuto opportuno scusarsi con il ragazzo», hanno raccontato la mamma e il papà. L’accusa nei confronti del professore sarebbe di lesioni ai danni dell’alunno.

«Sebbene il bullismo non sia ancora contemplato nel codice penale, questa azione legale della famiglia può essere utile a sensibilizzare l’opinione pubblica e il Parlamento a prendere in considerazione con il dovuto scrupolo una questione molto importante e per cercare di arginarne le drammatiche conseguenze», commenta Alberto Pallotti, presidente dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada.

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Paola Bosaro

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