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Il richiamo del vaccino Covid

Quarta dose per over 80 e fragili, il primo è Lanfranco col cornetto portafortuna

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Lanfranco Vicentini, quarta dose con cornetto portafortuna
Lanfranco Vicentini, quarta dose con cornetto portafortuna
Lanfranco Vicentini, quarta dose con cornetto portafortuna
Lanfranco Vicentini, quarta dose con cornetto portafortuna

Per «scaramanzia», dice. «Per scaramanzia anche ieri sono andato a correre. Ho fatto i miei soliti 5-6 chilometri quotidiani, sul monte Garzon ad Illasi, mi sono ossigenato, ho sudato e buttato fuori le scorie, ho aperto tutti i pori così oggi il farmaco entra bene. Non vedevo l’ora, fremevo, ed eccomi qua pronto a ricevere la mia quarta dose di vaccino». Lanfranco Vicentini tra pochi mesi fa 82 anni ed è l’immagine della salute. E’ stato lui, ieri mattina alle 9, ad aprire la campagna veronese del «secondo richiamo booster» (è il termine corretto, spiegano gli operatori) dedicato agli over 80 e ai fragili al centro vaccinale di Borgo Roma, gestito per l’Ulss 9 dalla Croce Verde. «Davvero sono io il debuttante del giorno zero? Che onore», sorride mentre attende che il medico vaccinatore Simone Zamperini analizzi la sua anamnesi e dia l’ok alla somministrazione, «allora ho fatto bene a venire in anticipo, l’orario sulla prenotazione era alle 9 ma sono partito per tempo perché temevo ci fosse coda. Tutti i miei coetanei e quelli che hanno il privilegio di vaccinarsi per la quarta volta», ripete, «dovrebbero fiondarsi a farlo, inutile sperare nel Padreterno di non contagiarsi, assurdo vivere chiusi in casa per paura, eh no, la vita proprio perché siamo anziani e non ce ne resta tanta va vissuta al meglio, proteggendola e rispettandola, alla faccia di ’sto maledetto mostro».

Mentre parla, tocca il cornetto rosso cucito sul berretto. Cos’è Lanfranco? «È il mio portafortuna, l’ho comperato a Napoli - e dove sennò? - e lo tengo incollato su questo cappellino della “Corri Illasi“, la mia gara preferita: lo metto quando ho bisogno di una “mano sulla testa“ e oggi, come tutte le altre volte che mi sono vaccinato, è l’occasione giusta». E poi riflette: «Ma insomma, io non capisco tutte le polemiche che sento sul vaccino: ma scherziamo? Ma preferiamo giocare alla roulette russa con la morte? Io, seguendo i consigli del mio medico, leggendo i giornali e ascoltando gli esperti in Tv, ho sempre messo la mascherina e rispettato le restrizioni, prenotando il vaccino un minuto dopo che aprivano le liste: non mi sono mai contagiato e non vorrei, dopo due anni di “prigione“, beccarmelo adesso. Quindi, ben venga la quarta dose e grazie a chi mi ha permesso di farla. Da oggi sarò ancora più sereno».

Poi, l’appello: «Vedete che bello che sono? Ecco, merito della mia passione per lo sport e della massima fiducia che ho nella scienza: chi ancora crede che il Coronavirus non sia pericoloso, beh, si affidi a chi ha passato la vita a studiare per diventare medico e ringrazi di avere a disposizione un farmaco che mette il mondo al riparo dalla malattia. Non si può solo affidarsi ai cornetti rossi o alle chiacchiere dei negazionisti», e tocca il suo, «io la faccio per scaramanzia, per alleggerire la situazione, per fare un po’ di goliardia. Non c’è dubbio che questa pandemia sia una cosa seria, soprattutto per noi vecchi».

Teresa, la sua compagna, lo aspetta sul piazzale. «Lei è giovane, beata, ha solo 74 anni», ride Lanfranco, «oggi mi ha voluto accompagnare e credo che un po’ di invidia ce l’abbia: lei non rientra nella categoria degli aventi diritto, per cui deve continuare a stare molto attenta, le tocca aspettare. Non che io da oggi faccia chissà che, ma mi sento più tranquillo con la quarta “botta“». Entra nel box, l’infermiera Federica Barzani gli inietta l’antidoto. Lanfranco tiene in testa il copricapo anti-sfortuna, «eh no», ironizza, «vedi mai che l’unica volta che me lo tolgo poi mi sento male».

Anche ieri, dopo di lui, una signora non è stata bene, ha avuto un mancamento. «Capita che qualcuno, per la tensione, svenga», conferma il responsabile dell’hub Tommaso Sanna, «è capitato soprattutto ai più giovani, durante il ciclo primario: fior fior di ragazzotti tutti muscoli e tatuaggi, tanto che chiedevo se avevano avuto lo stesso problema nel momento del tattoo. Credo sia la tensione, c’è tanta “carica emotiva“, per alcuni, rispetto a questa vaccinazione».

Lanfranco lascia il Policlinico a braccetto della sua Teresa («sì, prometto, oggi sto tranquillo, salto la corsa, ma domani non me la toglie nessuno», se ne va strofinando il suo cornetto), tocca poi ad Angelo Spigariol, 80 anni, di Tregnago. «Sono un fragile, sono stato operato anni fa allo stomaco», racconta, «ho fatto le chemioterapie e ho sconfitto il cancro, vuoi che a mandarmi all’aldilà adesso sia un virus? Per carità, se è la mia ora vado, ma se posso evitare faccio tutti i vaccini antiCovid del mondo». E lancia un appello: «Vorrei dire ai più giovani che devono avere fiducia nella medicina, io sono stato salvato da un tumore, ogni giorno i dottori fanno cose straordinarie contro malattie tremende, sarebbe da sciocchi non affidarsi a loro anche per il Covid e rischiare di morire per una infezione. Buttiamo giù tante medicine, mangiamo cibo che non sappiamo neanche che cos’è, respiriamo smog, adesso c’è pure la guerra che basta una bomba e finiamo tutti sottoterra...e il problema sarebbe il vaccino?».

Giorgio e Aurelia Quagini, marito e moglie, hanno 82 anni e non hanno perso tempo neppure loro. «Volevamo farlo in fretta questo quarto richiamo», dicono all’unisono, «perché abbiamo sempre nipoti che circolano per casa e chissà cosa portano: anche se sono tutti vaccinati, meglio potenziare la nostra copertura. Le varianti ci fanno paura, e anche la guerra in Ucraina: per le prime possiamo fare qualcosa, per la seconda siamo impotenti purtroppo». Roberto Morbini ha «80 anni e 4 mesi, ho paura del Covid e faccio tutto quello che può aiutarmi a non prenderlo», dice, «e chi non lo fa sbaglia perché questo virus non è una barzelletta. I novax? Non posso vederli e sentirli, perchè sono i primi a non rispettare la libertà degli altri. Io oggi sono qua anche per quelli che non si vaccinano: per tutelare me, alla fine, proteggo pure loro. Beneficiano del mio senso di responsabilità, così poi possono andare tranquilli a protestare».

Da Vigasio c’è anche Antonino Soave, 90 anni. «Ho preso il Covid all’inizio, vorrei evitare di ribeccarlo», sospira, «per i miei polmoni non è stata una bella esperienza: ’sta bestia di virus non è uno scherzo, perché se te lo becchi alla nostra età può ammazzarti. S’è portato via più di 3mila veronesi, io ho perso una coppia di amici, in 15 giorni se ne sono andati tutti e due. Insomma, non c’è da pensarci su neanche un secondo: in tempo di guerra si moriva per le pandemie perché non c’erano le cure, oggi le abbiamo e facciamo i complottisti? Davvero il mondo va al rovescio».

I prenotati ieri, a Borgo Roma, erano circa 200 tra terze e quarte dosi. Tra i «nonni» in attesa Veronika abbassava la media: 14 anni. «Devo fare la prima puntura», ha spiegato intimorita accompagnata dai genitori, «non avrei voluto ma mi tocca per la scuola. Speriamo di non star male. Se ho paura? Un po’ sì, odio gli aghi». E poco lontano da lei Maria Toso, 84 anni già fatti: «Povera creatura, chissà che pensieri ha in testa se è arrivata così tardi a vaccinarsi. Ecco, se si potesse riavvolgere il nastro e tornare all’inizio, non vorrei più sentire emeriti incompetenti dire tutto e il contrario sul virus e sul vaccino. Sono girate leggende assurde e non tutti hanno la capacità di capire. Anche i giovani, purtroppo».

 

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