<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Pronto soccorso psicologico sempre attivo nelle scuole»

All’Arsenale Gli studenti chiedono sportelli psicologici sempre attivi nelle scuole FOTO MARCHIORI
All’Arsenale Gli studenti chiedono sportelli psicologici sempre attivi nelle scuole FOTO MARCHIORI
All’Arsenale Gli studenti chiedono sportelli psicologici sempre attivi nelle scuole FOTO MARCHIORI
All’Arsenale Gli studenti chiedono sportelli psicologici sempre attivi nelle scuole FOTO MARCHIORI

Sono fra i temi più dibattuti delle ultime settimane, a seguito di alcuni episodi di cronaca con protagonisti giovani studenti. Ora sulla salute mentale e sul malessere psicologico, la parola passa ai ragazzi. La Rete degli studenti medi e l'Unione degli universitari di Verona ne hanno riuniti una settantina all'Arsenale per un'ampia riflessione sugli effetti della pandemia, un incontro sfociato in una serie di proposte per garantire all'interno dell'ambiente scolastico un programma di benessere psicologico. Da «un'assistenza psicologica potenziata, in grado di ricevere quanti più studenti possibili, perché non è sufficiente un'ora alla settimana per una scuola con mille ragazzi», alla creazione di una sorta di pronto soccorso psicologico, «una porta a cui bussare nel momento del bisogno senza dover passare dalla trafila burocratica che serve ora per fissare un appuntamento con lo psicologo scolastico». Pur sostenendo che passi avanti sono stati fatti, gli studenti insistono sulla necessità di assumere personale formato per garantire la massima accessibilità al servizio di consulenza psicologica tra i banchi. «La nostra salute mentale non è responsabilità delle scuole, né dei professori», precisano. «Sicuramente, però, c'è una relazione tra il benessere psicologico e la scuola, dove passiamo gran parte del nostro tempo. Lo stesso sistema di valutazione può alimentare insicurezze o instillare una costante spinta all'eccellenza che a lungo andare diventa tossica». L'incontro, moderato dalla referente degli studenti medi di Verona, Camilla Velotta, ha visto la partecipazione di Giuseppe Battaglia, psichiatra ed ex responsabile del reparto adolescenti di Santa Giuliana, e di Tommaso Biancuzzi, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi e portavoce della piattaforma social «Chiedimi come sto», che lavora per sensibilizzare e abbattere lo stigma sulla salute mentale. Alcuni rappresentanti d'istituto si sono passati a turno il microfono per raccontare difficoltà e punti di vista: Michela Caldana del liceo Medi di Villafranca, Emma Mazzi del Maffei, Enrico Todeschi del Montanari, Carolina Rigodanza del liceo Alle Stimate, Matilde Fattore in rappresentanza dell'Udu. Tra gli adulti presenti, anche il preside del Maffei, Roberto Fattore, e il funzionario dello Spi Cgil, Giorgio Citto. Siccome, dicono i ragazzi, il malessere giovanile non è tutta colpa della pandemia, ma è radicato anche nella mancanza di spazi dedicati e nel clima di sfiducia nei confronti della loro generazione (e d'altra parte «La vostra ansia è proporzionale alla consapevolezza delle storture che avete intorno, e voi siete più consapevoli delle generazioni precedenti», ha detto loro Battaglia), sulla questione è stato invitato a intervenire il candidato sindaco Damiano Tommasi, della colazione Rete!. «Chi amministra deve cogliere i desideri dei giovani e metterli nella condizione di realizzarli qui, sapendo che questo tipo di investimenti per il futuro è alla base della redittività di una comunità», ha detto. Negli studenti resta un'amarezza di fondo: «La pandemia poteva essere un'occasione per affrontare i problemi della scuola, invece il dopo assomiglia terribilmente al prima. Le aule sono rimaste le stesse, i voti e l'esame di maturità pure. Si torna alla normalità, sì, ma a quale? Si è persa l'opportunità di migliorare il sistema d'istruzione».•.

Laura Perina

Suggerimenti