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Deputato leghista

Parla Zelensky, Comencini diserta l'aula: «Avrei offeso i morti nel Donbass»

«Un discorso di pace, di grande dignità, a tratti commovente». Così i parlamentari veronesi presenti a Montecitorio giudicano l’intervento, da Kiev, del presidente ucraino Vlodomir Zelensky. Un discorso salutato da una standing ovation dell’aula al termine del collegamento di mezz’ora. Applausi cui circa trecento parlamentari non si sono però uniti in quanto assenti per varie ragioni. 
A parte il senatore di Forza Italia Massimo Ferro e la deputata della Lega Vania Valbusa, rimasti a casa per problemi di salute, protagonista veronese dell’unica defezione è il deputato leghista Vito Comencini, rientrato pochi giorni fa da un viaggio in Russia, a San Pietroburgo. Un’assenza voluta, la sua. «Non è la strada giusta per portare a quella soluzione diplomatica e pacifica che tutti auspichiamo», taglia corto Comencini. E giudica che la sua presenza in aula sarebbe stata «irrispettosa verso la popolazione del Donbass, cui sono vicino da sempre, che negli ultimi otto anni ha subito una enorme tragedia nel silenzio dei media occidentali». Poi si dice solidale con «i colleghi parlamentari ucraini a cui è stato vietato di fare attività politica, perché ritenuti filorussi». La defezione del deputato veronese, insieme a quelle di un’altra ventina di leghisti, Matteo Salvini, secondo qualche bene informato, non l’avrebbe presa bene. «Per me essere presente», precisa il senatore Paolo Tosato a tale riguardo, «ha significato manifestare vicinanza alle sofferenze di un popolo bombardato e colpito in modo disumano». 
Va all’attacco di Comencini, invece, il senatore del Pd Vincenzo D’Arienzo: «È scandaloso che ci siano italiani come il deputato leghista che, dopo il 24 febbraio, fanno le gite in Russia a tributare onori al nemico dell’Europa, e fa riflettere», esclama, «che a Verona, che non per nulla ospita il Forum Eurasiatico, ci sia una concentrazione di ammiratori di Putin». 
Convintamente presente a una seduta che, dice, «rimarrà nei libri di storia» è stato invece Ciro Maschio di Fratelli d’Italia. «Zelensky è stato efficace ed equilibrato, mi ha colpito una sua frase: “il popolo è diventato l’esercito ucraino”, non si può non essere solidali con questo popolo ingiustamente aggredito». 
E rimarca Davide Bendinelli di Italia Viva: «Si possono fare tutte le valutazioni geopolitiche che si vuole, ma mai si giustifica un’invasione di uno Stato democratico e libero. Giustissime le sanzioni, peccato che per colpa di tante scelte sbagliate, si paghi la dipendenza dal gas russo». 
I parlamentari Pd Gianni Dal Moro giudica quello di Zelensky «un intervento di grande dignità di un presidente che spera di poter ricostruire quanto prima il suo Paese e che ha parlato del dramma del suo popolo senza affrontare i temi militari del conflitto». Da parte sua, Alessia Rotta ringrazia il presidente ucraino «per la testimonianza, le parole toccanti e l’esortazione a sostenere il suo Paese, lavorando per la pace». Ed elogia Draghi per le «parole nette, chiare e inequivocabili: c’è un aggredito e un aggressore senza pietà». Per Diego Zardini quello udito a Montecitorio è stato un «discorso distensivo» che segna un «passo avanti verso un possibile accordo, che potrebbe portare il conflitto armato su un tavolo negoziale». Il presidente ucraino, sottolinea D’Arienzo, «difende valori che sono nostri e che gli italiani hanno affermato, con enormi sacrifici, nella Resistenza, girarsi dall’altra parte non ci è consentito».
Movimento 5 Stelle «È stato un discorso sincero, vero e le sue parole ci hanno toccato nel profondo, ha parlato di morte e di tragedie, ma», è il commento di Mattia Fantinati, «anche di pace e il popolo ucraino la merita. Sta difendendo, anche per noi, i confini dell’Europa democratica per cui è giusto dare loro tutto il nostro aiuto». Per Francesca Businarolo «ascoltare questo grido di dolore è un dovere per ogni rappresentante delle istituzioni e l’Italia deve attivarsi in ogni modo per la pace».
I leghisti presenti Lorenzo Fontana giudica quello di Zelensky «un discorso che lascia traspirare la volontà di una possibile trattativa e di una prospettiva di pace». E aggiunge Cristiano Zuliani: «L’ascolto è alla base della diplomazia che dovrà risolvere il conflitto». Tosato confessa di non nutrire simpatia «né per Zelensky, né per Biden né tantomeno per Putin che ha iniziato un conflitto disumano che sta generando morte e distruzione. Grande ammirazione invece», afferma, «per il popolo ucraino che sta dimostrando grande coraggio e determinazione nel difendere la propria libertà ed è giusto che l’Italia sostenga la popolazione oppressa». Si dice toccato dalle parole di Zelensky anche Paolo Paternoster: «Ha citato le atrocità che sta subendo il suo popolo a causa dell’attacco spietato, insensato e assassino dell’esercito russo. Nessuna ragione può supportare tali devastazioni». Anni luce di distanza, quindi, dal collega che ha disertato l’aula. E Roberto Turri fa sapere di aver apprezzato il discorso di Zelensky «perché a differenza di altri, fatti nei giorni scorsi, è stato un appello alla pace». 

Enrico Santi

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