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Verona 2022

Olimpiadi, «sceriffo», squadra: il fact checking sulle parole e gli slogan dei candidati

Verona olimpica. Rigenerazione urbana. Sicurezza. Sindaco sceriffo. Gioco di squadra. Giovani. Senso di comunità. Famiglia. Parole d’ordine. O meglio, parole ricorrenti, attraverso le quali poter leggere il profilo di un candidato sindaco, riconoscere le sue attitudini, comprendere i percorsi più qualificanti del suo programma elettorale.

La seconda puntata del fact checking sui tre candidati sindaco che si contendono la vittoria alle elezioni comunali del 12 giugno (eventuale ballottaggio il 26) è focalizzata proprio sul linguaggio. Quali sono le parole chiave che usano Federico Sboarina, Flavio Tosi e Damiano Tommasi? Come e quanto rivelano della loro personalità e della loro cifra politica? Come si coniugano con quanto fatto e detto nel passato?

 

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Il nostro team di studenti universitari ha analizzato parole, frasi, slogan, dichiarazioni, prese di posizione dei tre candidati a partire dagli esordi della campagna elettorale, in sostanza dall’inizio di quest’anno. E sono riusciti a individuare per ognuno di loro i denominatori comuni lessicali a partire dai quali tracciare un profilo. Damiano Tommasi è un debuttante in politico ma ha un passato di calciatore di alto livello: Hellas Verona, Roma, Nazionale. E nel modo di comunicare la sua esperienza sportiva lascia il segno. Punta sul «gioco di squadra», dice «non ho mai vinto da solo», incalzato risponde «giusto per non dribblare il tema», sulla campagna elettorale avverte che «bisogna correre». Insomma, le parole di uno che per tanti anni ha frequentato il lessico sportivo e ora lo “converte“ a un altro tipo di competizione. E questo è il modo. Ma c’è anche la sostanza, ovvero le parole che richiamano i punti chiave del programma politico del candidato sindaco del centrosinistra. Il trait d’union fra modo e sostanza è senza dubbio un termine: rete. Anzi: Rete!, l’esultanza del goleador trasformata nell’appellativo della coalizione. Rete è il gol calcistico, ma per Tommasi è anche il tessuto di relazioni da costruire per rilanciare il ruolo di Verona nelle relazioni all’esterno e per connettere una società resa fragile e più precaria. A partire dai «giovani», un altro termine ricorrente nel vocabolario di Tommasi. «Dare più chance ai giovani, devono trovare maggiori spazi di aggregazione e partecipazione e far crescere Verona». «Giovani non è solo baby gang, ma anche tanti ragazzi impegnati, ma che magari cercano solo spazi di aggregazione». Aggregazione è un’altra parola chiave, che rimanda a un senso di comunità da ritrovare: « Verona ha bisogno di costruire più senso di comunità, di aprirsi al mondo, di favorire il dialogo e la partecipazione dei cittadini, di giustizia sociale. Nessuno deve restare indietro. Nessuno va lasciato solo».

 

 

 

 E questa è una frase spesso usata anche da Federico Sboarina, in tema sociale. Ma il sindaco in carica che punta a un secondo mandato ha scelto per i suoi poster elettorali lo slogan della «città olimpica». Verona nel 2026 ospiterà in Arena la cerimonia conclusiva delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina e quella inaugurale delle Paralimpiadi, e Sboarina lancia il messaggio che lui vuole essere il sindaco di quegli eventi che ha già iniziato a preparare in questo scorcio finale di mandato. «Nuova visione della città», «un’idea di nuova Verona», cambiare il volto della città». Nuovo, cambiare: sono termini ricorrenti nella terminologia adottata dal sindaco, e rientrano nella filosofia di quella «rigenerazione urbana» spesso evocata e messa nero su bianco con lo strumento urbanistico della Variante 29 di recente approvata in Consiglio comunale. Famiglia è un’altra parola cara a Sboarina. La usa sia in politica definire la «famiglia del centrodestra», sia per ricordare che «la famiglia è il perno della comunità», «ne è il valore e il nucleo fondamentale». È un tema sui cui puntano anche gli alleati del sindaco. Vito Comencini della Lega: «Noi preferiamo sentirci pro: pro vita, pro famiglia, pro identità e siamo orgogliosi di sostenere un sindaco come Sboarina, vero e buon cattolico, che difende al meglio questi valori».

C’è poi una parola che aleggia sulla campagna elettorale e che viene interpretata con sfumature diverse dai tre candidati. È «sicurezza». Flavio Tosi la mette giù in modo molto diretto: « Verona deve tornare sicura, faremo una grande operazione di pulizia della città con il pugno di ferro. Per le cattive frequentazioni qui non ci sarà più posto». Tosi si rivede «sindaco sceriffo come nel 2007» e dichiara il possesso, «da cacciatore in regola, di tre fucili, una carabina e quattro pistole». Sboarina richiama la connessione fra sicurezza e lotta al degrado. Dice: «Fermare lo spaccio di droga è una nostra priorità, resta alta l'attenzione anche per garantire la vivibilità dei quartieri e combattere ogni forma di degrado. Migliorare il degrado urbano per diminuire la delinquenza. A Verona non ci deve essere spazio per chi delinque». L’approccio di Tommasi riguarda di più la prevenzione: « Verona non è il Far West. Parlare di sicurezza limitandosi a interventi sanzionatori e punitivi o richiamando un ordine cittadino di controllo e vigilanza significa rischiare per l'ennesima volta di preoccuparsi soltanto degli effetti ma non di capirne le cause. Sono le cause e non soltanto gli effetti a dover essere curati». Flavio Tosi, sindaco per due mandati dal 2007 al 2017, punta su una parola-imperativo: torna («torna il sindaco»). E poi? «Ripartenza»: «Oggi in centro, dal lunedì al venerdì, non c'è nessuno. Per carità, ci sarà stato il Covid, ma altre città hanno fatto iniziative, qui no». E sicurezza, appunto. E Pnrr. «Nei prossimi cinque anni il futuro di Verona passa dal reperimento dei fondi europei del Pnrr. Energia, ambiente e smart city sono le parole chiave del futuro e noi abbiamo un programma e delle proposte dettagliate».

Bonifacio Pignatti

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