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LO STUDIO

Nella trappola dello smog a Verona. «Si perde un anno di vita»

Smog a Verona
Smog a Verona
Smog a Verona
Smog a Verona

Quanto fa male l’inquinamento atmosferico? Tanto da far perdere ai veronesi oltre un anno di vita. Per la precisione 1,3. A dirlo è l’«Air quality life index», uno studio recentemente elaborato dall’università di Chicago su dati 2020. Statistiche certo, ma che confermano come l’aria che si respira sul nostro territorio è pessima: di più, è tra le peggiori del Paese.

 

Lista nera La provincia di Verona è l’ottava più inquinata d’Italia con una concentrazione media annuale di Pm2,5 – più sottili e subdole delle Pm10 - pari a 18,3 microgrammi per metro cubo d’aria e una riduzione media dell’aspettativa di vita a causa proprio delle micropolveri di 1,3 anni, contro un dato nazionale di 0,8. Un risultato peggiore di realtà ben più grandi, come Torino e la stessa Roma, ma condiviso con gran parte delle aree della pianura padana. Il calcolo è stato fatto rapportando i livelli di Pm2,5 registrati nel Veronese con i limiti fissati dall’Organizzazione mondiale di sanità, più stringenti di quelli della normativa attualmente in vigore. L’Oms nel settembre dello scorso anno ha infatti abbassato le soglie di tolleranza degli inquinanti e per quanto riguarda il Pm2,5 si è passati da 10 microgrammi al metro cubo a 5 per il valore annuale (quello preso in considerazione dallo studio dell'università di Chicago), e da 25 a 15 per quello sulle 24 ore.

 

La top ten A guidare la classifica è Milano, dove le concentrazioni di Pm2,5 nell’aria raggiungono i 21,15 microgrammi per metro cubo d’aria, “rubando” ai cittadini 1,58 anni di vita. Padova, al secondo posto è anche la prima provincia veneta a comparire nella classifica, seguita da Venezia, Cremona, Monza e Brianza, da Lodi e dalla vicina Mantova, che precede appunto Verona. Complessivamente, guardando la fotografia che l’Università di Chicago ha scattato all’Italia, si vedono colorate di arancione scuro – ad identificare le aree più a rischio – proprio il Veneto, la Lombardia e il Piemonte, con alcuni territori del Friuli (Pordenone) e dell’Emilia Romagna (Reggio Emilia e Ferrara). La situazione è allarmante, tuttavia c’è un dato che consola: l’«Air quality life index» nel 2010 immortalava un Nord Italia caratterizzato da una situazione ben peggiore: per la stessa Verona le concentrazioni di Pm 2,5 nell’aria erano talmente alte da sottrarre 1,7 anni di vita alla popolazione, 1,9 a Padova e a Mantova, 1,8 a Venezia e Brescia, 2,1 ai Milanesi.

 

Un futuro più limpido Ha contribuito la pandemia a questo abbassamento? Come già lo scorso anno avevano sottolineato i ricercatori, durante i primi lockdown, ci siamo accorti tutti che l’aria era più pulita, l’orizzonte più visibile. L’India - che secondo le indagini internazionali - è tra le aree peggiori al mondo quanto a inquinamento dell’aria – qui le polveri sottili accorciano la vita di oltre otto anni - ha riscoperto, in lontananza, la possente catena dell’Himalaya finalmente a portata di sguardo grazie al blocco della produzione e il calo dei volumi di traffico. Per gli autori dell’Air Quality Life Index, questa situazione è un assaggio di quello che potrebbe essere la nostra qualità dell’aria se implementassimo delle politiche adeguate per ridurre le sostanze inquinanti.

 

E proprio all’emergenza pandemica è legata l’ultima riflessione: le polveri sottili, invisibili e letali, uccidono più del Covid: a livello globale, lo «State of Global Air 2020 Report» realizzato dall’Health Effects Institute, ha calcolato che nel 2019, l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico domestico e all’aperto ha contribuito a oltre sei milioni e settecentomila morti all’anno per ictus, infarto, diabete, cancro ai polmoni, malattie polmonari croniche e malattie neonatali. Il Coronavirus in due anni ne ha provocati a livello globale sei milioni e trecentomila.

Francesca Lorandi

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