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Il dossier realizzato da «Transcrime»

Due bande veronesi nella «mappa» italiana delle baby gang

Sono la Qbr e la Usk: si tratta di gruppi senza struttura che sono dediti ad attività violente o devianti: «Per molti ragazzi è la risposta all’isolamento sociale»
La mappa delle baby gang in Italia
La mappa delle baby gang in Italia
La mappa delle baby gang in Italia
La mappa delle baby gang in Italia

Ci sono anche due baby gang di Verona nella mappa delle bande giovanili elaborata da Transcrime, centro di ricerca che coinvolge l’Università Cattolica di Milano, quella di Bologna e quella di Perugia. Si tratta della «Qbr», acronimo di «Quartiere Borgo Roma», e della «Usk», forse un tributo alla cultura hip-hop: due gang che negli ultimi mesi hanno fatto molto parlare. In particolare la «Qbr», che ha visto molti dei suoi membri, in gran parte minorenni, finire in manette per una serie di reati, dalle rapine alle estorsioni ai furti. 

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A Verona, negli ultimi tre anni, secondo i carabinieri sono aumentate le gang

Questo studio sulle gang giovanili nasce dalla collaborazione fra Transcrime, il Servizio analisi criminale del dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno e il dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità del ministero della Giustizia. Dai dati e dalle informazioni raccolte attraverso i comandi provinciali dei carabinieri di tutta Italia, dalle questure e dagli uffici di servizio sociale per minorenni, è stato possibile ricostruire un quadro del fenomeno delle baby gang in Italia e della sua diffusione.

L'identikit delle bande

Nell’ultimo triennio sono state rilevate bande giovanili nella maggior parte delle regioni italiane, con una leggera prevalenza del centro-nord rispetto al sud del Paese. A Verona, in particolare, i carabinieri hanno notato un aumento di queste gang, mentre l’Ufficio dei servizi sociali minorili parla di una sostanziale stabilità del fenomeno. Queste bande sono composte in genere da meno di dieci ragazzini, in prevalenza maschi, con un’età compresa tra i 15 e i 17 anni.

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Nella maggior parte dei casi i membri sono italiani, ma non mancano anche gruppi formati in prevalenza da stranieri. Spesso si tratta di giovani che vivono situazioni di marginalità o disagio socioeconomico, ma ciò non vale per le bande a prevalenza italiana. Queste caratteristiche sono fortemente influenzate dal contesto sociale, culturale ed economico e quindi variano a seconda delle diverse aree del paese. Ad esempio, le gang giovanili composte da stranieri di prima o seconda generazione sono più frequenti al Nord.

I crimini di cui si macchiano

Più spesso le baby gang si rendono responsabili di reati violenti, come risse, percosse e lesioni, atti di bullismo, disturbo della quiete pubblica e atti vandalici, oltre ai furti e alle rapine in strada. Non solo. Dalla fotografia che emerge nel rapporto di Transcrime, le vittime più frequenti sono coetanei tra i 14 e i 18 anni, mentre il momento in cui le bande sono più attive è nelle ore pomeridiane e serali, durante il fine settimana e nella stagione estiva, cioè quando i ragazzi sono meno impegnati in attività scolastiche o di qualche altro tipo.

Spesso, infine, utilizzano i social per comunicare tra loro o per diffondere in rete le loro imprese come atto di sfida o di autoaffermazione. Come dimostrano i dati raccolti dalla ricerca, la «Qbr» e la «Usk» rientrano a pieno titolo nel novero delle gang giovanili.

È sufficiente ricordare i video pubblicati nei mesi scorsi su Instagram e TikTok da alcuni membri della Qbr. Di sottofondo, alcune canzoni dei rapper delle periferie milanesi. «Che ore sono? L'ora dei soldi. Non vendo al dettaglio, parlami di chili», recita il testo di Go go Jack del rapper Minur. «Sfamo la famiglia, poi scendo per strada. Vivo nella jungle, carico il fucile. Sopra un M4 giro per la city».

Diversi tipi di baby gang

Il rapporto di Transcrime individua quattro diversi tipi di baby gang: i gruppi senza struttura definita dediti ad attività violente o devianti, quelli che hanno legami con organizzazioni criminali italiane, quelli che si ispirano a organizzazioni criminali estere e quelli con una struttura definita e dediti ad attività criminali specifiche.

Le due babygang veronesi rientrano nella prima tipologia, la più diffusa a livello italiano. Questi gruppi non hanno una gerarchia chiara o un’organizzazione definita, né specifici intenti criminali. Quasi tutti sono coinvolti in casi di risse, percosse e lesioni, molti in rapine e furti, qualcuno in atti di bullismo.

Reati più complessi come lo spaccio di stupefacenti o le rapine in abitazioni o in centri commerciali sono invece marginali per questo tipo di gang.

Mancando un’organizzazione definita, queste bande sono identificabili soprattutto per la loro attività sui social network, le caratteristiche socio-anagrafiche dei componenti e la ripetitività dei reati commessi. «Le ragioni che spingono alla creazione di questi gruppi sono molteplici», si legge nel rapporto. «I giovani possono infatti cercare in queste gang una risposta a uno stato di isolamento sociale, di insoddisfazione rispetto alla propria condizione o di incapacità di relazionarsi con i propri pari».

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Manuela Trevisani

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