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Un incubo per una famiglia veronese

Madre e figlia «prigioniere» in una casa famiglia per colpa di una diagnosi errata

L'avvocato: «Una situazione insostenibile e profondamente ingiusta»
Da un anno la piccola Margherita e la mamma costrette a vivere in una casa famiglia
Da un anno la piccola Margherita e la mamma costrette a vivere in una casa famiglia
Da un anno la piccola Margherita e la mamma costrette a vivere in una casa famiglia
Da un anno la piccola Margherita e la mamma costrette a vivere in una casa famiglia

«Oggi è sabato, oggi è l’unico giorno della settimana in cui il papà di Margherita può vederla per un’ora e mezza, un incontro protetto, controllato a vista dalle assistenti sociali. Una situazione insostenibile e profondamente ingiusta». Sì perché da oltre un anno lui vive da solo, senza poter abbracciare la moglie e la figlioletta di appena tre anni. La sua famiglia.

L’avvocato Patrizia Micai ha la voce stanca, spossata da rinvii e richieste rimaste inascoltate o quanto meno non accolte con la rapidità che la situazione di Margherita richiede. Già, Margherita, la piccola che due anni fa è stata tolta ai genitori sospettati di maltrattamenti perché una diagnosi non corretta effettuata nel reparto di Pediatria dell’ospedale di Legnago aveva riscontrato fratture multiple a carico della bimbetta che all’epoca aveva poco più di un anno. 

«Risultava una frattura a legno verde, quella che un bimbo di quell’età può provocarsi anche infilando male la gamba nella sponda del lettino», prosegue l’avvocato il cui nome è legato alla vicenda di Bibbiano, al caso degli affidi illeciti di minori tolti alle famiglie d’origine. «Già, quell’indagine, mi sono già trovata in vicende come questa». Questa storia è relativamente più semplice ma decisamente più contorta. Perché oltre ad un’accusa tremenda per due genitori, terminata con una sentenza di archiviazione, ora lo stop è dato dal periodo feriale e con la chiusura dei tribunali, in particolare quello dei Minori di Bologna. Così mamma, un’insegnante, e la piccola Margherita sono «recluse» in una casa famiglia nel Bolognese.

L’inizio. Nell’estate 2020 la coppia si stava trasferendo in Emilia quando la piccola ha accusato un problema alla gamba, la appoggiava male e se all’inizio avevano pensato ad una banale storta la circostanza che il gesto continuasse ad essere sbagliato ha indotto la mamma a pensare che qualcosa non andasse.

Un’amica a quel punto le ha consigliato di portarla in ospedale, dove dopo i raggi e una scintigrafia, il medico riscontrò una serie di fratture e la denuncia per maltrattamenti venne trasmessa alla Procura di Rovigo dove la coppia risiedeva all’epoca. A quel punto la bimba viene tenuta sotto controllo in reparto insieme alla mamma, non si potevano allontanare e in seguito tolta ai genitori e affidata temporaneamente ad altra famiglia mentre per i genitori scattò il divieto di avvicinamento e l’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di maltrattamenti.

Un’ipotesi tremenda per la giovane coppia, ipotesi di reato «annullata» in seguito da una consulenza di parte illustrata nel corso di un incidente probatorio. «Quella diagnosi era errata, i tre specialisti incaricati dai genitori hanno dimostrato che la piccola lesione al femore in una bimba di quell’età può essere provocata da un semplice urto piuttosto che da una caduta accidentale sul pavimento». E a un anno e mezzo i bimbi camminano carponi e sono malsicuri sulle gambe.

L’archiviazione. Al termine dell’incidente probatorio il gip di Rovigo archiviò la posizione di entrambi e sembrava finita. Ma non è così. «Per gli assistenti sociali il ritorno in famiglia non è stato ritenuto opportuno così mamma e Margherita vennero ospitate in una casa famiglia. La bimba non può vedere i nonni, il papà solo una volta alla settimana ma è passato un anno e la situazione è ancora la stessa», prosegue l’avvocato Micai, «gli hanno fatto festeggiare il compleanno ma poi è tornata in quella stanzetta che non è la sua casa e lei riconosce benissimo la sua cameretta. La mamma non può uscire con lei se non accompagnata. Ho fatto un’istanza d’urgenza ma non è successo niente, a quel punto ho presentato una seconda istanza congiunta al curatore speciale di Margherita nominato dal giudice ma la risposta è stata negativa». E nonostante il perito incaricato dal Tribunale dei minori avesse dato parere favorevole al rientro a casa le è stato riferito che erano necessarie ulteriori verifiche.

«Ho presentato un’istanza urgentissima al giudice, anche inaudita altera parte, alla luce del gravissimo pregiudizio che Margherita sta vivendo sulla base di un articolo del codice civile, il 403, che risale al 1941, riformato l’anno scorso. Una norma pensata per la tutela dell’infanzia, degli orfani di guerra e di bambini che vivevano in un periodo di miseria, decisamente diverso. Le stanno sottraendo la libertà di vivere con gli affetti più cari, a partire dal papà che vede una volta sola alla settimana ma anche senza la possibilità di frequentare i suoi nonni e gli altri parenti».  L’istanza è stata presentata ma, qualora non venisse accolta, il primo termine utile è il 5 settembre. E da due anni la piccola e i suoi genitori stanno comunque vivendo una vita decisa da altri sulla basa di un presupposto rivelatosi errato.

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