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il giallo in germania

Lucia, sarà battaglia di perizie. Il pm Aresu: «L’ultima parola al gip»

Non è ancora fissata l’udienza per decidere sulla richiesta di riaprire le indagini. Il rappresentante dell’accusa ribadisce le tesi riportata nella sua richiesta di archiviazione, sostenendo che non ci sono prove sulle responsabilità di Treo nella caduta della donna
Lucia Raso, morta a 36 anni il 24 novembre 2020
Lucia Raso, morta a 36 anni il 24 novembre 2020
Lucia Raso, morta a 36 anni il 24 novembre 2020
Lucia Raso, morta a 36 anni il 24 novembre 2020

«Ora il fascicolo è nella mani del gip e toccherà a lui decidere il destino dell’indagine». Il pm Stefano Aresu appariva tranquillo ieri nel cortile del tribunale sulla vicenda della morte di Lucia Raso, precipitata dal balcone a Landshut in Germania nella notte del 24 novembre 2020, perdendo la vita a 36 anni. La richiesta di riaprire il caso, presentata dai genitori di Lucia, non lo coglie impreparato: «Le perizie dell’accusa contrastano in parte con quelle della parte civile e ciò che penso l’ho scritto nella mia richiesta di archiviazione dell’indagine a carico di Christian Treo».

Il trentaduenne, difeso da Massimo Dal Ben, era finito sotto inchiesta con l’accusa di aver ucciso la sua compagna nel fascicolo aperto in Italia il 28 novembre 2020 per il quale poi, il pm Aresu ha chiesto l’archiviazione il 31 ottobre scorso.

E ruotano proprio sulle divergenze delle consulenze di parte civile e procura i nodi cruciali sulla tragica fine della commessa veronese anche se, a dire il vero, su alcuni punti, le due tesi sembrano stringersi le mani.

Contraddizioni

Nella sua richiesta d’archiviazione, per esempio, il pm Aresu sostiene la contradditorietà delle affermazioni rese da Treo negli interrogatori ai quali è stato sottoposto durante la fase delle indagini prima dalla polizia tedesca e poi dai carabinieri di Verona su incarico della procura. Ed è la stessa opinione della criminologa Roberta Bruzzone, nominata come consulente di parte civile dall’avvocato Enrico Bastianello su incarico dei genitori della vittima Maria Xenia Sonato, 69 anni e Pietro Raso, 68.

Nella sua richiesta di archiviazione, il pm Stefano Aresu sottolinea infatti, che «la circostanza che il Treo si trovasse da solo nella stanza con la fidanzata e che abbia reso una versione contradditoria, tacendo particolari e finendo per accusare i due coinquilini di un tentativo di abuso, non sono così stringenti da ritenere che abbia spinto la ragazza». Le incongruenze nei racconti di Christian rappresentano sì un indizio «ma è unico e non è tale da poter affermare con la sua colpevolezza».

La consulente di parte civile, Roberta Bruzzone invece, arriva ad una conclusione opposta rispetto a quella del sostituto procuratore, sostenendo che «l’ipotesi omicidiaria appare altamente verosimile», alla luce proprio dei cambi di versione di Treo sugli ultimi attimi di vita di Lucia.

Il trentaduenne si era contraddetto, per esempio, sulla posizione di Lucia sul davanzale della finestra. C’erano poi versioni diverse rese da Treo rispetto a quella raccontata dei due coinquilini Alex Curia e Francesco Affronti che quella sera avevano festeggiato insieme alla coppia con una consistente assunzione di alcol. Su questo punto, però, la posizione della criminologa e quella del pm Aresu appaiono parecchio distanti: i due testimoni, riporta la richiesta d’archiviazione «si sono dimostrati inattendibili» e, in un eventuale processo, taglia corto il pm Aresu, «non appaiono testimoni capaci di sostenere l’accusa sia per il comportamento tenuto durante la vicenda sia per la scarsità di elementi oggettivi da riferire in termini di colpevolezza di Treo».

Il rappresentante dell’accusa si riferisce alla circostanza che Curia e Affronti non erano presenti nella stanza di Treo quando Lucia è precipitata dal secondo piano.

La spinta

Altro punto molto controverso tra accusa e parte civile riguarda l’ipotetica spinta data dal trentaduenne a Lucia. L’ingegnere friulano Giuseppe Monfreda, incaricato dai genitori della vittima di svolgere accertamenti sulla caduta di Lucia, non ha dubbi e conclude la sua perizia, sostenendo che «solo con una spinta da tergo il corpo di Lucia raggiunge la posizione rilevata dagli investigatori la notte della tragedia in Selingenthaler str a Landshut».

Appare più dubbiosa, invece, la posizione del pm Aresu: «La posizione del corpo di Lucia sul marciapiede non è indicativa di una spinta che in ogni caso sarebbe stato tanto lieve da non potersi distinguere da una caduta accidentale», così come emerso dalle consulenze tecniche, disposte dall’accusa. Ci sono, quindi, troppe conclusioni contrastanti. Per l’accusa, il caso è chiuso. I genitori di Lucia, invece, chiedono di continuare le indagini per giungere alla verità. Deciderà il giudice.

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Giampaolo Chavan

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