<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
IL FILM GIRATO IN RIVA ALL'ADIGE

«Love in the villa» è primo su Netflix, i veronesi: «Grande spot per la città, ma Verona è un'altra cosa»

I protagonisti nel Cortile di Giulietta
I protagonisti nel Cortile di Giulietta
«Love in the villa», Verona prima su Netflix

Il mondo ci osserva. Almeno dal piccolo schermo. Se undici anni fa fu «Letters to Juliet» a regalare popolarità globale alla città di Giulietta, ora è «Love in the villa – Innamorarsi a Verona», il film uscito il 1° settembre su Netflix, tra le e maggiori piattaforme streaming di film e serie tv, a proiettare i panorami in riva all'Adige sugli schermi di oltre 210 milioni di abbonati. A pochissimi giorni dall'uscita, infatti, la pellicola campeggia in cima alla classifica dei film più visti. Non solo in Italia, ma addirittura negli Stati Uniti.

L'orgoglio. Lo ha annunciato con orgoglio dal suo profilo Facebook l’ex sindaco Federico Sboarina, che lo scorso anno aveva dato l’ok alle riprese, svoltesi in alcune delle più suggestive location cittadine come la Casa e la Tomba di Giulietta e il lago di Garda, oltre che in altri luoghi della città (i primi minuti del film, ad esempio, sono stati girati alla scuola media Simeoni di Montorio): «Un progetto che, come amministrazione, siamo stati entusiasti di sostenere l’anno scorso», scrive. «Aver portato Netflix in città sta dando i frutti sperati. Sicuramente contribuirà a dare un’immagine ancora più forte di Verona, e delle sue eccellenze, nel mondo».

Il film. Firmato dal regista e sceneggiatore Mark Steven Johnson, ha per protagonisti Tom Hopper e Kat Graham, rispettivamente nei panni di Charlie e Julie: due ragazzi che si incontrano per caso a Verona, dove lei è in vacanza dopo la rottura con l’ex fidanzato Brandon. Qui, nell’Airbnb che ha affittato per il soggiorno, conosce Charlie, il suo coinquilino: il loro rapporto non inizia sotto le migliori stelle, dato che tra i due non c’è sintonia e ciascuno cerca di cacciare l’altro dall’appartamento. Ma, a un certo punto, i loro sentimenti cambiano. E la città dell'amore diventa così la cornice dell'ennesima (e pure un po' scontata, in effetti) love story.

Le polemiche. Ma al netto dell'indubbio ritorno d’immagine di questo gigantesco "spot" sulla città scaligera, che almeno in termini numerici evidentemente paga, non sono molti i veronesi che condividono l’entusiasmo dell'ex primo cittadino. Dal giorno di uscita, infatti, sui social network, è un continuo fare le pulci alla regia su alcune scelte ritenute discutibili e soprattutto sui cliché con cui la veronesità è ritratta e – secondo moltissimi – anche tradita.

Leggi anche
È uscito Love in the Villa: Verona sugli schermi di milioni di persone nel mondo

«Film al limite dell’offensivo per un veronese», scatta Nico sulla pagina Facebook de L'Arena. «Ho retto cinque minuti: cannolo, taxi abusivi, gatti randagi e sporcizia..... Che miseria», gli fa eco Anna. Insomma il bilancio, per il popolo dei veronesi, non è affatto positivo.

E in effetti i soliti stereotipi sugli italiani ci sono quasi tutti: i cannoli alla ricotta siciliani, la pizza e la musica napoletana, persino il lancio della monetina nella fontana di Piazza Erbe (al posto di quella romana di Trevi), o il foulard in testa e l'abito alla Saint Tropez in stile anni Cinquanta indossati dalla protagonista. C'è persino - ebbene sì - l'Amarone Caruso. Mentre la «pastisada de caval» - per i puristi sembra quasi una bestemmia - nel film è fatta con i funghi. E poi i gatti, tantissimi gatti in giro per la città, neanche fossimo nella Capitale tra le colonne di Largo Argentina. «Che in città ci siano tutti questi gatti..., tenendo conto che Vicenza è a due passi.....chi ha orecchie per intendere», ci scherza su Valeria. «O che in aeroporto a Villafranca ci sia tutta quella confusione... ma per piacere!». «E’ tutto, tranne Verona… la bellissima Verona… », il commento di Chiara. «L'ennesimo insulto alla vera cultura e bellezza della nostra città». Ce n'era davvero bisogno, verrebbe da chiedersi?

Emanuela ragiona: «Verona è incantevole anche senza un film che dipinge gli italiani rumorosi, senza rispetto delle regole, maleducati e con degli accenti che poco hanno a che fare con il Veneto: veneziano (il poliziotto) o napoletano (il tassista). Non vedo utilità per una città conosciuta world wide se non quello di sponsorizzare il Vintaly, che lo fa già egregiamente da solo». Fino all’affondo sportivo di Andrea: «L'unica cosa bella? La felpa dell'Hellas indossata dal tassista».

Leggi anche
Il caro energia prosciuga le piscine: «In autunno rischiamo la chiusura»

Indignazione a parte, tra i tantissimi veronesi “de soca” che, a giudicare dalla miriade di commenti, non hanno voluto mancare l’appuntamento con la produzione Netflix, c’è la gara a riconoscere gli angoli più belli della città. «Quel frutta e verdura è in pieno centro a Verona? L'ho riconosciuto subito! È in via Fama». Non proprio tutto, insomma, è da buttare. «Stereotipi a parte, onore al merito per la fotografia, che è spettacolare! Scorci meravigliosi mostrati senza parsimonia. Che fortuna vivere in un città così!», conclude Sonia. E poi c’è la compagine di coloro – e non sono pochi – che sono stati scelti dalla produzione come comparse: «Un vero piacere fare la comparsa in questo film», ammette Rossana.

«Invece di lamentarsi, guardiamo il lato positivo», è in sintesi la conclusione dei più: «Mega pubblicità alla città, al lago, alla Valpolicella e pure al Vinitaly. Meglio di così!». 

Il servizio è di Alessandro D'Errico

Elisa Pasetto

Suggerimenti