La moglie non rispondeva alle sue domande. O, meglio, rispondeva a rilento. Così il marito I.C., trentaseienne di origini senegalesi, ha visto bene di punirla, colpendola con un mattarello. O almeno queste sono le accuse che la procura rivolge al trentaseienne, nei confronti del quale è stata disposta la misura del divieto di avvicinamento alla casa familiare. Ieri l'uomo, difeso dall'avvocato Giuliana Locatelli, è comparso davanti al giudice per l'udienza preliminare per l'interrogatorio di garanzia ed è rimasto in silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Un episodio, quello del mattarello, arrivato dopo anni di maltrattamenti e soprusi nei confronti della moglie, come sostengono gli inquirenti. Secondo la procura, infatti, il trentaseienne avrebbe maltrattato la moglie a partire dal 2018 fino allo scorso marzo: l'avrebbe isolata dal suo contesto familiare, togliendole il cellulare per mesi, l'avrebbe ripetutamente colpita con calci, schiaffi e pugni, oltre che con oggetti vari, come sedie o con il cavo di una prolunga.
Quando poi la donna ha deciso di allontanarsi da casa con i due figli piccoli, avrebbe persino minacciato i suoi parenti. In particolare, il 22 marzo scorso, dopo averla schiaffeggiata perché non rispondeva alle sue richieste, l'avrebbe colpita con un mattarello al volto e sulla mano, che la donna aveva alzato in segno nel tentativo di difendersi. Il tutto sotto gli occhi dei figli di due e tre anni, che hanno assistito impotenti alla scena. Un'aggressione che è costata alla moglie un trauma cranico, contusioni all'anca e la frattura di un dito per una prognosi complessiva di 25 giorni.