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La grande sete divide il Nord Il Garda ora perde 2 cm

Livello Barche ormeggiate al porto di PeschieraSassi Una spiaggia “allargata“ dall’abbassamento del livello
Livello Barche ormeggiate al porto di PeschieraSassi Una spiaggia “allargata“ dall’abbassamento del livello
Livello Barche ormeggiate al porto di PeschieraSassi Una spiaggia “allargata“ dall’abbassamento del livello
Livello Barche ormeggiate al porto di PeschieraSassi Una spiaggia “allargata“ dall’abbassamento del livello

La contesa dell'acqua divide il Nord. La penuria idrica sta mettendo ogni ora che passa sempre più a nudo l'inasprirsi dei rapporti fra enti che, sino a ieri ed in condizioni normali erano in sintonia. Era già avvenuto nelle settimane scorse fra le amministrazioni venete e trentine per quanto riguarda le acque dell'Adige. Ed ora, mentre questa prima contrapposizione sta vivendo una fase di stasi, la stessa situazione si sta verificando per quanto riguarda il lago di Garda. Intanto la Lombardia ha dichiarato lo stato di emergenza. Braccio di ferro Questo secondo scontro, più ancora dell'altro, sta peraltro diventando un caso nazionale. Se la lotta attorno al secondo fiume italiano era stata avviata per far sì che la necessità di far funzionare le aziende idroelettriche a monte non si traducesse in una condanna a morte per le colture agricole veronesi, ora il tema è l'utilizzo delle risorse del Benaco per alzare il livello del Po, la cui bassezza costituisce un record assoluto. È da giorni che la questione Garda-Po è al centro delle attenzioni generali. Tutto è iniziato con l'Autorità di bacino del grande fiume che, stante il fatto che da almeno settant'anni non si vedeva una secca come quella attuale, ha chiesto che si derivi più acqua dal lago. «Giunti a questi livelli ogni decisione porta con sé margini di criticità, ma il traguardo è minimizzare il danno quanto più possibile», spiegava Meuccio Berselli, segretario generale dell'ente. Da subito, però, c'è stata una levata di scudi da parte delle amministrazioni dell'area gardesana, fra le quali si è diffuso il diktat «non si può fare». L’ultimo strappo Ad acuire lo stato di malessere sono poi arrivati i risultati di una riunione straordinaria dell'Osservatorio sulle risorse idriche del fiume Po, che lo scorso lunedì ha sancito che la situazione più che grave è gravissima. Ieri, dopo qualche giorno di stasi, si è avuta notizia di due novità che, pur avendo in sé un carattere che vorrebbe essere positivo, sembrano invece confermare che la vicenda è ben lunga dal poter essere risolta. La prima è data da un'iniziativa assunta dalla Comunità del Garda, l'ente territoriale interregionale che rappresenta 55 Comuni dell'area lacustre. La Comunità ha convocato un incontro con le varie realtà interessate, Autorità di bacino compresa, per cercare una possibile soluzione condivisa agli innegabili problemi esistenti. «Abbiamo deciso di riunire tutti, per vedere se, confrontandoci, è possibile arrivare a condividere delle proposte che portino dei benefici», spiegava ieri mattina Pierlucio Ceresa, segretario della Comunità del Garda. Il summit avrebbe dovuto svolgersi questo lunedì, alle 11, nella sede della Comunità, che si trova sulla sponda bresciana del lago, a Gardone Riviera. L'appuntamento, però, nella giornata di ieri è stato rinviato per ben due volte, a causa «di appuntamenti di Berselli derivanti dalla grave situazione idrica del Po». Dapprima è stato posticipato di 11 giorni, a giovedì 7 luglio. Poi è stato spostato una seconda volta, anche se di un solo giorno, a venerdì 8 luglio. Le richieste «All'autorità di bacino ribadiremo che noi non vogliamo fare una guerra fra territori, bensì evitare che per salvare un fiume in difficoltà si arrivi ad avere due malati terminali», precisa, comunque, Ceresa. «Dobbiamo tutelare il Garda, che custodisce il 40% dell'acqua dolce italiana, che ha usi idropotabili, agricoli, idroelettrici e turistici ed il cui livello già ora sta calando di un centimetro al giorno», continua. Ricordando che attualmente il lago riceve dal Sarca 20 metri cubi al secondo d'acqua e ne fa uscire 70, in parte nel Mincio ed in parte nei canali artificiali irrigui Seriola e Virgilio, garantendo anche un contributo al Po. «Stiamo già erogando fra 5 e 10 metri cubi d'acqua a favore del grande fiume in più, come segno di solidarietà», conferma Luigi Mille, direttore dell'Agenzia interregionale del Po, la realtà che, fra l'altro, gestisce la diga di Salionze, da cui dipendono le derivazioni a valle del lago. In sostanza è raddoppiata la velocità di svuotamento del Garda, che perde adesso 2 centimetri al giorno. Si sacrifica il lago ma si stanno sacrificando anche i trentini, che hanno erogato acqua dai loro bacini di raccolta in alta quota e ora si ritrovano a secco (anche se le recenti piogge hanno dato un po’ di respiro). «L'autorità di bacino ha fatto delle richieste sulle quali stiamo ragionando ed alle quali abbiamo comunque già iniziato a dare risposta con questo aumento della diramazione», continua. Un incremento dall'entità minima, visto che per rialzare il livello del fiume servirebbero quantità ben più grandi, ma che viene assicurato essere al momento l'unico possibile. Mille, d'altro canto, precisa che ora la situazione del Garda è, considerata la stagione, abbastanza buona. «Contiamo di non arrivare a fine stagione troppo bassi e questo grazie agli effetti di una programmazione che da anni viene attuata» conclude. •.

Luca Fiorin

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