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Il nuovo sottosegretario alla Cultura e i temi in agenda

Vittorio Sgarbi: «Giulietta anche di notte. Arena, serve un patto»

«Verona ha tutto: arte, musica, storia, monumenti, ha un territorio straordinario. Ecco, dovrebbe coordinare la propria offerta culturale con i centri limitrofi»
Vittorio Sgarbi è stato nominato sottosegretario alla Cultura assieme a Gianmarco Mazzi e Lucia Borgonzoni
Vittorio Sgarbi è stato nominato sottosegretario alla Cultura assieme a Gianmarco Mazzi e Lucia Borgonzoni
Vittorio Sgarbi è stato nominato sottosegretario alla Cultura assieme a Gianmarco Mazzi e Lucia Borgonzoni
Vittorio Sgarbi è stato nominato sottosegretario alla Cultura assieme a Gianmarco Mazzi e Lucia Borgonzoni

Verona gli sta nel cuore. Ci lavorò anche, in un lontano passato, quando da critico d’arte fu assunto all’allora Soprintendenza ai beni storici e artistici in Veneto. Ci viene spesso: quando ci sono mostre, appuntamenti culturali, in occasione di “prime” della stagione lirica in Arena. E ora il ferrarese Vittorio Sgarbi, 70 anni, il vulcanico storico dell’arte, scrittore, divulgatore televisivo, parlamentare, amministratore, ora in Noi Moderati, è diventato sottosegretario alla cultura del Governo Meloni.

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E con Verona il rapporto è destinato a consolidarsi. «Verona ha tutto: arte, musica, storia, monumenti, ha un territorio straordinario. Ecco, dovrebbe coordinare la propria offerta culturale con i centri limitrofi». Uno degli altri due sottosegretari alla cultura è il deputato veronese di Fratelli d’Italia Gianmarco Mazzi, amministratore delegato di Arena di Verona Srl. L’altro è Lucia Borgonzoni, leghista, che seguì con Mazzi la partita dell’Arena nel 2021 per portare a seimila gli spettatori, da mille massimo che erano per le restrizioni dovute al Covid. E di Sgarbi ieri su L’Arena Mazzi ha detto: «Con Vittorio Sgarbi c’è un rapporto di grande stima per la sua sconfinata cultura e preparazione».

Sottosegretario Sgarbi, lei conosce il suo collega di governo Gianmarco Mazzi. Si prospetta una collaborazione proficua?

«Certamente, ho grande stima di Gianmarco e ci siamo parlati appena nominati e lo faremo ancora quanto prima. Sono certo che lavoreremo bene insieme».

Verona come può ampliare la sua offerta culturale, anche legandola allo sviluppo del turismo?

«Ribadisco che Verona ha davvero tanto, dall’Arena con la stagione lirica e i concerti, al Teatro Romano, alla Casa di Giulietta, dal centro storico a Castelvecchio, con il museo. Ora ha Eataly, di Farinetti, con le esposizioni artistiche. Poi ci sono il Garda e la Valpolicella, con il vino e la sua cultura. Una offerta completa. Da mettere in rete».

In quale maniera?

«Coordinando l’offerta culturale nei vari centri, anche allargandosi al Mart di Rovereto, che conduco, per l’arte moderna. Ormai si deve ragionare allargando l’orizzonte».

Ha citato il museo di Castelvecchio. C’è chi intende allargarlo anche alla parte del castello in cui tutt’ora c’è il Circolo Ufficiali. Ma c’è anche chi vuole lasciare lì il circolo. Un tema che ha suscitato un accesso dibattito. Lei ha una posizione, in merito?

«Non ne sono al corrente. Mi limito a dire che se si vuole allargare il museo, che fu restaurato da Carlo Scarpa, lo si dovrebbe fare senza cercare di imitare quel restauro, che resta unico, ma scegliendo architetti come Mario Botta o Renzo Piano, per diversificare lo stile».

Parliamo di Arena, tra tutela e valorizzazione, tema che sta impegnando l’Amministrazione comunale con la Soprintendenza e con la Fondazione Arena. Tema di un recente convegno a Verona tra l’altro pochi giorni dopo la polemica sull’Arena illuminata di tricolore, per la festa dei 150 anni delle Truppe Alpine. Con il soprintendente Tiné che ha detto no all’illuminazione...

«Beh, sono d’accordo con Tinè. L’Arena è un monumento talmente rilevante che qualunque gruppo o movimento, come gli Alpini, ottiene gloria anche solo se entra in rapporto con questo monumento, senza che sia necessario illuminarla col tricolore. È inutile: si può illuminare invece la Gran Guardia. Non mi piace, invece, il monumento agli Alpini che verrà presto inaugurato a Vicenza, su una rotatoria stradale, con il cappello e la piuma alta cinque metri. Cercherò di capire se Tiné lo ha autorizzato. E se lo ha fatto, ha fatto malissimo». Sgarbi - che ha detto di voler dare un ruolo al cantante Morgan - tra l’altro ieri pomeriggio si è espresso sull’Arena anche a Rai Radio 1 a “Un Giorno da Pecora”. Parlando dei possibili cambiamenti orari nell’apertura dei musei, che lui vorrebbe portare alle 21, ha detto: «Andare a visitare la casa di Giulietta e Romeo il giorno è un errore, gli amori sono sempre legati alla sera. La casa quindi potrebbe essere aperta fino alle nove o alle dieci di sera». Anche fino a mezzanotte? «Ecco, sì, si potrebbe fare “mezzanotte” con Giulietta alla Casa di Giulietta».

Restando all’Arena, onorevole Sgarbi: si sta lavorando per rivedere il protocollo per l’utilizzo dell’anfiteatro, ponendo paletti sui palchi, ma anche per i suoi spazi esterni, con particolare riferimento alle scenografie depositate in piazza Bra. Come si fa a coniugare la tutela del monumento con il suo utilizzo?

«È necessario disciplinare l’uso del monumento per tutelarlo. Certo, ci sono i problemi di carico e scarico di attrezzature, ma d’altra parte l’uso dell’anfiteatro è un’attività vivente e quindi bisogna trovare un compromesso».

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Enrico Giardini

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