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L'omicidio Maltesi

Il papà di Carol: «Sono qui per il mio nipotino, mi resta solo lui». Funerale ancora senza data

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Carol Maltesi a Verona con il figlio
Carol Maltesi a Verona con il figlio
Carol Maltesi a Verona con il figlio
Carol Maltesi a Verona con il figlio

«È sempre più dura, peggiora ogni giorno, questo dolore è disumano, toglie il fiato, toglie tutto». Parla con un filo di voce Fabio Maltesi, il papà di Carol, la ventiseienne barbaramente uccisa e fatta a pezzi il 10 gennaio nella sua casa di Rescaldina, nel Milanese, dall’«ex» Davide Fontana, il bancario con cui gestiva un canale di video hard per adulti. A far scattare la furia omicida sarebbe stata la volontà della ragazza di tornare a vivere nel Veronese per stare accanto al suo bambino: messo da parte il denaro necessario per acquistare casa, Carol avrebbe smesso di essere «Charlotte Angie» e si sarebbe dedicata solo a suo figlio. Per Fontana - l’ha confessato durante l’interrogatorio - «sarebbe stato perderla definitivamente». E quando ha assistito alla telefonata tra lei e il papà del piccolo in cui parlava dell’imminente avvicinamento, è sceso il buio.

«È una tragedia enorme, una cosa che solo a pensarla sembra impossibile, dall’inizio alla fine, non c’è nulla di umano e di umanamente accettabile, niente», sospira Fabio che vive in Olanda ma che ora è in Italia «da alcune settimane per organizzare il funerale della mia dolcissima creatura. Sono qui che aspetto, non mi resta altro da fare...». Nessun nulla osta, al momento, per la cerimonia. «I magistrati non ce la ridanno, ci sono le indagini in corso sul corpo», spiega, «non sappiamo quanto durerà ancora questa agonia, nessuna data nemmeno indicativa, niente di niente. E comunque servo più qua, a disposizione degli inquirenti, dell’avvocato, che là; e mi sembra anche, così, di essere più utile alla mia Carol: voglio che il suo funerale sia dignitoso, almeno quello, che abbia l’onore che merita, ringrazio tutti quelli che stanno mandando offerte, la riempirò di fiori, li amava».

Si ferma. «Qua ho la cosa più preziosa che mi ha lasciato, suo figlio: l’ho visto l’altra settimana in videochiamata, adesso c’è da pensare solo a lui, va protetto, tutelato». Fabio si lascia andare. Il nipotino, che vive con il padre in provincia, accudito dai nonni paterni, «è l’altra grande vittima, insieme a Carol, di questa tragedia: noi genitori e tutti quelli che le hanno voluto bene», si emoziona, «dobbiamo sempre ricordarcelo, per questo gli amici di mia figlia hanno fatto una raccolta fondi per aiutarlo concretamente, per garantirgli due soldi per il futuro, per gli studi, per i sogni».

Fabio è un generoso, non si chiude nel silenzio, racconta. «Io voglio che la mia bambina abbia giustizia», riflette, «sì, è vero, mi sono lasciato andare alla rabbia, del suo assassino ho detto “quando esci, io ti aspetto...“, mi auguro invece che non esca mai più dalla galera, che la giustizia se ne occupi finché avrà respiro e vendichi Carol con l’ergastolo, è il minimo».

Il funerale sarà nell’Abbazia di Sesto Calende. «Purtroppo non abbiamo una indicazione sulla data, nessuna ipotesi al momento», conferma Manuela Scalia, l’avvocato dei Maltesi, «e non ha neanche senso, in questo momento, insistere per il dissequestro del corpo, mettere fretta, perché poi gli accertamenti non si potrebbero più fare in caso di cremazione».

Oggi in Tribunale a Busto Arsizio ci sarà il giuramento dei consulenti della Procura chiamati a fare perizie tecniche sui dispositivi elettronici di Carol, ma non solo suoi. «Io l’ho conosciuta questa ragazza», confessa per la prima volta l’avvocato, «è venuta in studio da me molto tempo fa con la sua mamma malata per incaricarmi di seguirla dal punto di vista burocratico, per l’assistenza e tutto quello che serve ad una persona che vive sola, non cammina, e necessità di un riferimento nel rapporto con le istituzioni sanitarie». Ancora più intima: «Carol si divideva tra il suo bimbo a Verona e la madre qui, faceva avanti e indietro», racconta Scalia, «è venuta in studio più volte con il piccolo, era dolcissima sia con lui che verso la donna, si faceva carico di tutto. L’ho seguita da viva, ora devo occuparmene da morta, vittima di un omicidio tra i più efferati, di cui ha parlato il mondo per le modalità e per il depistaggio mostruoso che, per mesi, ha poi messo in scena Fontana. Sono la prima», ammette Scalia, «ad essere sconvolta, travolta dallo sconforto e da una tristezza infinita. Carol era intelligente, prima che bella. Era mamma, impegnata a costruire un futuro solido per il suo bimbo. Era figlia premurosa. Ha avuto la sfortuna di fidarsi di un assassino».

Camilla Ferro

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