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Spese triplicate

Il caro energia prosciuga le piscine: «In autunno rischiamo la chiusura»

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Le piscine Monte Bianco a San Michele extra (foto Marchiori)
Le piscine Monte Bianco a San Michele extra (foto Marchiori)
Le piscine Monte Bianco a San Michele extra (foto Marchiori)
Le piscine Monte Bianco a San Michele extra (foto Marchiori)

L’anticiclone avanza, il termometro sale e i veronesi che non sono già in altri lidi prendono d’assalto le piscine. Tutto secondo copione, non fosse che questa potrebbe essere, per diversi impianti, l’ultima estate. Il grido d’allarme, in realtà, è un coro unanime: «Il rischio è far saltare tutte le piscine di qui al prossimo inverno». Prima il Covid, con due anni pesantissimi tra di chiusure complete degli impianti prima e grandi limitazioni poi. Infine, proprio quando il virus si è deciso a mollare la presa, la tegola del caro energia. Che per un’attività «energivora» come la piscina, tra metri cubi d’acqua e volumi enormi da scaldare, è un vero colpo di grazia.

 

Bollette triplicate

«Con il gas più che triplicato e l’elettricità più che raddoppiata, la situazione è tragica. Come se non bastasse, ci si mette il caro carburante: tutte le forniture per i prodotti chimici di cui si servono le piscine subiscono aumenti a ricaduta», esordisce Roberto Cognonato, presidente del Comitato regionale Veneto Fin e direttore del Centro Federale di via Galliano, che snocciola numeri impietosi: «Se prima l’incidenza delle spese energetiche era del 30 per cento sul totale delle spese, ora siamo al 70. Per noi è impossibile compensarle con qualsivoglia azione».

Cambia la location, ma lo scenario è il medesimo. «Ad aprile il nostro incasso è stato pari alle spese per le utenze», confermano alla piscina Le Grazie a Borgo Roma. «È evidente che così è impossibile rimanere in piedi».

 

I correttivi

E i gestori delle piscine provano a intervenire come possono e con i margini di manovra che hanno. Le tariffe, per esempio, per le piscine comunali non sono ritoccabili in quanto stabilite da apposita delibera. «Il nostro obiettivo, in ogni caso, è evitare ricadute sull’utente finale, che già riceve gli aumenti in bolletta anche a casa propria. Si finirebbe solo per allontanarlo e in ogni caso risolverebbe poco», prosegue Cognonato. Roberta Francola, direttrice de Le Grazie, ha dovuto suo malgrado ridurre i corsi di fitness e acquafitness: «Invece di tre ore nella fascia pausa pranzo, una sola. Invece di tre al mattino, due. Tra le lamentele dei clienti, che purtroppo non comprendono in che condizioni siamo: inimmaginabile offrire gli stessi servizi, se non vogliamo chiudere». Alle piscine Santini, che il 2 giugno hanno aperto lo spazio estivo dove già in questo weekend sono accorsi circa 600 veronesi, si tenta di attrarre altri clienti «con formule di abbonamento open multiservizio, che diano accesso insieme a nuoto libero e acquafitness, o con formule personalizzate». Con lo stesso obiettivo», spiega la club manager Sara Veneri di Forus Italia, società subentrata l’estate scorsa a Sport Management, «pensiamo di organizzare qualche evento con il bar interno».

 

Stipendi sospesi

E poi ci sono i ritardi nei pagamenti ai fornitori, ai quali negli ultimi due anni sono state chieste rateizzazioni e dilazioni. «Stiamo ricominciando solo ora ad essere regolari nei pagamenti, anche con gli stipendi: per mesi non siamo riusciti a pagare nemmeno i dipendenti», rincara Andrea Campara, amministratore della Css Vetrocar, società che gestisce le piscine Monte Bianco di San Michele. «Del resto se prima del Covid per il primo quadrimestre dell’anno la bolletta dell’energia era di circa 130mila euro, quest’anno è lievitata a 430mila. Stavamo sicuramente meglio quando eravamo chiusi, tant’è vero che molti colleghi in Veneto non hanno riaperto. Noi sì, quando ci hanno dato il via libera solo per gli agonisti. Una bella valvola di sfogo per tanti giovani che hanno potuto tornare ad allenarsi, ma noi ci siamo ritrovati solo con grandi costi e senza benefici. E se il Covid prima o poi ci lascerà, per il problema dell’energia non si intravede soluzione. Se non ci saranno correttivi, a settembre non credo potremo ripartire con la stagione invernale», aggiunge Campara, che con gli altri soci è intervenuto con garanzie personali per finanziare la società.

 

L’appello

Altri tentativi per concordare forme di indennizzo con governo ed enti locali sono già stati fatti dai gestori attraverso le associazioni di categoria e la Federazione Nuoto: l’Iva al 5 per cento sulle forniture di gas, che però da luglio tornerà al 22 per cento salvo ulteriori manovre; i tributi periodici da portare parzialmente in detrazione. Purtroppo solo palliativi, dicono gli interessati. «E i contributi Covid previsti in liquidazione tra fine giugno e luglio aiuteranno solo a pagare le bollette dell’estate. L’unica soluzione è che intervenga il governo con ulteriori misure», condivide Cognonato. «Il problema è anche culturale», conclude Campara, che dirige anche il Village, piscina di Bussolengo che, in quanto vasca dedicata solo al divertimento e non al nuoto sportivo è quella che in casa Css rischia più delle altre di non rivedere la luce a settembre. «Bisogna che si capisca che in piscina si vende salute, invece il nostro è un segmento che è stato trascurato dal governo. Ora mi salvo aprendo il tetto e così l’acqua la scalda il sole. Ma per l’autunno ci tolgano almeno le accise sul gas metano».

Elisa Pasetto

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