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Il trend

Il calo demografico svuota le scuole veronesi: altre 50 classi in meno

Bambini a scuola
Bambini a scuola
Bambini a scuola
Bambini a scuola

La denatalità svuota le scuole statali veronesi, che da un anno all'altro perdono 1.595 alunni. A settembre le primarie ne avranno 773 in meno, le secondarie di primo grado 501, le scuole dell'infanzia 391. Reggono soltanto le secondarie di secondo grado, che registrano un incremento di 70 studenti.
Complessivamente i bambini e i ragazzi iscritti all'anno scolastico 2022-2023 sono 105mila 962, così suddivisi: 7.020 all'infanzia, 37.857 alla elementari, 24.672 alle medie, 36.413 alle superiori.


«La variazione corrisponde all'1,49 per cento. Un dato significativo, sebbene sia il più basso del Veneto. A livello regionale, infatti, il decremento è dell'1,91 per cento. Pari a 10.949 alunni in meno rispetto all'anno precedente», spiega il dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale Sebastian Amelio. Il trend della decrescita fra i banchi non è una novità e, anzi, c'è da aspettarsi che avrà in prospettiva un'accelerata. Per ora, però, gli effetti del calo nascite sulla scuola sono pochi e infatti gli organici non subiranno forti scossoni. Il contingente dei docenti è pressoché confermato (si perdono 19 posti) e questo permette di attivare qualche sezione in più, abbassando così, anche se di poco, il rapporto medio di studenti per classe. «In particolare nelle scuole secondarie di secondo grado abbiamo ridotto il numero delle classi prime con più di 27 alunni. Attualmente sono 13, saranno nove a settembre. E credo che in fase di assegnazione dell'organico di fatto potremmo migliorare questa performance», sottolinea il provveditore. «Sempre alle superiori siamo riusciti ad attivare 14 classi in più, anziché le tre in più che derivavano dall'applicare al numero degli iscritti attuale il rapporto medio alunni/classe registrato un anno fa».
Nel complesso si formeranno 5.113 classi, che sono comunque 50 in meno rispetto allo scorso settembre. Sempre in materia di organici, ci saranno invece 163 posti in più per insegnanti di sostegno, a fronte dell'aumento anche degli alunni con disabilità, che passano da 3.796 a 4.043. Si aggiungono poi altri 38 posti per gli insegnanti di educazione motoria alla primaria, dove al momento si fa ginnastica senza il supporto di docenti specializzati. Queste nuove figure, introdotte dall'ultima legge di bilancio, lavoreranno con 417 classi quinte. L'impatto dell'inverno demografico interessa anche le scuole paritarie, sul cui destino pesa una disparità di trattamento nella ripartizione dei fondi statali. Nelle scorse settimane il presidente di Fism Veneto, Stefano Cecchin, ha lanciato un allarme: senza l'aiuto del Governo le scuole dell'infanzia paritarie, che rappresentano una parte importante del sistema scolastico pubblico, rischiano o di dover aumentare le rette o, peggio, di chiudere.

«Negli ultimi quattro anni abbiamo calcolato un calo di circa 800 iscritti», spiega Luciana Brentegani, presidente di Fism Veneto, «questo ha comportato una riduzione, ma non drastica, del numero delle sezioni: dal 2018/19 a oggi lo sbilancio è stato di quattro sezioni. Non abbiamo dovuto chiudere alcuna scuola. Per il prossimo anno abbiamo registrato un leggero aumento di iscrizioni nella fascia 0-3 e un calo, invece, nella fascia 3-6». Il fenomeno, afferma, è legato più alla denatalità che a questioni economiche, perché «nel veronese la situazione è in controtendenza rispetto allo scenario veneto: tutti i Comuni contribuiscono alla gestione insieme alla Regione e al Ministero dell'istruzione, erogando in media dai 900 ai mille euro a bambino all'anno. D'altra parte nel 35% dei comuni veronesi la scuola Fism è l'unica realtà educativa per l'infanzia presente». Brentegani sposa in ogni caso l'appello di Zaia. «Negli anni della pandemia c'è stato un aumento dei costi dettato dalla necessità di dividere i bambini per bolle e, dunque, di aumentare le unità di personale. Ciò si è tradotto in un incremento, seppure contenuto, delle rette, che comunque rimangono sotto la media di 170 euro». A Verona i bambini 0-6 anni iscritti nelle scuole Fism sono circa 14mila e i contributi ministeriali, che corrispondono a otto milioni di euro, sui 45milioni erogati al Veneto, «devono essere aumentati». 

Laura Perina

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