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EFFETTO ENERGIA

Il caffè amaro e i conti... salati. Tazzina già a 1,20: «Altra stangata se va avanti così»

La tazzina di caffè costerà di più, il prezzo sta già aumentando in modo più o meno pronunciato (MARCHIORI)
La tazzina di caffè costerà di più, il prezzo sta già aumentando in modo più o meno pronunciato (MARCHIORI)
La tazzina di caffè costerà di più, il prezzo sta già aumentando in modo più o meno pronunciato (MARCHIORI)
La tazzina di caffè costerà di più, il prezzo sta già aumentando in modo più o meno pronunciato (MARCHIORI)

L’amara verità, senza zucchero, sta nei numeri. La tazzina segue la linea di salita delle bollette per l’energia. «La materia prima di un espresso, come tutte le altre del resto in misura variabile, è rincarata mediamente del sette per cento», spiega Raffaello Cedro, titolare dell’«Emanuel Cafè» in piazza Bra. Conti presto fatti, in un locale centrale e di altissima frequentazione: «Nel 2019 la nostra spesa per l’elettricità era di 4.200 euro. Oggi supera i diecimila». «Si finirà per aumentare, sarà giocoforza ma comunque con l’attenzione a non finire fuori mercato. Esiste infatti la variabile della distribuzione automatica, sempre più diffusa. Mentre noi dobbiamo fare i conti costantemente con il costo del personale e del servizio».

All’interno del «quadrilatero» del centro storico la musica non cambia. Un caffè alla pasticceria «Barini», poco oltre la Porta della Bra costa 1,20 uero. «Le cose vanno così e se la tendenza non si inverte non è detto che non si deva aumentare ancora», spiega, rassegnato, Carlo Cristofoli, socio dell’esercizio. La «miscela sbagliata» è sempre la stessa: rincaro della materia prima e dei costi energetici. «La mia bolletta è già passata da mille a 1.300 euro», spiega. Se fosse la pubblicità del caffè con George Clooney basterebbe commentare «what else?».

«Io francamente li capisco ma ammetto: mi fermo meno spesso al bar. Ma quando ci vuole ci vuole, anche se una colazione ormai, se non un lusso, non può più essere un’abitudine quotidiana», commenta Roberta Campedelli, impiegata statale. Mostra lo scontrino di un locale in via Roma: ancora un solo euro per l’espresso. «Ci vado perché è buono, comunque», sorride.
Spostarsi non fa cambiare la musica. «Siamo ormai rassegnati», chiarisce Pina Salbego, titolare con il marito della pasticceria «Castelvecchio». L’espresso si paga un euro e dieci centesimi. Colpa dei costi dell’energia. «E tutto questo nonostante la sostituzione dell’illuminazione con le lampade a led ma le bollette salgono comunque... che altro si può fare?». «Siamo sommersi dai problemi, per non parlare di chi ne ha di più gravi, dei tanti che hanno perso il lavoro».

C’è chi azzarda: «Il costo del caffé è sempre stato agganciato a quello dei giornali». Nella realtà resta comunque inferiore. A pochi passi fuori dalla cintura della città storica, nei quartieri ad Ovest, i prezzi della tazzina resistono ancora intorno all’euro, in qualche caso con l’aggiunta di dieci centesimi. «Sforzo che si fa per la clientela, nonostante tutto», spiegano in un bar del rione Saval.
Rientrando verso il centro c’è chi fa di necessità virtù. E chiede di restare anonimo. «Il caffè costa ancora un euro al banco, due per chi si sieda al tavolo», conferma la giovane «bar-girl». Poi ammette: «È un trattamento che riserviamo di solito agli italiani, perché colpire direttamente proprio una delle nostre abitudini più consolidate...non ci sembra giusto». Orgoglio nazionale ed anche all’estero, del resto, da tempo si è capita l’antifona.


I costi sono uguali per tutti, alcuni scelgono la «linea Draghi»: «Whatever it takes», andare avanti a qualunque costo. Ma la bolletta è come una ghigliottina. «I prodotti aumentano, il lavoro, basta guardarsi intorno, assai meno», ribadisce Pina Salbego. Se fosse una pubblicità basterebbe un «What else?».

Paolo Mozzo

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