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L'emergenza

I rifiuti e l’inciviltà: 500 casi al giorno. E mancano operatori

Un operatore ecologico di Amia in piazza Erbe (Marchiori)
Un operatore ecologico di Amia in piazza Erbe (Marchiori)
Un operatore ecologico di Amia in piazza Erbe (Marchiori)
Un operatore ecologico di Amia in piazza Erbe (Marchiori)

Cartoni, divani sfondati e vecchi lampadari. Sacchetti, blu, gialli o del supermercato, tutti fuori dal cassonetto. Non fanno un bel panorama. Inoltre, con il termometro ormai fisso a ridosso della temperatura basale di un essere umano senza febbre, puzzano. Cinquecento chili, mezza tonnellata. Ovvero: i rifiuti di un anno di vita dell’italiano medio (veronese incluso), stando ai dati dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale.

«Bene: gli interventi quotidiani di Amia per scarichi impropri al di fuori dei cassonetti equivalgono proprio al dato medio di produzione individuale di scarti: 500. Forze, tempo e denaro perso, con il denominatore unico dell’inciviltà», chiarisce Diego Testi, dirigente dei Servizi di Amia. Accade in città, non solo nella Lessinia presa d’assalto dai cercatori di frescura e gnocchi di malga. «Poco ma sicuro, scontiamo uno spreco di energie che costa centinaia di migliaia di euro l’anno. Poiché ogni giorno abbiamo squadre in giro per rimediare, con un ovvio riflesso sull’attività normale di ogni singolo operatore».

Paradosso/1 Voce di tecnico, oggettiva e anche piuttosto arrabbiata. «Verona non è Roma, peraltro vanta una delle Tari (la tassa sui rifiuti) più basse in Italia. Ma inutile fare giri di parole: se ogni giorno, in quasi tutte le postazioni, si registrano depositi di rifiuti al di fuori dei cassonetti il vero problema ha un solo nome: malcostume, per giunta diffuso», incalza Testi. «Borgo Venezia? È la nostra l’area sperimentale per i conferimenti ad accesso controllato. Eppure il 10 per cento dei residenti non ha ancora ritirato la tessera...». Conseguenza logica: il sacchetto lo si lascia sull’asfalto. Consolazione parziale: «Il fenomeno non aumenta, va tutto sommato un po’ meglio che in anni passati. Ma c’è e resta». Vale soprattutto per gli scarti «di volume», dalla vecchia cucina al materasso. «Guarda caso, nelle zone in cui è attivo il sistema di raccolta “porta a porta“, l’abbandono di rifiuti ingombranti quasi non esiste. Inutile comunque cercare scuse: si tratta di comportamenti autolesionistici da parte dei cittadini, con costi che, alla fine, paghiamo tutti». Paradosso/2 Mancano operatori? Basta aprire il sito di Serit (Servizi per l’igiene del territorio), l’azienda che serve circa 50 Comuni della Provincia per imbattersi nell’annuncio: «Cerchiamo personale. Autista-raccoglitore». «È un nodo non di poco conto. Abbiamo sempre avuto gli “stagionali“ ma ora anche questo sembra un problema», ammette il presidente, Massimo Mariotti. E affonda la lama: «Certo, con il reddito di cittadinanza forse per molti è più comodo starsene in poltrona». In casa Amia la situazione non è molto diversa. «Dovremo presto indire una nuova selezione. Abbiamo una cinquantina di nuovi dipendenti ma le posizioni disponibili, stando alla graduatoria, erano ben maggiori», spiega Diego Testi. «Ebbene, tutti gli altri hanno rinunciato. A mia memoria qualcosa di simile non si era mai visto». E addio così anche al mito del «posto fisso». Oltre le mura Spostando l’obiettivo sulla provincia, sugli oltre 50 Comuni serviti da Serit (Servizi per l’igiene del territorio) la fotografia non cambia di molto. «A Bosco Chiesanuova abbiamo attivato il sistema di conferimento con tessera: ma se non viene ritirata...», riflette il presidente Massimo Mariotti. Come a Verona. «Certo, qualche turista maleducato c’è ma il guaio non sta lì». La medesima «assoluzione» arriva anche dall’azienda cittadina: «Non sono i visitatori il problema, nonostante gli alti numeri estivi». «Capita anche di dovere sostituire un operatore conoscitore dei luoghi per malattia, qualche “passaggio“ può saltare. Problemi cui stiamo cercando una soluzione con i Comuni ed il Consorzio di Bacino. Ma è inutile edulcorare: il nodo sta nella maleducazione e nello scarso civico», spiega Mariotti. Si rimedia, al pari di Amia, con interventi «ad hoc»: «Ma la crisi fa lievitare i costi, a partire dal carburante necessario per ogni mezzo attivato. E, francamente, non posso che ringraziare i 300 dipendenti di Serit per il loro impegno, a dispetto del Covid, del caldo e dei turni pesanti a servizio dei cittadini». Prospettive Malcostume. Carenza di personale. Mentre il futuro dovrebbe portare anche cassonetti «interrati» nelle vie del centro. Ma con questi presupposti l’impresa pare difficile. «Puntiamo sull’informazione, sul lavoro nelle scuole: i bambini dimostrano di sapere educare i genitori», ammette Bruno Tacchella, presidente di Amia. Ben vengano i «depliant» in sei lingue, rivolti agli stranieri. «Ma se le buone maniere non bastano non resta che investire sulle telecamere, che danno risultati». Imballi e cartoni invadono, ad ore fisse, le vie del centro. «Ci sono stati incontri con le organizzazioni del commercio, ma serve dialogare ancora, cercare di adeguarsi alle regole». «La vera raccolta differenziata la fa il cittadino, noi forniamo il servizio. È un gioco a due parti: se una non sta alle regole non funziona».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Mozzo

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