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Le denunce: «Percosse e umiliazioni quotidiane»

Ginnastica e maltrattamenti, allenatrice sospesa un anno: tra le presunte vittime due veronesi

Il giudice per le indagini preliminari di Brescia ha emesso un’ordinanza restrittiva. Perquisizioni in palestra e a casa di Stefania Fogliata
Ginnastica ritmica, la palestra Nemesi a Calcinato, nel Bresciano, dove si allenavano anche due atlete veronesi FOTO ONLY CREW
Ginnastica ritmica, la palestra Nemesi a Calcinato, nel Bresciano, dove si allenavano anche due atlete veronesi FOTO ONLY CREW
Ginnastica ritmica, la palestra Nemesi a Calcinato, nel Bresciano, dove si allenavano anche due atlete veronesi FOTO ONLY CREW
Ginnastica ritmica, la palestra Nemesi a Calcinato, nel Bresciano, dove si allenavano anche due atlete veronesi FOTO ONLY CREW

Ferma per un anno, durante il quale non potrà esercitare la professione di allenatrice di ginnastica ritmica. Ma quando gli è stato notificato il provvedimento ha chiesto: «Posso andare in Austria per una gara?». Una misura disposta dal gip di Brescia, su richiesta del pm Alessio Bernardi nei confronti di Stefania Fogliata, nei mesi scorsi rimasta coinvolta in un’inchiesta. E che è stata notificata ieri.

L’ipotesi di reato è di maltrattamenti nei confronti di alcune allieve della palestra Nemesi di Calcinato. Sono complessivamente otto, provenienti anche da altre province, quelle che hanno sporto denuncia. Fra loro anche due ginnaste veronesi.

Le indagini scattate dalla denuncia di una madre

Le indagini sono state condotte dalla squadra Mobile della Questura di Brescia e tutto è iniziato nel settembre scorso, quando la madre di due allieve si è rivolta a una poliziotta di sua conoscenza per riferire di quanto si sarebbe resa responsabile l’allenatrice e per chiedere come comportarsi. Da allora sono state svolte indagini e il quadro accusatorio che è emerso è pesantissimo, sulla base degli elementi raccolti dagli investigatori e dagli inquirenti, soprattutto sentendo le parti offese. Sono, quei gesti violenti, quelle espressioni pesanti, quelle punizioni che venivano inflitte, raccolte in un’ordinanza di 50 pagine.

Il Gip nell'ordinanza: «Distorsione e che ha trasformato le giovani atlete in automi»

«Non si discute», scrive il gip nell’ordinanza, «del fatto che l’ambiente agonistico sia dotato di regole e che richieda disciplina e rigore, ma del fatto che il superamento consapevole e costante del limite di esigibilità del rispetto dei canoni e dei principi informatori dell’insegnamento della ginnastica ritmica, è una distorsione e che ha trasformato le giovani atlete in automi: esse dovevano accettare supinamente critiche feroci, insulti gratuiti, invasioni indebite della sfera privata, aggressioni fisiche e nel contempo essere disposte a rispondere con gratitudine agli apprezzamenti dell’indagata».

Inoltre, la «congerie di insulti, minacce, percosse, pressioni psicologiche dirette e indirette, gli appellativi evocanti esseri mostruosi (“Goblin“) o animali dalle forme arrotondate e dalle abitudini alimentari onnivore (“maiale“) declinate verbalmente e fisicamente, protrattasi per un significativo periodo di tempo, senza soluzione di continuità nei confronti delle vittime fino al loro ritiro dalla “Nemesi“, è stato elevato a schema comportamentale tipico da parte dell’allenatrice nei riguardi delle allieve».

L’allenatrice, prosegue il magistrato, «ha saputo ben dosare vessazioni e complimenti così da creare non semplicemente una forma di soggezione, del tutto ordinaria nei rapporti asimmetrici, ma un vero e proprio condizionamento psicologico, la cui rimozione avviata con l’allontanamento da “Nemesi“, è ancora in corso» e «pertanto, anche solo ponendo mente al significato comune delle parole profferite nei confronti delle ginnaste, senza necessità di spendersi sull’idoneità lesiva delle percosse, unito alla loro reazione di pianto, si ottiene la dimostrazione della consapevolezza del dolo di maltrattamento in capo all’indagata».

Il magistrato: «Oltre al quotidiano stillicidio d’improperi e umiliazioni anche percosse e punizioni»

Con riferimento ai comportamenti che sarebbero stati tenuti nei confronti di un’atleta è scritto nell’ordinanza: «A questo quotidiano stillicidio d’improperi e umiliazioni si sono sommate le percosse, inferte sia nel magazzino della palestra, sia nell’autovettura dell’indagata al rientro da una gara o la semplice evocazione del luogo (“lo stanzino“), già teatro delle violenze fisiche e le “punizioni“, estese anche alle altre allieve, quando non riusciva in un esercizio». L’allenatrice indagata ha quindi saputo ieri del provvedimento del gip in base al quale non potrà allenare per un anno.

Le perquisizioni

La notifica del provvedimento è stata eseguita unitamente alla perquisizione della palestra e dell’abitazione. Al centro delle attenzioni degli investigatori tutti i dispositivi informatici, dai computer ai telefoni. Agli atti dell’indagine ci sarebbe un video in cui l’indagata ha filmato i propri metodi d’allenamento, pare per mostrare le propri capacità professionali. Video che sarebbe poi stato consegnato a una mamma proprio a scopo dimostrativo. Ora, l’indagata verrà sottoposta, entro una decina di giorni, all’interrogatorio di garanzia. Nei mesi scorsi, infine nell’ambito dell’inchiesta bresciana, erano stati sentiti i vertici della federazione e a quanto si è appreso non erano emersi elementi in favore dell’allenatrice.

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Mario Pari

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