<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Quote rosa

Fiera, zero donne nel cda. E scoppia il caso

Il rinnovo del cda di Veronafiere ha fatto esplodere la polemica
Il rinnovo del cda di Veronafiere ha fatto esplodere la polemica
Il rinnovo del cda di Veronafiere ha fatto esplodere la polemica
Il rinnovo del cda di Veronafiere ha fatto esplodere la polemica

Il neoeletto Consiglio di amministrazione di Veronafiere, presieduto da Federico Bricolo, leghista, è tutto al maschile. Zero donne. E scoppia il caso politico. Che entra di peso nella campagna elettorale. Dalle forze di opposizione alla maggioranza di centrodestra del sindaco, e ricandidato, Federico Sboarina, partono contestazioni a raffica. Ma lui contrattacca. Il caso, peraltro, si allarga.

Nei nove organi di indirizzo o gestionali delle nove principali aziende ed enti partecipati, e la Camera di Commercio, le donne sono il 20 per cento. La polemica però è sul rinnovo del cda di Veronafiere, di sette membri. «Siamo sconcertati dalla decisione di nominare un cda composto da soli uomini. Ci chiediamo se sia questa l'immagine inaccettabile che la Fiera vuole mostrare agli stakeholder di tutto il mondo. Oggi, nel 2022, il mancato rispetto della parità di genere è a dir poco discutibile in qualsiasi forma di organizzazione, sia sul piano della legittimità che su quello dell'opportunità», dicono in nota Tommaso Ferrari e Beatrice Verzé, rispettivamente consigliere comunale uscente e vicepresidente di Traguardi, e ricandidato a sostegno della candidatura a sindaco di Damiano Tommasi, per il centrosinistra. «I soci della Fiera, in particolare il Comune di Verona, dimentica metà della società, le donne. Come se non ci fossero donne preparate, competenti e all'altezza di ricoprire ruoli di responsabilità in Fiera a Verona. Segno di una involuzione culturale e proprietaria delle istituzioni, con Verona che peraltro perde energie e competenze del mondo femminile», dice Elisa Dalle Pezze, presidente uscente della Seconda circoscrizione, nonché ricandidata del Pd al Consiglio comunale e a quello della circoscrizione. «Se Sboarina non rimedierà immediatamente a questo vulnus ci penserà il prossimo sindaco, Damiano Tommasi».

Ma, come detto, a stigmatizzare la mancanza di donne, c'è anche l'Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili di Verona, che in una nota del proprio Comitato pari opportunità scrive che «con questa scelta la città di Verona, attraverso il voto espresso da alcune tra le sue massime istituzioni tra cui il Comune, socio di maggioranza relativa al 39,48 per cento e la Camera di Commercio, socio al 14,36 per cento, oltre che dai soci appartenenti al mondo finanziario, ha ignorato il principio del rispetto della parità di genere. Un'opportunità persa per la città, e un pericoloso passo indietro nel rispetto e nella promozione delle pari opportunità».

Ma che cosa pensano dal versante centrodestra? La deputata Vania Valbusa, della Lega, replica: «Il nostro partito ha espresso il presidente e avevamo scoperto subito la carta, dopo di che io credo stia alla sensibilità di chi va a fare le nomine, anche se in questo caso c'è un dato di fatto: cioè alcune cariche sono espresse da soci, come la Camera di Commercio, che ha scelto il presidente di Coldiretti Vantini, già in carica, al posto del precedessore. Quindi non è facile muoversi», dice Valbusa, che sulle quote rosa in politica, peraltro, si dice favorevole: «Il fatto che ne stiamo ancora parlando, dimostra che il problema della parità di genere in politica non è stato risolto».

Sboarina contrattacca. «Le quote rosa per la sinistra sono buone solo quando servono a fare polemica, non quando vanno applicate. Basta guardare come si sono comportati Pd e Traguardi con le ultime nomine in cui dovevano presentare le candidature: a settembre 2021 al Consorzio Zai hanno indicato due maschi», dice. «Ben prima, lo stesso hanno fatto in Consiglio comunale dove il Pd ha designato un uomo alla carica di vicepresidente e quando ha dovuto sostituire la capogruppo ha messo un maschio». Nel caso di Veronafiere «la scelta degli 11 soci è stata individuare le persone più adeguate al ruolo. Queste sono state ritenute le migliori per questo momento della vita aziendale e indicate nella lista unitaria di tutti i soci, compresi quelli privati. Usciamo quindi dalle polemiche partitiche, perché non sono state nomine esclusivamente politiche. E comunque per il centrodestra, le quote rosa non sono un tabù perché abbiamo rappresentanti femminili di valore in diversi ambiti»..

Enrico Giardini

Suggerimenti