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La testimonianza

«Fare l'autista? La paga è bassa e si è sempre in trincea»

Luca Cristofoli, autista Atv
Luca Cristofoli, autista Atv
Luca Cristofoli, autista Atv
Luca Cristofoli, autista Atv

«Ho iniziato il turno alle 5 del mattino, ho guidato fino alle 9, poi ho ripreso a mezzogiorno e avanti fino alle 15». Luca Cristofoli è autista di autobus, ha 45 anni e da quattordici lavora in Atv. Ieri pomeriggio, sceso dall’autobus, è corso a recuperare i due figli, uno a scuola, l’altra dagli zii. «Nonostante gli orari che spesso occupano l’intera giornata riesco in qualche modo a gestire gli impegni personali: ma se non ci fosse una rete di nonni e parenti ad aiutare sarebbe complicato. Capisco chi viene da fuori Verona e fatica a conciliare lavoro e famiglia: ne ho visto tanti andarsene in questi anni, almeno un centinaio». Oggi l’azienda è a caccia di una quarantina di autisti da assumere. Altri venti li deve reclutare La Linea, società che ha in appalto una parte del servizio extraurbano. Ma i candidati non si trovano.

Una questione di orari?

Se lavori sulle linee urbane come nel mio caso, hai un nastro orario, cioè un impegno lavorativo di dieci ore che diventano dodici nell’extraurbano. Possono essere compattate, quindi dalle sei alle sette ore e un quarto continuative, oppure spezzate, come nel mio caso oggi. Puoi iniziare alla mattina all’alba, poi interrompere e rimetterti alla guida sul mezzogiorno, fermarti e ricominciare alla sera terminando alle 22. E ogni giorno gli orari cambiano. A livello psicofisico non c’è stabilità, non ti svegli mai alla stessa ora, non pranzi né ceni allo stesso orario del giorno prima.

E non ci sono sabati né domeniche...

No, lavoriamo sei giorni su sette, domeniche comprese. Il riposo capita facilmente durante la settimana. E non ci sono grandi vantaggi dal punto di vista economico: è ancora in vigore un regio decreto del 1923 per il servizio urbano e una legge del 1958 per quello extraurbano, e in base al contratto nazionale lavorare la domenica non è così remunerativo. È prevista un’indennità che è poca roba. Ed è così anche per gli straordinari che vengono pagati solo il 10% in più e questo ovviamente non li rende appetibili: chi entra in Atv con una paga base tende a farne per guadagnare qualcosa in più, ma così azzera la vita privata.

Veniamo appunto alla questione salariale: una delle criticità che rende poco attraente il mestiere di autista nel trasporto pubblico locale è lo stipendio. Anche il presidente dell’azienda, Massimo Bettarello, ha detto che nella contrattazione di secondo livello - la cui discussione inizierà nei prossimi mesi - bisognerà pensare a mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori. È così critica la situazione?

Un neoassunto guadagna 1.200 euro al mese. Mettici un affitto da pagare di 500 euro: cosa resta per mantenere una famiglia? 

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Andava meglio quando lei era stato assunto, 14 anni fa?

Fino a un certo punto: appena entrato in Atv il mio stipendio era di 1.050 euro. Però c’erano altri orari: ad esempio allora il turno diurno finiva alle 21, oggi termina più tardi, alle 22, mentre le linee notturne dalla domenica al giovedì corrono fino alle una di notte, il venerdì e il sabato fino alle 3. Ma non è solo questo...

Cioè?

C’è anche una questione di sicurezza e me ne rendo conto perché sono Rsa dell’azienda e sento le lamentele dei miei colleghi: la situazione è peggiorata molto negli ultimi due anni, così come l’utenza. Prima del Covid salivano sui mezzi soprattutto studenti e lavoratori pendolari, mentre questi ultimi oggi sembrano preferire i mezzi privati. È aumentato tanto il nervosismo e i passeggeri vedono l’autista come front office dell’azienda, così ogni cosa che non va viene ricaricata su di noi. È una vessazione continua, verbale e talvolta anche di altro tipo. E succede anche quando non ci sono ritardi e siamo in perfetto orario.

Magari i problemi sono altri: il condizionatore rotto, i finestrini sono bloccati...

È vero, c’è anche quest’altro problema: non solo non si trovano autisti, ma nemmeno meccanici che lavorino nelle officine dell’azienda. Non è un mestiere abbastanza appetibili, si preferisce andare nelle officine private che pagano di più. Così si fatica a fare anche la manutenzione ordinaria degli autobus e in giornate come questa, con 30 gradi, abbiamo mezzi che viaggiano con il condizionatore rotto. 

Francesca Lorandi

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