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UNA PARTITA SPECIALE/1

Damiano Tommasi: «Sognavo con una radio. Rinato grazie a Spalletti. A Ferragosto sia lo spettacolo di tutti»

Damiano Tommasi
Damiano Tommasi
Damiano Tommasi
Damiano Tommasi

Uno stadio senza barriere. Damiano Tommasi, da ragazzino, aveva già tutto sotto casa. Contrada di Vaggimal, vista scuola, prati in discesa. Ed una radio che trasmetteva sogni. Il sindaco di Verona si tuffa dentro Hellas-Napoli, partita di emozioni e di pruriti, di cori cattivi e di calcio da campioni. Di odio e di voglia di distensione. La palla, spesso era così in passato, passa proprio al primo cittadino.

 

Tommasi, ricorda dov’era quel 16 settembre 1984, il giorno di Verona-Napoli 3-1, il giorno in cui iniziava la cavalcata scudetto dei ragazzi di Bagnoli?

«Casa mia, Vaggimal. Per noi il Verona era Roberto Puliero. La voce che usciva dalla radio e che ci faceva sognare. Giocavamo vicino alle scuole, nei prati. Poi, arrivava il gol, ci fermavamo. Si faceva festa. E si tornava a giocare. L’anno dopo avrei iniziato a giocare a calcio. Quel Verona e quei momenti rievocano ancora pura magia».

 

Poi Damiano si è fatto giocatore e il Napoli l’ha incontrato per davvero, sul campo

«Ho due momenti che descrivono il senso di una sfida che non è stata mai banale. Naturalmente, fanno parte del mio percorso da calciatore e dentro c’è la storia con la Roma. Ricordo Un 6-1 rifilato agli azzurri all’Olimpico. Sulla panchina del Napoli c’era Bortolo Mutti, allenatore importante per me, visto che fu lui a farmi giocare con continuità nel Verona. Sono sincero: rimasi dispiaciuto per lui. Mutti era un allenatore di grande spessore umano. E poi c’è la gara del San Paolo, penultima del campionato 2000-2001. Dovevamo vincere per festeggiare lo scudetto in anticipo sulla fine della stagione. Ma pareggiamo 2-2, e a rovinarci la festa segnò anche Pecchia (ex allenatore proprio dell’Hellas qualche stagione fa ndr) e tutto fu rimandato di una settimana».

 

La partita che arriva a Ferragosto porta con sè altri ricordi?

«Sì, Luciano Spalletti. Con l’attuale tecnico del Napoli ho legame forte. Ai tempi in cui allenava la Roma mi regalò una sorta di rinascita (era la stagione 2005-2006 ndr). Arrivavo da un brutto infortunio, da una lunga sosta e sembrava che tutto fosse finito. Saltai un’intera stagione, ma Luciano capì tutto e mi tenne in grande considerazione. Mi diede una nuova chance, mi regalò fiducia. E non dimentico».

 

Vista da qui: Napoli è Maradona?

«Sì, Ma Maradona dimostro la sua grandezza a Napoli perché ebbe la possibilità di calarsi in un ambiente speciale. Napoli non è solo una squadra, è molto di più».

 

Sugli spalti, da tempo, non c’è amore tra i tifosi. Qual è il messaggio che si sente di inviare?

«Quando ero a Roma, il derby con la Lazio era la partita dell’anno. Non si aspettava altro. Con il tempo divenne una partita importante tra due squadre che aspiravano al massimo. Credo si debba spostare il “senso“ del valore della gara anche da noi. Verona e Napoli si sono incrociate spesso. Negli ultimi anni l’Hellas ha fatto un grande salto in avanti. Se l’è giocata, ha vinto al cospetto di un grande club. Oggi più che mai credo che l’aspetto sportivo debba prevalere su tutto. Vorrei fosse lo spettacolo di tutti e per tutti».

 

L’Hellas di Cioffi è reduce da una pesante sconfitta con il Bari. Che idea si è fatto di questa primissima parte di stagione?

«La stagione inizia a mercato ancora in corsa. E questo, vale per tutti, non aiuta certo a trovare stabilità. La testa va altrove. Sai di non essere ancora quello che dovresti essere. C’è chi va e c’è chi ancora non è arrivato. Il Bari era arrivato a Verona per giocarsi la partita dell’anno. Ed è successo quello che è successo».

 

Questione di stabilità?

«Di quello e di tempo. Quando il gruppo sarà formato ci vorrà tempo per creare equilibrio. Credo sia cosa fisiologica. Quattro gare le giochi a mercato aperto, un paio ti serviranno dopo per sistemarti. Come dicevo, però, affrontare il Napoli genera grandi stimoli. E spero possa uscirne una gara di spessore e di orgoglio per il Verona».

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