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Il ReiThera testato anche allo Spallanzani

Il vaccino sperimentato a Verona «è sicuro e genera una forte risposta immunitaria»

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I volontari della sperimentazione del vaccino Covid a Verona (Marchiori)
I volontari della sperimentazione del vaccino Covid a Verona (Marchiori)
I volontari della sperimentazione del vaccino Covid a Verona (Marchiori)
I volontari della sperimentazione del vaccino Covid a Verona (Marchiori)

«Oggi ReiThera, società biotecnologica di Castelromano, ha reso noti i primi dati sul candidato vaccino italiano Grad-Cov2, in sperimentazione presso l’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma e a Verona al Policlinico di Borgo Roma.. Le prime indicazioni che arrivano dalla sperimentazione sui volontari tra i 18 e i 55 anni ci dicono che questo vaccino è sicuro ed induce una consistente risposta immunitaria, con la produzione sia di anticorpi neutralizzanti specifici che con l’attivazione di una forte risposta da parte dei linfociti T».

Lo dice in una nota Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, che sottolinea: «A breve avremo anche i dati dei volontari di età superiore ai 65 anni, e potremo così pianificare con ReiThera le fasi 2 e 3 della sperimentazione, in linea con i tempi stabiliti. Ci conforta sapere che altri vaccini che utilizzano la stessa tecnologia del vettore virale, e che hanno iniziato la sperimentazione prima di noi, hanno annunciato nei giorni scorsi dati molto incoraggianti sulla capacità di questo tipo di vaccino di proteggere dal virus».

Ippolito aggiunge che «le notizie di oggi confermano inoltre la bontà della scelta che la Regione Lazio e il Ministero della Ricerca hanno fatto, sin dalle prime fasi della pandemia, di finanziare la sperimentazione di un candidato vaccino ideato, testato e prodotto nel nostro Paese, nel distretto industriale biotecnologico di Pomezia-Castelromano, attivando una virtuosa collaborazione tra eccellenze pubbliche e avanzate strutture biotecnologiche private».

E conclude: «Questo risultato non sarebbe stato possibile senza l’attivazione, all’interno dello Spallanzani, di una specifica unità di Fase 1 Covid-19, che ha visto impegnate tutte le direzioni dell’Istituto in un grande sforzo organizzativo, e avvalendosi di un team clinico e di ricerca di altissimo profilo, con l’impegno dei laboratori di Virologia ed Immunologia, dei clinici e degli epidemiologi, senza dimenticare il fondamentale contributo dato dal Centro Ricerche Cliniche del Policlinico di Verona, dove si è svolta una parte significativa del trial».

 

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