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Il punto dell'Ulss 9

Il ritorno del covid dalla Cina: «Attenzione, ma non sarà un film già visto»

La situazione appare attualmente «più che gestibile» nel Veronese, con i nuovi casi di positività al Covid-19 ormai stabilizzati
Pietro Girardi dell'Ulss
Pietro Girardi dell'Ulss
Pietro Girardi dell'Ulss
Pietro Girardi dell'Ulss

C’è l’allerta. Ma il passaggio al livello di allarme, ad oggi, appare lontano. La nuova «sindrome cinese», la paura di un ritorno in grande stile dell’infezione di Sars Cov-2 dall’Oriente, più che legittima sulla scorta dell’ordinanza firmata dal ministro della Salute Orazio Schillaci che prevede controlli sui viaggiatori provenienti dalla Repubblica Popolare, «non sarà», secondo il direttore dell’ Ulss 9 Scaligera, Pietro Girardi, «la replica di un film già visto».

 

«Niente panico»

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, è sulla stessa lunghezza d’onda: «Niente panico ma attenzione. Al momento le evidenze scientifiche riferiscono di un’infezione legata alle vie respiratorie superiori, senza compromissione polmonare. Ed è importante che, come sta accadendo, il mondo scientifico continui a suggerire le azioni più appropriate».

Situazione prevedibile, quella che ora, da Pechino, torna a preoccupare. «Siamo organizzati. Ma resta importante, ora, sequenziare il virus, per capire se si tratti di una sottovariante di Omicron od altro». Controlli L’avviso sugli arrivi di passeggeri all’aeroporto «Catullo» di Villafranca, mai diretti e quasi sempre provenienti dallo scalo intermedio di Francoforte, vengono «annunciati dalla struttura ministeriale (Usmap, ndr) con anticipo di 12 ore». Consentendo all’unità mobile di stanza all’ospedale di Bussolengo di effettuare i tamponi, antigenici e molecolari, sulla cui base verrà determinato l’eventuale isolamento della persona. Nello stesso nosocomio che ora prevede, al quarto piano, 14 posti letto destinati a quanti non avessero un domicilio fisso per il periodo di quarantena. Se le cose volgessero al peggio altri ricoveri verrebbero ricavati nei reparti di Isola della Scala, dove furono accolti i primi profughi ucraini.

 

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«Ci si scotta una volta sola»

«Ma ci si scotta una volta sola, la macchina si è attivata a poche ore dall’indicazione ministeriale», afferma, Alessandro Ortombina, coordinatore dell’Unità diagnostica per il Covid. Ovvero: non si prevede una replica del film. «Ora abbiamo l’“allenamento“, la struttura e il metodo», conferma la direttrice sanitaria, Denise Signorelli. Prevenzione Gioca a favore la situazione sanitaria.

Che nel Veronese risulta stabilizzata, «con una media di 300 vaccinazioni giornaliere, più che raccomandate agli ultrasessantenni ed alle persone “fragili“ per altre patologie». I tamponi effettuati nei centri attivi (Marzana, Bussolengo, San Bonifacio e Legnago) sono poco meno di 3mila ogni giorno. «Una quota di questi viene inviata all’Istituto Zooprofilattico regionale per il sequenziamento del virus», spiega Signorelli. «Un sistema di indagine che rimane fondamentale per l’individuazione eventuale di varianti del virus». Intanto negli ospedali, rispetto ad un anno fa quando i ricoveri si contavano ancora per centinaia, la situazione non preoccupa: «Abbiamo 50 persone degenti per altre cause e risultate positive al Covid ma solo cinque effettivamente trattate per complicanze dell’infezione».

 

Poca comunicazione

Eppure la Cina, reduce e sconfitta nella sua politica «zero contagi», con un numero scarso (in proporzione ad oltre un miliardo di persone, ndr) di vaccinati e con una copertura dalla malattia grave che non supera il 40 per cento, torna a fare paura. Anche per la scarsa chiarezza nella comunicazione: oggi come quasi tre anni fa.

«All’imbarco negli aeroporti già vige l’obbligo di tampone. In arrivo a Verona, oltre alla struttura cui già si affida normalmente il “Catullo“, siamo pronti ad intervenire con un’unità mobile, su segnalazione dell’Usmaf (Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera, ndr). Chi risultasse positivo dovrà rispettare l’isolamento, com’è prassi». Ai viaggiatori più prossimi per collocazione di posti, sulla scorta dei dati forniti dalle compagnie aeree, verrà per ora solamente evidenziato il possibile rischio. Rimane però il «buco» legato agli arrivi «da terra», possibili da altre città europee: c’è l’obbligo di effettuare un tampone ma si tratta di un flusso piuttosto difficile da intercettare. Materia, quest’ultima, sui cui l’ Ulss 9 (come tutte le altre) non ha giurisdizione. E se la situazione appare attualmente «più che gestibile» nel Veronese, con i nuovi casi di positività al Covid-19 ormai stabilizzati (273, dato del 29 dicembre, ndr), Giovanna Varischi, direttrice del Servizio di Igiene e sanità pubblica (Sisp), rilancia le regola della prudenza. «Forse abbiamo scordato alcune buone pratiche, dalla sanificazione delle mani all’uso della mascherina nei luoghi più affollati e chiusi». Atteggiamenti da conservare. Questione di prudenza..

Paolo Mozzo

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