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In Appello

Condanne più pesanti per Giacino e consorte

In Appello
Vito Giacino e Alessandra Lodi
Vito Giacino e Alessandra Lodi
Vito Giacino e Alessandra Lodi
Vito Giacino e Alessandra Lodi

A Venezia, in Corte d’Appello «bis», l’ex sindaco Vito Giacino e la moglie Alessandra Lodi si sono visti appesantire il conto con la giustizia per la tangente da 1 milione e 270mila euro a loro «promessa» da un costruttore veronese in cambio dell’edificabilità di alcuni lotti legata all’approvazione di una Variante al Prg. Per sbloccare il procedimento amministrativo e ottenere il nulla osta a costruire, il «metodo Giacino» prevedeva il pagamento di quelle che il pm Beatrice Zanotti ha definito «tangenti mascherate da fatture» alla consorte del numero due di Palazzo Barbieri - di mestiere avvocato - camuffate da consulenze professionali. Nel primo processo d’appello, nel 2016, la coppia è stata condannata per «concussione per induzione»: rispettivamente Giacino a 3 anni e 4 mesi e la consorte Lodi a 2 anni e 4 mesi. L’altro giorno i due, sempre tutelati dagli avvocati Apollinare Nicodemo ( Lodi) e Filippo Vicentini ( Giacino), sono comparsi di nuovo davanti alla Corte d’Appello composta in maniera diversa dalla precedente in un processo d’appello bis per rispondere delle «imputazioni connesse (è scritto nel dispositivo della Cassazione che ha accolto in parte il ricorso dell’allora procuratore generale della Corte d’Appello Condorelli) alla promessa nel 2011 di 1 milione e 270mila euro e alla dazione di 100mila euro nello stesso anno». In secondo grado, sul punto, la coppia era stata assolta per mancanza di prove in quanto l’accusa «non aveva prodotto riscontri delle avvenute dazioni». E’ intervenuta quindi la Cassazione chiedendo un processo d’appello bis per la «promessa» fatta dal costruttore a Giacino della mazzetta ultra milionaria, celebrato mercoledì con sentenza di condanna arrivata nel pomeriggio «in peius» per i due imputati. La Corte, infatti, invece che confermare le condanne del primo processo d’Appello, le ha innalzate aggravandole per entrambi: i 3 anni e 4 mesi di pena di Giacino sono diventati 4 anni di reclusione; i 2 anni e 4 mesi della moglie sono diventati 3 anni e 4 mesi. Per Lodi, in più, è stata applicata la pena accessoria della interdizione temporanea dai pubblici uffici (già comminata all’ex sindaco). Entrambi, poi, sono stati condannati a rifondere le spese sostenute dalle parti civili: per il costruttore (3.500 euro per il giudizio in Cassazione e 1.800 per il “bis“ in Appello) e il Comune di Verona (1.800 euro).

C.F.

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