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social e violenza

Sfida della «cicatrice francese», l’Antitrust indaga su Tik Tok

Dopo i casi di autolesionismo registrati anche tra gli studenti di qualche scuola veronese. Don Mazzai, il “prete social“: «Bene il controllo delle autorità, ma è più importante formare sia i ragazzi che gli adulti»
Due fotogrammi dei video tutorial diffusi su TikTok
Due fotogrammi dei video tutorial diffusi su TikTok
Due fotogrammi dei video tutorial diffusi su TikTok
Due fotogrammi dei video tutorial diffusi su TikTok

La sfida della «cicatrice francese» è finita nel mirino dell'Antitrust. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha stabilito di avviare un'istruttoria nei confronti della società TikTok Technology Limited a seguito della presenza, su questa piattaforma estremamente popolare tra gli adolescenti, di numerosi video che sdoganano tendenze pericolose e autolesioniste.

Tendenze tra cui, appunto, la «cicatrice francese»: una sfida che consiste nel darsi un pizzicotto sullo zigomo per procurarsi un segno orizzontale simile a una cicatrice, cosiddetta «francese» perché richiamerebbe l'abitudine dei miliziani del dittatore haitiano François Duvalier di sfoggiare cicatrici sul viso come segno distintivo di orgoglio e forza bruta.

Alcune settimane fa, dopo i primi casi denunciati a Bologna, questa nuova moda era emersa anche in una scuola media di Borgo Roma, dove alcuni alunni si erano presentati in classe con dei vistosi segni rossi sulle guance, molto simili fra loro, insospettendo gli insegnanti e spingendo la dirigente scolastica ad approfondire la questione, per poi avvertire i genitori attraverso una circolare.

L'accusa alla piattaforma e l'istruttoria

Per lo meno a Verona, il fenomeno sembra aver avuto vita breve. In ogni caso le società responsabili della piattaforma sono state accusate di non aver applicato le linee guida che impongono la rimozione di contenuti pericolosi relativi a sfide, suicidio, autolesionismo e alimentazione scorretta.

L'Antitrust ha contestato anche l'utilizzo di tecnologie legate all'intelligenza artificiale per rendere gli utenti dipendenti dalla piattaforma, come l'algoritmo sotteso al funzionamento della sezione «Per te», in grado di proporre contenuti pensati su misura per l'interesse e l'engagement dell'utente.

Insomma, c'è più di un motivo ad aver convinto il garante ad avviare un'istruttoria.

TikTok: «Pronti a collaborare»

Dal canto suo la società TikTok si dice pronta a collaborare per far luce sulla diffusione tra gli adolescenti di questa sfida autolesionistica. «Oltre 40.000 professionisti dedicati alla sicurezza lavorano per mantenere la nostra community al sicuro e prestiamo particolare attenzione a proteggere gli adolescenti. Non autorizziamo contenuti che mostrino o promuovano attività o sfide pericolose, suicidio, autolesionismo o comportamenti alimentari scorretti», si legge in una nota.

«Inoltre, le nostre policy per il suggerimento dei contenuti aiutano ad assicurare che il contenuto sia adatto a qualunque tipo di pubblico e mettiamo a disposizione risorse per il benessere e la sicurezza all'interno della nostra App. Collaboreremo pienamente con le autorità competenti per rispondere a qualunque domanda relativa alle nostre policy e procedure».

Il parere della psicologa e di «don TikTok»

«Finalmente viene dato risalto al problema del controllo dei social network, che non sono normati», esulta la psicologa Giuliana Guadagnini, esperta di tematiche adolescenziali. «In teoria l'uso di TikTok è vietato i minori di 13 anni e solo chi ne ha compiuti 16 può registrare video dal vivo e utilizzare i messaggi. Ma nella pratica le cose vanno diversamente», dice.

E spiega: «Per i giovanissimi i social network corrispondono a luoghi di aggregazione, da lì passa l'approvazione degli altri e quindi la realizzazione personale. Per fortuna certe mode durano il tempo che durano e anche la «cicatrice francese» è sparita in pochi giorni. A me non risulta che nessuno dei ragazzi ci abbia riprovato, vuoi perché sono intervenute la scuola e le famiglie, vuoi perché si sono stancati».

Interpellato, interviene sull'argomento anche don Ambrogio Mazzai, il sacerdote veronese conosciuto anche come don TikTok, 31 anni e 360mila follower. «La sfida della «cicatrice francese» era una delle più innocue, se così possiamo definirla, mentre abbiamo assistito in passato alla diffusione di altri contenuti molto più preoccupanti, che inducono comportamenti a rischio. Un controllo da parte dell'Autorità è giusto, ma rischia di lasciare il tempo che trova. È fondamentale formare e sensibilizzare tanto gli adulti quanto i giovanissimi all'uso di queste piattaforme. Ai ragazzi che incontro nelle scuole dico sempre di rendersi conto, con senso critico, che non tutto quello che vedono online va bene e che replicare certi atteggiamenti non li rende migliori».

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Laura Perina

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