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L'analisi

Centro destra leader a Verona, ma nella coalizione sono cambiati i rapporti di forza

Confrontando le elezioni di ieri a quelle di cinque anni fa, si è assistito a una redistribuzione di forze all'interno del centrodestra, nel Veronese. Con il boom di FdI di Giorgia Meloni
Uno scrutatore al seggio
Uno scrutatore al seggio
Uno scrutatore al seggio
Uno scrutatore al seggio

Tra conferme, exploit e regressioni. Con una redistribuzione di forze nel centrodestra. È il confronto con i precedenti appuntamenti con le urne. Ma com'era andata, a Verona e nel Veronese? Prendiamo in esame tre tornate elettorali, per i principali partiti. E il confronto più immediato è quello delle comunali di Verona dello scorso giugno, con voto il 12 giugno, il primo turno. E ballottaggio il 26, quando ha vinto il sindaco Damiano Tommasi, con una coalizione di centrosinistra, di partiti e civiche, con il 53,4 per cento sul sindaco uscente Federico Sboarina, centrodestra.

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Per fare un raffronto però bisogna guardare al primo turno, delle amministrative, quando si votano le liste, oltre ai candidati sindaco. Nel centrodestra che sosteneva Sboarina, il primo partito è stato Fratelli d'Italia, con l'11,91 per cento, davanti alla Lega, con il 6,62. Sboarina, che aveva a suo sostegno anche liste civiche, ha conquistato complessivamente il 32,7 per cento, mentre Tommasi al 40.

Forza Italia, che a livello nazionale è nel centrodestra, era invece per Flavio Tosi, che con Forza Italia - partito in cui poi è entrato con parte delle sue civiche, e si è candidato - alle comunali scaligere si è assestata invece sul 4,34 per cento. Sul fronte del centrosinistra, invece, il Pd alle comunali è stato il primo dei partiti, con il 13,07 per cento. Il Movimento 5 Stelle? Non aveva partecipato con il primo simbolo alle competizione per il Comune, ma inserito alcuni candidati nella lista civica Damiano Tommasi sindaco.

 

E i dati del 2020: il trionfo di Zaia

Andando indietro nel tempo, un altro confronto interessante è con le elezioni regionali del settembre 2020, posticipate di quattro mesi a causa della pandemia. Quelle elezioni decretarono il trionfo del presidente uscente Luca Zaia, leghista, al terzo mandato: sfiorò il 77 per cento, anzitutto grazie al risultato eclatante della sua lista civica Zaia presidente, al 37 per cento; dato dell'intera provincia di Verona.

Un risultato, quest'ultimo, doppio di quello della Lega, al 18,05 per cento. Fratelli d'Italia prese il 15,6 per cento, essendo in coalizione con il centrodestra e quindi nella maggioranza di Zaia. Forza Italia, che nel Veronese già fece un accordo con Tosi, nel 2020, portando a eleggere qui uno dei suoi due consiglieri regionali, Alberto Bozza, prese il 4,2 per cento. Il Pd, nel Veronese, fermo all'11,4 per cento. Il 5 Stelle, alle regionali, il 3,8 per cento.

 

Le politiche del 2018: FI al 4,77%

E veniamo alle elezioni politiche 2018, quelle maggiormente confrontabili con quelle di ieri. Ebbene, il dato più eclatante è il 4,77 per cento di Fratelli d'Italia, partito che nell'arco di quattro anni e mezzo ha quintuplicato il suo consenso, con una crescita esponenziale. Quasi opposto l'andamento della Lega, che nel Veronese, alle elezioni del 4 marzo 2018, prese il 31,4 per cento, quindi circa tre volte di più rispetto a queste elezioni.

All'epoca Forza Italia era ancora in doppia cifra: all'11,12 per cento .Il Pd a Verona era arrivato al 15, 2 per cento, mentre il Movimento 5 Stelle era ancora a un alto livello, con il 23,36: quasi un elettore su quattro, in una città e provincia che tradizionalmente è a maggioranza di centrodestra.

Nuovi equilibri? Più che altro, confrontando le elezioni di ieri a quelle di cinque anni fa, si è assistito a una redistribuzione di forze all'interno del centrodestra, nel Veronese. Con il boom di FdI di Giorgia Meloni.

Enrico Giardini

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