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L’azienda in difficoltà anche per il calo delle entrate

Bus, carenza di autisti: a breve ne entreranno oltre una ventina

Ma c'è da risolvere il nodo delle tariffe, ferme da 10 anni, mentre quasi ovunque in Veneto sono aumentate. E spunta l’idea di un’agenzia. Intanto Atv «chiama» la Regione
Il nodo dei trasporti: a giorni dovrebbero entrare in servizio nuovi autisti
Il nodo dei trasporti: a giorni dovrebbero entrare in servizio nuovi autisti
Il nodo dei trasporti: a giorni dovrebbero entrare in servizio nuovi autisti
Il nodo dei trasporti: a giorni dovrebbero entrare in servizio nuovi autisti

Le tariffe che restano invariate, oggi e probabilmente anche domani. I conti che rischiano di essere pesantemente in rosso ma soprattutto la necessità di fondi per gli investimenti, gli autisti che non si trovano. La situazione del trasporto pubblico locale rimane pesante, come certifica anche la decisione di sospendere alcune corse a partire da domani, 6 febbraio. E in attesa di nuove decisioni da parte del governo l’azienda scaligera chiama Comune, Provincia e Regione a creare le condizioni per uscire, almeno per il momento, da una situazione così complicata.

Il nodo delle tariffe

Il nodo delle tariffe è ormai noto, a Verona sono ferme da dieci anni, da quando la Regione fissava la tariffa minima a un 1,30 euro. «Quasi ovunque in Veneto sono state aumentate, chi non l’ha fatto lo farà a breve, se non adeguiamo la tariffe vanno comunque trovate soluzioni, oggi per la gestione ordinaria dei costi ma soprattutto per gli investimenti necessari», ricorda il presidente di Atv Massimo Bettarello.

Su tutti quelli per sostituire quasi metà della flotta extraurbana secondo la norma che prevede la dismissione entro la fine dell’anno. «Chi fa quell’investimento, parliamo di una cifra tra 50 e 55 milioni di euro?», si chiede Bettarello, «in Comune abbiamo siglato due convenzioni da 10 milioni l’una con cui avremo 50 autobus elettrici ma il problema è soprattutto l’extraurbano».

Atv riceve all’anno 34-35 milioni dallo Stato, come contributo, traghettato dalla Regione. Altrettanto entra dalla vendita di biglietti e abbonamenti, circa 70mila. La Regione ha dato soldi propri, circa sei-sette milioni, ma solo dopo la pandemia.

Sos autisti

E continuano a mancare gli autisti, anche se ne sono in arrivo una ventina, forse di più. Poco rispetto alla situazione attuale che paga ancora le 180 uscite di qualche anno fa.

Proprio la Regione è stata più volte chiamata in causa oltre che da Atv, dai sindacati e anche dalla politica per stanziare fondi propri al trasporto pubblico locale, ma l’assessore ai Trasporti e vicepresidente Elisa De Berti che aveva ribadito anche di recente che «bisogna capire perché l’ente di governo del Tpl, la Provincia - ente di governo assieme a Comune di Verona e di Legnago - non dà la possibilità di aumentare il prezzo del biglietto urbano da 1,30 euro a 1,50 euro, come nella maggior parte della città», su cui però la stessa Provincia non pare d’accordo, anche dopo il cambio al timone tra Manuel Scalzotto e il neo presidente Pasini.

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Risposte ancora lontane

Ma anche in Comune l’idea dell’aumento non piace molto, almeno senza altre iniziative. «L'unica cosa da fare è ricevere più finanziamenti regionali e statali per il trasporto pubblico locale», le parole di Tommaso Ferrari, assessore alla mobilità, ripetute anche a Diretta Verona su Telearena, «è evidente che se i fondi che arrivano dalla Regione, a loro volta trasmessi dallo Stato, sono sempre gli stessi e i costi aumentano, o si alzano le tariffe o si taglia il servizio. Entrambe soluzioni sbagliate che fanno ricadere una mancanza di investimento a livello politico sugli utenti più deboli, la Lombardia ad esempio mette il 40 per cento in più rispetto ai fondi che arrivano dallo Stato».

Per quanto riguarda la Regione c’è una novità che potrebbe dare un grosso aiuto anche ad Atv: si tratta di un’agenzia per il trasporto che andrebbe a sostituire l’ente di governo del Trasporto pubblico locale e che permetterebbe «un risparmio dell’Iva, parliamo di circa tre milioni di euro l’anno, ne abbiamo parlato con l’assessore De Berti, vediamo come e quando ci si potrà arrivare», conferma Bettarello, «si fa già per il trasporto su ferro, non su gomma. E poi con le agenzie diventerebbe più facile ragionare sul biglietto unico regionale e fare scelte condivise, prosegue, «l’altra ipotesi è trasformare la flotta da gasolio a gas utilizzando il biogas prodotto da Agsm Aim a Cà del Bue, almeno non avremmo questi sbalzi dei prezzi e partirebbe una forma di economia circolare».

Servono risposte immediate, anche perchè i tempi in ogni caso sono lunghi. «Anche pensando all’aumento delle tariffe ci vorrebbero almeno sei mesi o forse di più per l’entrata poi in vigore, parliamo di circa un milione, un milione e mezzo di euro in più ogni anno, si tratta di sopravvive. Perchè poi resterebbero comunque da fare gli investimenti per il rinnovo della flotta. E ripeto, chi li paga?».

Luca Mazzara

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