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Morfina a un neonato

«Brava ed esperta»
Increduli i colleghi
dell'infermiera

Polizia al Policlinico
Polizia al Policlinico
Polizia al Policlinico
Polizia al Policlinico

«Brava, competente, molto esperta e amante dei bambini»: così i colleghi dell’ospedale Borgo Roma di Verona, ancora increduli, descrivono l’infermiera arrestata ieri nella sua abitazione, nel suo giorno di riposo, con l’accusa di lesioni aggravate e cessione di sostanza stupefacente, per aver provocato un'overdose di morfina ad un neonato ricoverato in ospedale.

La donna, veronese, lavora da diversi anni in ospedale ed è madre di tre figli piccoli, particolare quest’ultimo che rende ancor più increduli i compagni di lavoro, che l’hanno sempre considerata una delle più brave del reparto.

La Polizia fa sapere che l’infermiera non ha finora mai ammesso nulla ma che alcuni fatti circostanziati la indicherebbero come responsabile dell’accaduto. Il primo indizio, spiega all’Ansa il dirigente della squadra mobile Roberto Di Benedetto, è che quella sera erano solo due le infermiere ad accudire il neonato. Si indaga se in passato ci siano stati casi simili.

 

Quando la collega l’ha lasciata sola per pochi minuti, alle 21, l’arrestata è stata notata al ritorno dell’altra donna con il bimbo in braccio e il ciuccio in bocca. In secondo luogo, l’unica infermiera che aveva movimentato la morfina era stata lei e sempre lei ha indicato allo staff medico, intervenuto per l’aggravarsi del piccolo, il dosaggio dell’anti-morfina e la fisiologica, con l’esatto dosaggio di entrambi.

Da questo momento cominciano le bugie e le omissioni: la donna non ammette più, ad indagine interna ormai partita, di aver dato lei quelle indicazioni così precise ai medici. Ad aggravare il quadro il fatto che una collega confermi che l’infermiera ha ammesso di aver usato la morfina anche in passato.

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