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In via dei Mutilati

Branco di minorenni pesta la guardia giurata che cercava di fermarli dopo che avevano rubato

Il Pam di via dei Mutilati
Il Pam di via dei Mutilati
Il Pam di via dei Mutilati
Il Pam di via dei Mutilati

Aggredito e ferito. Colpito a calci e pugni da otto minorenni, pizzicati «come al solito» a fare spesa senza pagare al supermercato Pam di via dei Mutilati.

Ora, rientrato in servizio, Daniele di Stefano, 47 anni, marito e padre di due ragazzi di 14 e 18 anni, guardia giurata in forza alla Csa Security, racconta il «fattaccio» senza rabbia ma con «la forte preoccupazione per questi giovani i quali, in mancanza di un segnale forte, rischiano seriamente di finire su una strada di delinquenza senza ritorno».

La dinamica dei fatti segue un copione «ben collaudato». «Già diverse volte alcuni del gruppo erano stati sorpresi a sottrarre merce. Un paio magari effettuavano piccoli acquisti, coprendo poi gli altri che si davano alla fuga», racconta la guardia giurata. Bibite energetiche, cioccolata, birra e bottiglie di vodka: bottini da ladruncoli in erba, conquistati con un gioco di squadra che, talvolta, viaggia sul filo giuridico della rapina impropria. «Sabato intorno alle 20,30 li avevo individuati e bloccati in modo tale da non lasciare loro via di uscita. Ed è scattata l’aggressione, mi sono venuti addosso colpendomi duramente». Ad evitare il peggio sono stati due giovani di passaggio («Non so chi siano ma li ringrazio di cuore») e i Carabinieri. In via Salvo D’Acquisto sono già depositate le denunce: quella d’ufficio e l’altra da parte dell’aggredito.

Quattro ragazze, tutte minorenni, sarebbero state state identificate. «Mi costituirò parte civile», conferma Daniele di Stefano. «Ma non per qualsivoglia tornaconto, quanto per la necessità di dare un segnale deciso per il bene di questi giovani, i quali devono essere messi di fronte alle proprie responsabilità. E questo significa dare loro una mano, non “perderli“». La guardia giurata, che ora dopo vent’anni non «cambierebbe Verona neppure con la mia Messina», offre una riflessione da padre di famiglia. «Sono cresciuto nel rione Cep, uno di quelli “difficili“ in cui la delinquenza è diffusa: so perfettamente quali siano i passi che portano su strade senza uscite. Questi ragazzi vanno aiutati, ora, anche mettendoli di fronte alle proprie responsabilità». Stop alle giustificazioni sociali? «Certo, potranno esservi problemi familiari o di altro genere ma il dato rimane: sono ragazzi da recuperare, anche con un impegno ancora più forte da parte delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della Procura». Le botte prese fanno ancora male alla guardia giurata, fratello di un poliziotto e di un medico. Ma pesa di più la delusione. «Poteva essere facile sbagliare strada, là dove sono cresciuto. Ma i miei genitori hanno tracciato la rotta giusta». Così dovrebbe essere, per evitare che i «baby» («Hanno l’età dei nostri figli») si trasformino in «gang» da temere e contrastare..

Paolo Mozzo

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