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LOTTA AL COVID

Boom quarta dose, l'Ulss sblocca posti a Legnago e Valeggio. Vaccini anche in farmacia

Boom di prenotazioni per la quarta dose, oltre 1.800 in un giorno
Boom di prenotazioni per la quarta dose, oltre 1.800 in un giorno
Boom di prenotazioni per la quarta dose, oltre 1.800 in un giorno
Boom di prenotazioni per la quarta dose, oltre 1.800 in un giorno

Quarta dose di anti-Covid non soltanto nei centri vaccinali gestiti dalla Ulss 9. Nel Veronese gli over 60 potranno vaccinarsi anche in farmacia, prenotando in quelle che hanno aderito alla campagna di profilassi, che sono 85 tra città e provincia (l’elenco è disponibile sul sito aulss9.veneto.it alla voce «vaccinazioni Covid»). Ma attenzione: anche per quanto riguarda gli ultra sessantenni, vale il criterio di non rientrare nelle condizioni di estrema vulnerabilità. Pertanto, i soggetti con più di 60 anni classificati come fragili o che soffrono di patologie croniche non possono vaccinarsi in farmacia.

Dopo il boom di prenotazioni che ha fatto esaurire, già durante il primo giorno utile, i quasi 1.800 posti messi a disposizione dall’Azienda sanitaria Scaligera negli hub sparsi sul territorio, si allarga l’agenda degli appuntamenti sbloccando 280 posti in più nel centro vaccinale di Legnago fino a fine luglio (70 in più al giorno nelle due mezze giornate di apertura, mercoledì pomeriggio e sabato mattina) e aprendo il centro di Valeggio per una giornata extra, venerdì 29 luglio, assicurando così altri 250 posti.

La macchina delle somministrazioni scalda i motori per far fronte all’estensione della fascia di popolazione per la quale è raccomandata la quarta dose che può ricevere chi si è negativizzato da almeno 120 giorni o ha effettuato il primo richiamo da almeno 120 giorni. La misura è stata adottata anche a causa dell’impennata di positivi nelle ultime settimane e per allargare la platea degli immunizzati in vista dell’autunno. Intanto la crescita dei contagi rallenta, segno che la «vetta» dell’ondata estiva sostenuta da Omicron 5 è all'orizzonte.

«Si era ipotizzato che il picco fosse verso la fine del mese, ma probabilmente si verificherà con un po’ di anticipo. Mentre è possibile che entro fine luglio l’ondata si sgonfi», afferma il biostatistico Massimo Guerriero, anche docente universitario. «Questo non vale soltanto per il Veneto e Verona», precisa, «ma anche per altre realtà europee che stanno registrando situazioni analoghe sulla base dell’esperienza del Portogallo. Lì, la variante Omicron ha iniziato a circolare prima che nel resto d’Europa, nel giro di un mese e mezzo, o poco meno, ha avuto la sua fiammata ed è andata sgonfiandosi».

Se i contagi sono cresciuti esponenzialmente («e probabilmente dovremmo moltiplicare le cifre ufficiali per tre o per cinque, per avere una chiara indicazione del reale», sottolinea Guerriero), per quanto riguarda ospedalizzazioni e mortalità, i numeri restano relativi. «Sono aumentate, ma perché è aumentato grandemente il contingente degli infetti», spiega il biostatistico. «Fortunatamente, l’effetto sia delle une che dell’altra è molto mitigato rispetto alle primissime ondate. Essendo ancora ampio il bacino dei non immunizzati e di coloro per i quali il vaccino inizia ad avere meno efficacia, si osservano questi dati al rialzo. Ma dal punto di vista statistico non c’è nulla di allarmante, specialmente se il dato è confrontato con il 2020 e il 2021, quando i decessi erano mille al giorno». I fari sono puntati sulla nuova sottovariante BA.2.75, ribattezzata Centaurus, isolata a maggio in India, contagiosa tanto quanto la Omicron, ma con caratteristiche simili alla variante Delta, con il virus che aggredisce i polmoni, anziché fermarsi alle alte vie respiratorie. Ma è presto per capire l’effetto che avrà sulla vita di tutti i giorni.

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Laura Perina

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