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NEL CUORE DELLA CITTA'

«Baby squillo
a 15 anni
per venti euro»

Ragazzine adolescenti dopo la scuola. Spesso gli investigatori vengono incaricati di controllarle MARCHIORILa recente inchiesta de L’Arena su bulli e adolescenti
Ragazzine adolescenti dopo la scuola. Spesso gli investigatori vengono incaricati di controllarle MARCHIORILa recente inchiesta de L’Arena su bulli e adolescenti
Ragazzine adolescenti dopo la scuola. Spesso gli investigatori vengono incaricati di controllarle MARCHIORILa recente inchiesta de L’Arena su bulli e adolescenti
Ragazzine adolescenti dopo la scuola. Spesso gli investigatori vengono incaricati di controllarle MARCHIORILa recente inchiesta de L’Arena su bulli e adolescenti

«Venti euro per un rapporto orale. Servono per pagarsi la ricarica del telefonino. Le ragazzine più smaliziate arrivano ad agganciarti così».

Succede in pieno centro, l'offerta arriva appena dopo l'ultima campanella di una giornata di scuola, il sole ancora alto, a due passi dalla Bra.

C'è anche questo dentro alla Verona dei bulli, delle baby gang, della droga sommersa, della prostituzione che non ti aspetti, che non si fa più sui marciapiedi, ma prende strade inaspettate e che abbiamo denunciato su queste pagine nelle scorse settimane.

Marco (il nome è di fantasia) è un investigatore veronese di 50 anni che ne ha viste di tutte i colori. Storie di droga, di abbandono, di miseria. Storie di veronesi, giovani soprattutto, storie di famiglie spezzate. Storie di oggi, purtroppo. Che partono anche da lì, dal centro di Verona. Dove passano gli invisibili, ragazzini normali, cartelle alla moda, pantaloni over size, piercing come tributo alla ribellione. Storie di rabbia sociale e di devianze antiche. Una sorta di adolescenza bruciata. Denaro, mode, sballo, conflitto.

Una professione dura, quella di Marco. Tanto che le missioni per pizzicare mariti fedifraghi e mogli infedeli rappresentano ormai la parte più leggera del lavoro.

L'inchiesta del nostro giornale sul "pianeta giovani" continua. E si arricchisce di un punto di vista diretto. Dopo il neuropsichiatra Pajno Ferrara e la psicologa Giuliana Guadagnini, arriva la testimonianza di un esperto dell'investigazione. Nel mirino finiscono teen ager, tutti veronesi, tutti di famiglie normali, abituati a frequentare il cuore della città.

BABY SQUILLO. «Siamo stati contattati qualche tempo fa da una signora sulla settantina. La zia della nostra “osservata speciale”. Ci ha fornito dettagli inquietanti. La ragazzina, appena quindicenne, nascondeva nello zainetto scarpe con tacchi a spillo e gonne cortissime. La zia se n'è accorta frugando nella sua roba. Ha trovato trucchi e lingerie e nel giro di poco tempo ha visto la ragazzina cambiare umore. Si era fatta aggressiva, non voleva essere controllata».

«La zia ha avvisato i genitori», continua l’investigatore, «ma non c’è stato niente da fare. Il problema non sembrava esistere. E allora si è rivolta a noi».

Il racconto è inquietante. «Dopo diversi appostamenti abbiamo ricostruito la nuova vita di questa ragazzina. Uscita da casa, si dirigeva in una zona appartata, vicina al centro, lontana dal traffico. Si cambiava, si trasformava. Si truccava in fretta. E nel giro di poco tempo veniva raggiunta da ragazzini con i quali scambiava bustine. Naturalmente, il nostro è un ruolo puramente investigativo. Non abbiamo potuto appurare cosa contenessero quelle buste. Spaccio e consumo personale? Lo abbiamo ipotizzato».

«Ma la sua attività non finiva lì», prosegue Marco. «La ragazzina restava fissa in quel posto e diverse auto passavano per caricarla e portarla via. E per poi scaricarla di lì a poco nello stesso luogo. Abbiamo documentato tutto. Consegnando il materiale alla zia che ce lo aveva richiesto. Da lì in avanti non tocca più a noi. Posso aggiungere solo che la zia con la quale tenevamo i contatti si era lamentata del menefreghismo dei genitori che avevano scambiato la ribellione della figlia per un semplice atto di disobbedienza adolescenziale».

FUMO E SBALLO. L'investigatore veronese racconta poi un altro episodio che ha come protagonista uno studente veronese. Pure lui minorenne. «Qui il contatto è nato direttamente attraverso i genitori del ragazzino. Pure loro allertati da un rapido cambio di umore del giovane. Purtroppo, la sua si è rivelata essere una storia comune a tante altre».

«Il ragazzo aveva una mappa precisa dei bar da frequentare. Incontrava gli stessi amici, fumava fino a quaranta sigarette a sera. Negli appostamenti abbiamo individuato attimi nei quali con altri coetanei si scambiava piccole bustine. Poi si appartava nei bagni e, quando usciva, il suo umore cambiava rapidamente. Anche qui è facile ipotizzare quello che stava succedendo».

«Il ragazzo era preso da improvvisa euforia e dava seguito ad una sorta di atteggiamento meccanico: fumare, bere, ballare. In bagno ci tornava ad intervalli regolari. Più volte si è reso protagonista di atti violenti. Per dirla: si è preso a pugni con altri ragazzi. Abbiamo documentato tutto».

Uno scenario complessivo di grande tristezza, di fronte al quale ci sarebbe molto da dire, soprattutto agli adulti, prima ancora che ai ragazzini. «Non siamo noi quelli che devono dare consigli», conclude l’investigatore. «Spesso, però, si corre il rischio di pensare che siano i figli degli altri a fare certe cose. Ma prima che l'incredulità diventi disperazione, forse è meglio intervenire».

Simone Antolini

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