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abbiamo «interrogato» gli studenti

Cos’è l’autonomia: ecco le risposte degli studenti dell'università

Pochissimi sono ferrati sul tema, chi lo è non lo giudica di attualità. E tutti guardano oltre. «L'emergenza ora è il cambiamento climatico»
Studenti Ragazzi nel chiostro di San FrancescoCecilia VendraminElia BeltrameElisabetta De BlasisLuca FronAdrian NircaCristina Dragu
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Studenti Ragazzi nel chiostro di San FrancescoCecilia VendraminElia BeltrameElisabetta De BlasisLuca FronAdrian NircaCristina Dragu

«L'autonomia differenziata, storico cavallo di battaglia della Lega, arriva in Consiglio dei ministri. Il disegno di legge proposto dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli vuole semplificare la distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni, che possono chiedere per sé la gestione di diverse politiche pubbliche: dalla tutela dell'ambiente all'istruzione, dalla sanità alle infrastrutture. Per il Governo è una soluzione per tagliare gli sprechi e valorizzare i territori, per le opposizioni si rischia di peggiorare le forti disuguaglianze che già esistono. Tu cosa ne pensi?».

Ripetiamo questo “riassunto“ a numerosi studenti che intercettiamo fuori dal polo universitario di Veronetta, ma pochi di loro sanno dare una risposta precisa.

Studenti... impreparati

Sarà perché quando sentono parlare di autonomia pensano a quel sogno nel cassetto che chissà quando si realizzerà, tra insicurezza lavorativa, vulnerabilità economica e una precaria visione generale del futuro. Sarà perché a stento avevano l'età per votare, quando il referendum del 2017 ha imposto al centro del dibattito il riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle Regioni a statuto ordinario. Sarà perché sono abituati al mondo globalizzato dove, per citare il costituzionalista Massimo Villone, le piccole patrie non servono a nessuno. Fatto sta che per loro è roba «vecchia».

Un argomento sorpassato nascosto in una locuzione a dir poco criptica, lontano anni luce dalle tematiche che sentono l'urgenza di affrontare perché connesse direttamente e in molti modi alle loro prospettive di vita: il diritto allo studio, il cambiamento climatico, la tutela della salute mentale di cui alcuni di loro parlano proprio in riferimento alla vicenda della studentessa ventenne trovata morta, nei giorni scorsi, all'università Iulm di Milano.

«Non è una priorità»

«L'autonomia differenziata? Non me ne preoccupo, non è una priorità», afferma Cecilia Vendramin, studentessa veronese. «Piuttosto», aggiunge, «credo che il Governo dovrebbe preoccuparsi del cambiamento climatico e di riformare il sistema scolastico per garantire a tutti il diritto a un'istruzione di qualità. Sono problemi che affliggono l'intera nazione e che dunque non possono essere trattati a livello locale, né lasciati in mano a persone che non hanno le competenze per trattarli, svalutando le figure professionali che si formano proprio per questo».

Studenti Ragazzi nel chiostro di San FrancescoCecilia VendraminElia BeltrameElisabetta De BlasisLuca FronAdrian NircaCristina Dragu
Studenti Ragazzi nel chiostro di San FrancescoCecilia VendraminElia BeltrameElisabetta De BlasisLuca FronAdrian NircaCristina Dragu

Sulla stessa lunghezza d'onda Elisabetta De Blasis, veronese, ed Elia Beltrame, di Vicenza. «Dovrei informarmi di più», ammette la prima. «Ho sentito dell'accelerazione che il Governo vuole dare all'autonomia differenziata, ma non so molto altro perché non è tra quelle che considero delle priorità al momento. Darei più peso all'istruzione e nel nostro caso alla struttura universitaria, dato che abbiamo sentito parlare in questi giorni della ragazza che si è tolta la vita alla Iulm».

Mentre il secondo dichiara di non essere né pro né contro, «per il semplice fatto che non ho un parere personale su questo argomento, che conosco poco. Mi astengo da giudizi, anche se prometto di approfondire», sorride.

Più sicuro delle proprie opinioni Adrian Nirca, studente di Verona con cittadinanza straniera, attivista dell'Unione degli universitari. «Ci sono differenze strutturali ed economiche tra le Regioni ed è indubbio. Credo però che l'autonomia differenziata rischierebbe di amplificare queste differenze tra le regioni cosiddette di serie A e di serie B, rendendo le prime più esclusive. A mio parere compito del governo nazionale è quello di livellare queste diversità, appianare il divario, insomma. Senza rinchiudersi in logiche localistiche», commenta.

«Non farebbe bene alla Sanità», commentano gli studenti fuori sede Luca Fron, di Bassano del Grappa, e Cristina Dragu, di Bergamo, sentendo la spiegazione per sommi capi della proposta al vaglio del Consiglio dei ministri. «Darebbe luogo a una moltitudine di sistemi organizzativi, mentre ora siamo nell'ambito di un Servizio sanitario nazionale volto ad assicurare il diritto alla salute per tutte le persone. Nei momenti più critici della pandemia, prima che lo Stato coordinasse l'emergenza, ci siamo accorti di quanto abbia pesato avere tante Sanità diverse». Anche per la loro collega Silvia Gragnotto, che invece è veronese, non vale la pena affrontare questo tema. «Ne sento parlare da sempre e da sempre penso che difficilmente l'autonomia entrerà in vigore».

«Se dovessi suggerire ai nostri politici un argomento di cui occuparsi, direi loro di prendere seriamente in considerazione la salute mentale, trovando un modo per rendere le cure più accessibili a tutti e specialmente a noi giovani».

Laura Perina

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