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Abraham Loeb ospite in gran guardia

L’astrofisico che crede negli Ufo: «Non siamo soli»

Lo scienziato, docente ad Harvard: «Con i telescopi monitoriamo movimenti anomali di oggetti non identificati. Come un asteroide che potrebbe essere un residuo di tecnologia aliena»
Lo scienziato Abraham Loeb in collegamento e l’Oumuamua: secondo Loeb è un oggetto che presenta troppe stranezze per essere considerato di origine naturale
Lo scienziato Abraham Loeb in collegamento e l’Oumuamua: secondo Loeb è un oggetto che presenta troppe stranezze per essere considerato di origine naturale
Lo scienziato Abraham Loeb in collegamento e l’Oumuamua: secondo Loeb è un oggetto che presenta troppe stranezze per essere considerato di origine naturale
Lo scienziato Abraham Loeb in collegamento e l’Oumuamua: secondo Loeb è un oggetto che presenta troppe stranezze per essere considerato di origine naturale

Va a caccia di Ufo per dare un senso alla nostra umanità e nel suo ultimo libro, «Non siamo soli», edito in Italia da Mondadori, ha raccontato come ormai sia certa la presenza di civiltà extraterrestri nell’universo. Per Abraham «Avi» Loeb, astrofisico e professore all’università di Harvard, la prova si chiama Oumuamua: un asteroide interstellare, il primo ad aver fatto ingresso nel nostro sistema solare, che secondo lui presenta troppe stranezze per essere considerato di origine naturale e per questo potrebbe costituire un «rottame» di qualche tecnologia aliena che ancora non riusciamo a comprendere.

Ipotesi controversa

La sua ipotesi è controversa, ma lontana da ogni sensazionalismo. D’altra parte Loeb è riconosciuto come uno scienziato di grande valore, insegna da oltre trent’anni nelle più prestigiose università degli Stati Uniti e ha lavorato su progetti all’avanguardia, come quello delle vele solari per le sonde spaziali, aggiudicandosi riconoscimenti e ricoprendo ruoli di responsabilità e prestigio. È stato, per esempio, componente del consiglio dei consulenti della Casa Bianca per la scienza e la tecnologia.

Dunque è un privilegio sentirlo parlare in prima persona delle sue teorie. Per averlo reso possibile bisogna ringraziare la Side Academy di Verona, la scuola del digitale dove si formano le eccellenze della computer grafica e degli effetti speciali e dove insegna, tra gli altri, la premio Oscar, Sarah Arduini, vincitrice della statuetta per gli effetti speciali del film Il libro della giungla.

L’accademia ha organizzato il gala dei diplomati al palazzo della Gran Guardia, venerdì sera, alla presenza dell’assessora all’Istruzione Elisa La Paglia, e con l’occasione Loeb si è collegato in diretta per rispondere a qualche domanda del direttore della scuola Stefano Siganakis e raccontare i dettagli del Progetto Galielo lanciato per setacciare lo spazio alla ricerca di altri oggetti simili a Oumuamua.

L’astrofisico è diventato amico di Side Academy dopo che all’interno della scuola è stato promosso un contest di scrittura creativa ispirato proprio a questo oggetto misterioso, vinto dagli studenti Francesca Grottola e Riccardo Mori.

Alla ricerca di tracce aliene

«Uno dei modi con cui una civiltà aliena potrebbe accorgersi di noi è trovando “pezzi“ della nostra tecnologia sparsi nello spazio. Allo stesso modo, per trovare una civiltà aliena progredita può aver senso seguire questo tipo di tracce. Perciò attraverso una sistema di telescopi ad alta risoluzione vogliamo monitorare i movimenti anomali di oggetti non identificati che orbitano nel sistema solare», ha spiegato Loeb.

Cos'è l'Oumuamua

Oumuamua, che in hawaiano significa «messaggero che arriva per primo da lontano», è diverso dagli altri corpi celesti osservati fino ad ora. Per esempio, ha una capacità di accelerazione insolita e poco coerente con la sua natura di asteroide. «È possibile che sia un’indicazione dell’esistenza di altre forme di vita tecnologicamente avanzate», ha affermato lo scienziato. «Del resto all’umanità mancano dei pezzi per comprendere le logiche dell’universo e come ripeto sempre ai miei studenti, non bisogna avere la presunzione di considerarci i più intelligenti del «quartiere cosmico», anche considerando i tanti pianeti extrasolari ormai già individuati».

L’astrofisico ha poi parlato dell’analisi dei frammenti di una meteora interstellare che lo staff del Progetto Galileo andrà a recuperare in Papua Nuova Guinea fra un paio di mesi e del suo più recente articolo scientifico dedicato alle sfere di Dyson: strutture grandi e complesse che potrebbero essere in grado di catturare l’energia di una stella. «È stato detto che più si cerca di scoprire l’universo, più questo risulta incomprensibile. Io aggiungo che risulta incomprensibile se ci focalizziamo su oggetti morti come le stelle o la materia oscura». E conclude: «Quel che spero io è che l’umanità trovi un «partner» grazie al quale l’universo acquisti un senso per la nostra vita».

Laura Perina

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