<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Vorrei dedicargli un tributo La sua musica è immortale»

Il maestro Morricone, assieme al sindaco Sboarina e al manager Mazzi, dopo una sua esibizione in  Arena
Il maestro Morricone, assieme al sindaco Sboarina e al manager Mazzi, dopo una sua esibizione in Arena
Il maestro Morricone, assieme al sindaco Sboarina e al manager Mazzi, dopo una sua esibizione in  Arena
Il maestro Morricone, assieme al sindaco Sboarina e al manager Mazzi, dopo una sua esibizione in Arena

«La musica di Ennio Morricone è immortale. Non vorrei sembrare retorico, reagendo così, d’impeto, ma la cosa migliore che possiamo fare, è dedicargli una serata in Arena per far parlare la sua musica. Ne parlerò con il sovrintendente Cecilia Gasdia. Ho il massimo rispetto del dolore della moglie e dei figli, per questo penso ad una serata lontana dal chiasso della tv, una serata dedicata soltanto alle sue opere, che ne ho certezza, ci accompagneranno per sempre, perché Morricone è immortale». Il manager Gianmarco Mazzi, ad di Arena di Verona srl e direttore artistico per l’extra lirica, ha conosciuto Ennio Morricone moltissimi anni fa, quando ancora la sua fama non era quella di oggi. Il maestro aveva iniziato come arrangiatore per Rca, pezzi per Gianni Morandi, ma anche per Ranieri o Cocciante. È Mazzi a raccontare una serie di aneddoti. Per Cocciante ricorda che un paio di anni fa si sentirono e il cantautore era reduce come spettatore, da un concerto a Dublino dove vive: «Aveva assistito ad un concerto del maestro che ne aveva tenuti due, in sale da 7/8000 posti. Così Cocciante aveva chiamato per raccontarmelo, entusiasta. Riccardo aveva una venerazione per Morricone». Ma la serie di aneddoti è davvero infinita e strappa qualche sorriso. «Mi ricordo che avevamo idea di fare una serata dedicata a Morricone, l'anno che Panariello doveva presentare Sanremo, era il 2006. Quindi abbiamo insistentemente chiesto un appuntamento a Morricone, che alla fine per sfinimento ce lo fissò, nella sua casa romana dietro Piazzale Venezia. L’appuntamento era alle 15, alle 15.05 avevamo già la risposta, che era ovviamente negativa. Ma risolta, diciamo così, la pratica, siamo rimasti a chiacchierare a casa del maestro di tantissimi argomenti, di musica sperimentale per esempio. Va ricordato che Morricone fu anche un grande compositore di musica sperimentale, ma parlammo anche di calcio e quella sera in effetti giocava la Roma e il maestro era un tifoso sfegatato della Roma e di Totti. E infatti ad un certo punto in romanesco ci disse “Ao nun so voi, ma io c'ho da fa’. C’ho da vedè a Roma“, e ci congedò». Un altro episodio significativo è del 2013: Morandi aveva in previsione due serate in Arena con ospiti mondiali come Cher, e poi c'erano anche Raffaella Carrà, Fiorello. «Chiacchierando con Gianni ci dicemmo che sarebbe stato bellissimo avere con noi Morricone e ipotizzavamo che ci dicesse di no perché sapevamo che lui era molto schivo, non amava la ribalta televisiva. Ci siamo fatti coraggio e abbiamo chiesto un appuntamento. Lui in quelle giornate era a Torino con la moglie, che lo seguiva sempre. In auto mentre andavamo ad incontrarlo, Gianni ed io, scherzavamo. E Gianni un po' anche per esorcizzare la tensione diceva “Figurati se ci si dice di sì“. Quindi andammo all'incontro pranzammo insieme e gli sottoponemmo il nostro progetto. Lui ascoltò, poi a un certo punto guardò la moglie e disse “ti pare che posso dire di no a Gianni? Ditemi soltanto quando avete previsto la serata. Ecco Morricone era questo», continua Mazzi. «Va sottolineato che lui non è stato soltanto un compositore di qualità, ma anche di quantità. Ha composto centinaia di colonne sonore di film. Il film western ha come colonna sonora le musiche di Morricone. Ma anche film di Bud Spencer, anche altri film italiani. Lui aveva una capacità di produrre che è veramente di pochi». L’ultimo concerto di Morricone in Arena è stato a maggio 2019. «Pioveva a dirotto, ha piovuto dall'inizio alla fine. Ma il pubblico è rimasto incollato alle poltrone, ai gradoni, del nostro anfiteatro. La pioggia di taglio colpiva lui, che aveva già novant’anni e non fece una piega. L'orchestra era sotto l'acqua. Ma il concerto arrivò alla fine. Tutti ad ascoltare. Nessuno si alzò. Quando poi, al termine, andai a salutarlo, lui mi disse “non mi hanno raccomandato bene lassù“ indicando il cielo, facendo riferimento appunto al meteo inclemente». Dopo quella serata erano state fissate due date, il 16 e 17 settembre 2019. Doveva essere un evento in mondovisione, presentato da Carlo Conti, trasmesso in tv. «Non se ne fece nulla, facemmo i sopralluoghi, poi il maestro disse che non lo avrebbe fatto, non so per quale ragione. Non l’ho mai saputo», conclude Mazzi: «Ci sono personaggi che sono speculari nella vita e nell'arte. Lui quando saliva sul palco, si trasformava, e diventava arte. Arte immortale». •

Alessandra Vaccari

Suggerimenti