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Violini, poi il flauto e il clarinetto E così si entra nel palazzo del re

Il ricordo Il direttore d'orchestra Riccardo Muti dirige la «Messa da Requiem» in Arena nell’agosto del 1980
Il ricordo Il direttore d'orchestra Riccardo Muti dirige la «Messa da Requiem» in Arena nell’agosto del 1980
Il ricordo Il direttore d'orchestra Riccardo Muti dirige la «Messa da Requiem» in Arena nell’agosto del 1980
Il ricordo Il direttore d'orchestra Riccardo Muti dirige la «Messa da Requiem» in Arena nell’agosto del 1980

....E poi il luogo fisico dell’Arena. L’inizio di Aida all’Arena coincide con una situazione ideale, delineata insieme dalla musica e dallo spazio del monumento romano. Siamo fuori dal mondo, in un luogo diverso da ogni altra ambientazione, lo spazio areniano infatti è totalmente estraneo e di difficile identificazione rispetto a quello che si presenta di norma in un teatro con il sipario chiuso, immediatamente riconoscibile e inquadrabile secondo le nostre attese. L’Arena induce una sensazione di isolamento e sospensione dalla vita normale, come sospesa e isolata risulta la sonorità della sinfonia d’introduzione, vuota, tutta riunita intorno al filo esile della melodia dei violini primi, poi rafforzati dalle sonorità fresche del flauto, oboe e clarinetto. Dal punto di vista semiotico il motivo iniziale che raffigura Aida è inequivocabile, è giovane, la sua melodia, piena di curve, si muove delicata ed eterea con un incedere giambico che connota speranza, ripartendo da un poco più in basso quasi ad accennare lo spiccar della danza con l’accelerare del movimento di terzina. Un’ idea musicale che ci avvolge in una spirale di crescente attrazione e mistero, fino a depositarci sulla soglia dell’opera, pronti a varcare la soglia del palazzo del re a Menfi e nella storia. Da qui è un crescendo che va verso il pieno drammatico, musicale e emotivo, con l’entrata del faraone e del suo seguito. Anche se è stata una giornata calda un refolo di vento contribuisce a materializzare l’idea di quell’altrove fantastico che si affaccia tante volte nella mente di Aida, che pensa con nostalgia alla sua patria lontana, verde e fresca, che per associazione mentale diviene il nostro «qui ed ora», finalmente lontani da tutte le preoccupazioni della giornata.•. E.B.P.

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