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DIFFAMAZIONE

«Vigilessa troppo
sexy»: la bacchetta
su Facebook

Una vigilessa (foto d'archivio)
Una vigilessa (foto d'archivio)
Una vigilessa (foto d'archivio)
Una vigilessa (foto d'archivio)

Evidentemente avrebbe voluto fare il carabiniere. Almeno stando al numero di denunce e dei processi nei quali è stato condannato proprio perché si fingeva un appartenente all’Arma piuttosto che alla polizia ed «elevava» contravvenzioni. O cercava di farlo. Ma S.A., cinquantenne di Reggio Emilia, non si limitò a usare i segni distintivi delle Forze dell’ordine, nel luglio del 2018 bacchettò su Facebook una vigilessa scaligera ritenendo fosse «troppo sexy» e dettando una sorta di decalogo di comportamento. Bacchettò anche l’amministrazione comunale sostenendo che doveva «fare un po’ di attenzione per come il proprio agente cura il decoro della propria divisa». Criticò la pettinatura, le unghie laccate, il trucco e il numero dei bottoni sbottonati della camicia. Tutto sul social network con tanto di nome e cognome dell’agente. E per questo deve rispondere di diffamazione. 

 

Nella ramanzina sottolineò che una domenica mattina l’agente in questione «non aveva fatto una bella figura» perchè aveva dimenticato la cartellina contenente il blocchetto delle contravvenzioni sul ciglio della strada. Rincarò la dose invitando l’amministrazione a controllare come l’agente cura «il decoro con cui indossa la divisa. Sarebbe consigliabile che si andasse a rivedere le norme in merito!» e di seguito le regole: «poco trucco (e non vistoso!), capelli raccolti (e non fluenti chiome al vento da sbandierare ad ogni piè sospinto!), consentito sbottonare il primo bottone della camicia (la vigilessa sexy non si addice alle sue mansioni!)». F.M. 

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