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Vittime della ferocia nazifascista

Via libera alle prime pietre d’inciampo: sono degli ebrei Basevi e Gilda Forti

Prima delibera proposta dal neo assessore Nicola Spagnol
Pietre d’inciampo. Sono a Vicenza: ricordano la famiglia Orvieto, veronese
Pietre d’inciampo. Sono a Vicenza: ricordano la famiglia Orvieto, veronese
Pietre d’inciampo. Sono a Vicenza: ricordano la famiglia Orvieto, veronese
Pietre d’inciampo. Sono a Vicenza: ricordano la famiglia Orvieto, veronese

Inciamperemo nei loro nomi. Gilda Forti, ebrea, arrestata a Verona il 25 novembre 1944, morta nel lager nazista di Ravensbrueck, a 50 anni. E suo cugino Tullio Basevi, maestro di musica, arrestato a Verona il 24 novembre 1944, morto nel lager di Flossenburg a 55 anni.

A loro, vittime della ferocia nazifascista, verranno dedicate le prime pietre d’inciampo di Verona. Placche di bronzo, saranno collocate sui marciapiedi di fronte alle loro abitazioni. Da cui partirono, per non tornare mai più. In via Duomo 5, per Gilda Forti, in via Stella 6 per Tullio Basevi.

Una proposta presentata un anno e mezzo fa al Comune, per il patrocinio e il via libera, dall’associazione Figli della Shoah, rappresentata da Roberto Israel, a Verona, e presieduta a livello nazionale della senatrice a vita Liliana Segre. Sinora per diverse volte, per approfondimenti, la delibera era stata più volte rinviata.

Nell’ultima riunione di Giunta, invece, su proposta del neoassessore al patrimonio e agli espropri, Nicola Spagnol, di Verona Domani, è stata approvata. Verona, dunque, dopo un lungo iter si allinea alle città italiane ed europee, dove le pietre d’inciampo, in ricordo degli ebrei deportati, sono già collocate da tanti anni. Le pietre d’inciampo sono un’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig, che di persona laddove una famiglia richieda una pietra per un parente. L’iniziativa può essere appoggiata anche da benefattori e da Comuni. A Verona affianca i familiari l’associazione Figli della Shoah.

«Le pietre vengono poste per chi ha subito un torto ed è stato privato della vita senza ragion d’essere, senza avere parte in causa né potersi difendere», dice Roberto Israel, che si dice «molto felice di questo via libera dell’Amministrazione». Ricorda, Israel, che l’artista Demnig «ha iniziato a porre le pietre d’inciampo in Germania, con i Rom e un disabile, pure sterminati nei lager, e ora si concentra tutta sugli ebrei deportati ed eliminati nei campi di sterminio».

«Mi piace che la prima delibera che ho portato e approvato in Giunta sia quella delle pietre d’inciampo», dice Spagnol, «perché considero la memoria doverosa». L’iniziativa rientra in un più ampio progetto dell’associazione, chiamato “La grande e la piccola storia. La Shoah a Verona e l’installazione delle pietre d’inciampo”. Che ha visto impegnata l’associazione, con studenti dei licei Maffei e Fracastoro e l’Archivio di Stato di Verona, nella ricerca, nel recupero e nell’analisi di documenti dell’Archivio riguardanti le sorti della comunità Ebraica di Verona.

Dall’entrata in vigore delle leggi razziali del 1938 e fino al 1945. «Con i ragazzi abbiamo raccolto tante storie e documenti e ora installeremo le pietre d’inciampo di Gilda Forti e Tullio Basevi», dice Israel. «E abbiamo preparato una mostra all’Archivio, che volevamo allestire nei prossimi giorni, per la Giornata della Memoria, del 27 gennaio, ma faremo fra tre mesi, a causa del Covid. Riguarderà i due delle pietre, ma anche Lina Jenna e Ruggero Jenna, pure morti nei lager». Israel sottolinea che «i ragazzi hanno colto che la piccola storia di Verona entrò in una grande storia. E hanno capito che c’entriamo anche noi, qui».

Enrico Giardini

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