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«Verona non è destinata a diventare zona rossa»

L’assessore regionale Manuela Lanzarin
L’assessore regionale Manuela Lanzarin
L’assessore regionale Manuela Lanzarin
L’assessore regionale Manuela Lanzarin

Camilla Ferro Sicurezza. Dotazione organica. Organizzazione presente e futura. Tenuta del sistema sanitario regionale e, di conseguenza, di quello socio-economico. Consapevolezza - quasi ormai una certezza confermata dalla statistica - che i casi di contagio aumenteranno nei prossimi giorni. «Questa è la settimana decisiva per capire tante cose», ha ammesso, «prima tra tutte se le misure di contenimento hanno prodotto gli effetti sperati nel controllo dell’epidemia o se sarà invece necessario adottarne di maggiormente severe a fronte di una esplosione dei numeri rispetto a quelli attesi dagli studi epidemiologici». E’ stata una analisi a tutto campo quella dell’assessore alla sanità del Veneto Manuela Lanzarin, interpellata sullo scoppio dei casi di Coronavirus a Verona, fino all’altro ieri indenne dall’infezione e nel giro di neanche 24 ore arrivata a contare due ricoverati in malattie infettive a Borgo Roma e uno a Legnago, insieme a undici contagiati in quarantena a domicilio. Assessore, il bilancio cresce di ora in ora. Cosa ci dobbiamo aspettare? Difficile fare previsioni, direi anche inutile, dato che ogni bollettino dura appunto il tempo di mezza giornata. I numeri ufficiali (riferito all’ultimo report disponibile della Regione, ieri alle 18.30, ndr) confermano i 291 casi in tutto il Veneto, di cui 17, i più critici, nelle varie terapie intensive. Ecco, il dato più confortante è che il numero di questi ultimi è tutto sommato stabile, aumentato di “solo“ tre nuove unità nel corso della giornata. Varia di più, invece, quello relativo ai contagi asintomatici: il delta, cioè la differenza ad esempio tra bollettino del mattino e della sera, oggi è stato di più 17: sono i veneti risultati positivi al contagio nel corso della giornata. Conosce le condizioni dei tre ricoverati veronesi, assessore? Posso solo dire che a Verona e provincia la situazione dei malati, in tutto 14, non destano preoccupazione: la maggior parte è in vigilanza attiva a casa e chi è negli ospedali si trova nei reparti di malattie infettive, significa che non ha bisogno di assistenza respiratoria. Nessuno è in terapia intensiva, nè a Verona nè a Legnago. Il Veneto regge l’onda d’urto. Ma quanto resisterà? La tenuta del nostro sistema sanitario che autonomia può avere? La situazione in generale, ripeto, è sorvegliata di minuto in minuto. E’ logico, soprattutto adesso non bisogna abbassare la guardia e l’appello che rivolgiamo ai cittadini è appunto quello di rispettare i diktat imposti dal nuovo decreto del governo Conte, rispettando tutte le misure di auto-tutela descritte, da quelle dell’igiene a quelle di comportamenti responsabili per la sicurezza comune. I disagi vanno affrontati proprio con questo spirito, e sempre senza farsi prendere dal panico o dalla psicosi, che non servono a nulla se non a complicare la situazione. Poi, sulla tenuta dell’offerta assistenziale, dei presidi, delle task force organizzate dalle varie aziende ospedaliere e Ulss e dei nuovi investimenti regionali fatti proprio oggi con l’assunzione di nuovi medici, confermano che il nostro modello continua ad essere vincente. Quali strumenti eccezionali avete adottato, assessore, per rinforzare chi sta in prima linea a combattere l’epidemia? Ripeto, c’è massima attenzione sugli organici: dopo aver autorizzato 215 nuove assunzioni a tempo indeterminato scorrendo le graduatorie già vigenti in Azienda Zero, siamo pronti a farne delle altre con celerità se l’evolversi della situazione lo richiedesse. Sforzo massimo anche sul fronte della dotazione di materiali di sicurezza che stiamo acquistando in modo massiccio a fronte di notevoli difficoltà di approvvigionamento, ci stiamo adoperando perchè arrivino anche dalla dotazione nazionale attivata dal commissario Borrelli. Stiamo anche lavorando con i direttori sanitari a un piano specifico in previsione del fatto che il numero di casi possa aumentare notevolmente, basato sull’attivazione di moduli composti nei singoli ospedali: questo per ovviare al fatto, ad esempio, che in alcune strutture manchino aree specifiche per l’isolamento. Detto questo, voglio ringraziare pubblicamente il personale sanitario a tutti i livelli che sta rendendo possibile la grande risposta che il Veneto sta dando a questa emergenza. Ogni giorno, negli ospedali e sul territorio, si assumono rischi e responsabilità importanti, assistono la gente che ha paura e curano quella ammalata senza risparmiarsi, rinunciando a tutto per garantire il servizio. Sarà riconosciuto un surplus economico a questo esercito che sta combattendo il Coronavirus rischiando sulla propria pelle? Siamo disponibili, certo, a premiare chi in questi giorni sta facendo grandi sacrifici. Stiamo monitorando la questione a livello nazionale, a cominciare dall’inserimento nel primo provvedimento utile della riserva del 2% del Fondo Sanitario Nazionale per finalità di questo tipo. Assessore, Verona rischia di diventare zona rossa? No, di zona rossa in Veneto c’è solo Vo’ Euganeo, le altre aree del territorio, pur con presenza di contagio, restano gialle. La classificazione è stata adottata all’inizio della diffusione del contagio, credo che adesso non serva più. Cosa si aspetta nell’immediato, domani per esempio? I lpeggi odeve ancora venire? Domani, dopodomani, ogni giorno di questa settimana sarà cruciale per capire l’evoluzione dell’infezione. Ricordo che in una sola giornata i numeri dei positivi cambiano in modo importante. Quindi, ripeto, se alla fine riusciremo a tener testa alla diffusione dell’epidemia, potremo dire che l’avremo contenuta e quindi che le misure hanno funzionato. Se non accadrà e i numeri avranno un picco eccezionale, significherà che saremo arrivati allo sfogo massimo del virus. Poi ci sarà, per forza, il calo, la discesa... il bilancio lo faremo alla fine e solo allora potremo fare la conta dei danni. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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