<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
ABBANDONI SCOLASTICI

Veneto, un alunno
su 9 lascia: meno
della media italiana

Ragazzi a scuola (foto d'archivio)
Ragazzi a scuola (foto d'archivio)
Ragazzi a scuola (foto d'archivio)
Ragazzi a scuola (foto d'archivio)

Nel Veneto un ragazzo su 9 abbandona la scuola, con al massimo la licenza di terza media in tasca. I dati dell’Ufficio scolastico regionale dimostrano che in Veneto il fenomeno dei «drop-out», vale a dire degli abbandoni precoci dell’istruzione o formazione scolastica senza aver raggiunto un titolo di studio secondario, è meno accentuato della media nazionale. L'Istat nel suo rapporto ha rilevato che nel 2018 il 14,5% dei ragazzi di 18-24 anni ha abbandonato gli studi con al più la licenza media, pari a uno su 7. L'uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione è aumentata negli ultimi due anni, tornando così ai livelli del 2015, e riguarda soprattutto le regioni del Mezzogiorno e i maschi.

 

«In Veneto la situazione è migliore, soprattutto se guardiamo al livello di competenze che gli allievi raggiungono – commenta l’assessore regionale all’istruzione e formazione Elena Donazzan - ma non siamo soddisfatti. Gli studenti di terza superiore che non raggiungono la sufficienza in Veneto sono 28 su 100, mentre la media nazionale è del 34,3%. Gli “insufficienti“ nelle competenze alfabetiche in Veneto sono 28 su 100, sei punti in meno della media nazionale (34,3%), mentre nelle competenze matematiche a non raggiungere la sufficienza sono 32 su 100, a fronte di una media nazionale del 40,1% dei giovani. Anche la percentuale dei giovani laureati in Veneto è superiore a quella del resto del Paese. Questi dati tuttavia non sono certo entusiasmanti, specie se paragonati agli altri Paesi europei. Per questo la Regione Veneto sta investendo, e molto, sul potenziamento delle lingue straniere grazie ai progetti finanziati con il Fondo sociale europeo, che permettono ai nostri studenti di andare all’estero anche attraverso l’alternanza scuola lavoro».

 

«Ancora una volta – conclude - si dimostra l’utilità, o meglio la necessità, di una maggiore autonomia regionale nella scuola, per adeguare percorsi e profili ai bisogni didattici dei nostri giovani e alle esigenze della società e del mondo del lavoro».

Suggerimenti