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Il caso di Cerea

Vella, «sovrano»
della Nasion Veneta,
andrà ai domiciliari

Il caso di Cerea
Amici e «compatrioti» in tribunale per prestare sostegno DIENNE FOTO
Amici e «compatrioti» in tribunale per prestare sostegno DIENNE FOTO
Amici e «compatrioti» in tribunale per prestare sostegno DIENNE FOTO
Amici e «compatrioti» in tribunale per prestare sostegno DIENNE FOTO

Questo processo non s’ha da fare. Perlomeno non davanti a un tribunale «qualsiasi». Enrico della dinastia Vella, il «sovrano» della Serenisima Nasion Veneta, ieri mattina è comparso davanti al giudice Cristina Carrara, dopo essere stato arrestato domenica a Cerea con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e per non aver fornito informazioni sulla sua identità personale. Anche ieri in tribunale Enrico della dinastia Vella, 58 anni, di Cerea, si è rifiutato di riconoscere l’avvocato che gli è stato attribuito d’ufficio e al giudice Carrara ha chiesto di poter celebrare il processo davanti al tribunale militare internazionale, sotto la supervisione delle Nazioni Unite. Già, perché il «sovrano» Vella è anche il funzionario militare delle forze armate venete, come hanno raccontato i suoi amici e «compatrioti», che ieri sono venuti a dargli supporto all’ex caserma Mastino. E, al termine dell’udienza, non hanno potuto far altro che salutarlo, dopo che il giudice ha disposto per Vella la misura degli arresti domiciliari almeno fino alla prossima udienza, che si terrà il 20 agosto.

 

Ma facciamo un passo indietro. Il «sovrano» della Serenisima Nasion Veneta è stato arrestato domenica dai carabinieri di Cerea. Ad attirare l’attenzione dei militari era stata la targa della sua auto, diversa da quelle italiane e con la scritta centrale «Stato delle Venesie». I carabinieri gli hanno chiesto, quindi, di fornire i suoi documenti e Enrico della dinastia Vella, per tutta risposta, ha fornito loro un «pasaporto deplomadego» a suo nome, rilasciato dalla Serenisima Nasion Veneta Sovrana, un foglio A4 con il logo della fantomatica nazione «Veneta» e la scritta licenza di guida, un altro foglio simile come «Certificato di circolazione», e una carta rigida con i dati personali. Quando il cinquantottenne si è rifiutato di fornire i documenti, i carabinieri hanno proceduto a fargli le contestazioni del codice della strada: a quel punto, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, il «sovrano» avrebbe acceso l’auto, su cui si trovava anche l’anziana madre, per allontanarsi. Uno dei carabinieri ha aperto lo sportello dell’auto per evitare che Enrico della dinastia Vella se ne andasse, e a quel punto lui, sempre secondo i carabinieri, avrebbe cercato di schiaffeggiare il militare e di rubare una pistola dalla fondina. A quel punto è stato immobilizzato e arrestato. Ieri in aula, però, il «sovrano» ha detto di essere stato «estremamente collaborativo», al punto da aver consegnato i documenti d’identità e dell’auto richiesti, emessi dallo Stato Veneto delle Venezie.

 

 

Manuela Trevisani

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