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«Tutti chiusi in casa Le feste cancellate»

Cinesi con la mascherina protettiva anche al supermercatoI controlli ai passeggeri in partenza all’aeroporto di PechinoGià migliaia le persone ricoverate per il coronavirus
Cinesi con la mascherina protettiva anche al supermercatoI controlli ai passeggeri in partenza all’aeroporto di PechinoGià migliaia le persone ricoverate per il coronavirus
Cinesi con la mascherina protettiva anche al supermercatoI controlli ai passeggeri in partenza all’aeroporto di PechinoGià migliaia le persone ricoverate per il coronavirus
Cinesi con la mascherina protettiva anche al supermercatoI controlli ai passeggeri in partenza all’aeroporto di PechinoGià migliaia le persone ricoverate per il coronavirus

Ieri è iniziato il nuovo anno, dedicato al Topo, ma i festeggiamenti in Cina non sono stati quelli del passato. Colpa, come è risaputo, del coronavirus per il quale non esiste ancora un vaccino. Lanterne abbassate, locali chiusi, concerti sospesi. Dove poteva esserci assembramento, c’è quasi il deserto. Come a Pechino che da ieri pare sia sempre più difficile da raggiungere, anche nei dintorni di Shangai è imposta la massima allerta. Dalla provincia di Jiagsu, ad ovest della metropoli cinese, l’emergenza si sente. Lo racconta un veronese che lavora a in una cittadina a ottanta chilometri da Shangai, che preferisce rimanere anonimo. «Siamo barricati in casa, gli eventi sono stati cancellati anche se non sono mancati i festeggiamenti per il nuovo anno da parte di privati. Però accanto alle notizie e consigli che tutti seguiamo, ci sono anche le fake news che fanno crescere il panico. Ho sentito che avrebbero fatto volare gli aerei per spargere il disinfettante, nulla di vero». Però il bollettino è preciso e la sensazione del veronese è che la Cina abbia risposto prontamente all’emergenza. Le persone provenienti da aree chiave infette vengono isolate e sottoposte a osservazione, chiusi i parchi di divertimento, i siti turistici, i musei e i luoghi di attrazione. Si è fermato il Festival delle Lanterne, la Shangai Education Commission ha chiesto alle scuole primarie e secondarie di non organizzare l’insegnamento offline o altre attività e di annullare tutte le attività del campus durante le vacanze invernali. «Probabile la ripresa dopo il 16 febbraio», racconta un’altra coppia di Caldiero con figli, che da anni lavora in Cina e ora è barricata in casa. Chiusi i negozi di animali e interrotto il commercio di uccelli e animali selvatici. Un vademecum preciso, raccolto e tradotto dall’associazione Italiani a Shangai è d’aiuto anche se le norme basilari si conoscono. «Ci sollecitano a rispettare le norme igienico sanitarie», continua il veronese, «lavarsi spesso le mani, la mascherina da mettere sul viso mi è stata prontamente consegnata. Al primo raffreddore vieni mandato direttamente in clinica per le analisi del sangue. Nulla è lasciato al caso, la risposta all’emergenza del coronavirus è stata tempestiva», continua. Il virus ha sintomi comuni all’influenza, febbre alta, tosse, fastidio al torace, mal di testa e dolori muscolari. I contagi del virus misterioso partito dalla Cina si moltipicano. Lo definiscono parente stretto della Sars, il primo focolaio infettivo si è originato dal mercato ittico. «So che qualche giorno fa al mercato vicino a casa hanno mandato al macero frutta e verdura, ma il panico dei giorni scorsi sta calando con l’aumentare delle notizie più precise. Sappiamo come muoverci: ci hanno suggerito di stare all’aperto il meno possibile, e in questo periodo in cui il lavoro è calato resto a casa dove mi faccio arrivare la spesa, o al massimo mi trovo con qualche amico per vedere un film». Al panico dei giorni scorsi il governo cinese ha risposto prendendo tutte le precauzioni. «Mi ha sorpreso la prontezza con cui l'amministrazione ha reagito», aggiunge. L’area della quarantena si sta allargando e l’inquietudine è inevitabile. •

Anna Perlini

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