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Il racconto

Trascinato per 16 chilometri dal fiume, l'odissea del vigile del fuoco nell'Adige

A sinistra l'idrocostume, al centro e a destra le operazioni di salvataggio e ricerca
A sinistra l'idrocostume, al centro e a destra le operazioni di salvataggio e ricerca
La base operativa per le ricerche dei due dispersi in Adige (video Marchiori)

 Hanno rischiato la vita per salvare quella di un giovane di 26 anni lasciatosi cadere nell’Adige in piena dal ponte Pietra. Gli eroi della drammatica serata di domenica sono un vigile del fuoco del soccorso acquatico trascinato dalla corrente per 16 chilometri prima di essere recuperato e messo in salvo, e due poliziotti che, nel vedere il giovane che stava affogando, e che secondo varie testimonianze si era buttato volontariamente nel fiume, non hanno esitato un attimo a scendere in acqua per tentare di riportarlo a riva.

Le ricerche del disperso, si tratta di un giovane di origine moldava, sono intanto proseguite senza sosta. Così come sono andate avanti per tutta la giornata di ieri anche quelle per individuare una seconda persona che, intorno alle 23.30, si era gettata nel fiume dal ponte di San Pancrazio. Per i pompieri di Verona è stata, quindi, una notte di lavoro di estrema concitazione e che avrebbe potuto avere un bilancio ancora più tragico. A far rimanere per ore con il fiato sospeso i colleghi che si sono prodigati in tutti i modi per metterlo in salvo è stata la sorte di Danilo Marino, il vigile del fuoco del soccorso acquatico che, dopo essersi calato nel fiume, era stato a sua volta trascinato via dalla corrente. Verrà recuperato a Zevio, sedici chilometri a valle.

 

Le operazioni dei Vigili del fuoco
Le operazioni dei Vigili del fuoco

 

I FATTI

L’operazione è scattata intorno alle 21.30. A dare l’allarme al 113 era stato un medico della Croce Rossa in servizio al Teatro Romano e accorso a ponte Pietra, dove il giovane moldavo, seduto sul parapetto, minacciava di gettarsi in Adige. Una volta lì, il ragazzo, visibilmente in preda dell’alcol, si lasciava cadere all’indietro.

Il medico era riuscito ad afferrargli le gambe senza riuscire a trattenerlo. Sul posto erano intanto arrivate due Volanti della questura.

In prossimità di ponte Aleardi, dopo aver seguito a distanza, da ponte Nuovo a ponte Navi, la sagoma del giovane che veniva portato dalla corrente, due poliziotti si calavano nell’acqua approfittando di un arbusto, impigliato alla base del ponte, che si addentrava nel fiume. Uno degli agenti riusciva così ad afferrare il giovane ad un braccio, ma il ramo si spezzava e il poliziotto perdeva la presa finendo trascinato a sua volta dalla corrente per una ventina di metri prima di essere raggiunto e tratto in salvo dai pompieri. Nel frattempo, uno dei soccorritori acquatici dei vigili del fuoco si lanciava in acqua raggiungendo e riuscendo a trattenere la persona caduta per una decina di minuti.

 

I vigili del fuoco a ponte Pietra
I vigili del fuoco a ponte Pietra

 

A quel punto tutto sembrava andare per il meglio, ma ecco l’imprevisto. Il giovane moldavo si divincolava dalla presa e ne nasceva una sorta di colluttazione, fatto che testimonia ulteriormente la natura volontaria del gesto estremo. «Più volte», scrive in una nota lo stesso comandante provinciale Luigi Giudice, «il nostro vigile del fuoco è stato trascinato a fondo, fino a quando nella concitazione non si è sganciata la corda di sicurezza tenuta dalla squadra che operava da terra. A questo punto la persona è riuscita a liberarsi ed è stata vista scomparire tra le acque del fiume». Ormai privo di vincoli, anche l’operatore veniva trascinato dalla fortissima corrente contro la quale lotterà per cinque ore. Alle 2.15 è stato recuperato da un’altra squadra di vigili del fuoco all’altezza di ponte Perez a Zevio, dopo aver percorso circa sedici chilometri in acqua e oltrepassato le dighe del Boschetto e di San Giovanni Lupatoto. Una prova durissima, superata grazie all’equipaggiamento in dotazione e all’addestramento in tecniche fluviali.

 

IL GRAZIE DEL MINISTRO

Una volta ripescato, Marino, è stato curato per una leggera ipotermia. Nella mattinata di ieri è stato dimesso dall’ospedale di Borgo Trento. A Marino ha telefonato il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, che ha voluto congratularsi personalmente con lui. Lo stesso ha fatto il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia: «Toccante sentire dalla sua viva voce quanto sia risultato determinante l’addestramento pratico svolto proprio per far fronte a simili situazioni. Si tratta di uno dei tanti coraggiosi operatori che, con sprezzo del pericolo, non ha esitato ad esporsi al rischio evidente».

Del giovane caduto da ponte Pietra, per ora, nessuna traccia. Ma, a notte inoltrata, c’è stato un secondo allarme. Intorno alle 23.30, una seconda persona è caduta, anche questa sembra per un gesto volontario, nell’Adige dal ponte di San Pancrazio, in un punto in cui le rapide e la corrente non hanno consentito il recupero nonostante l’intervento immediato di più squadre di vigili del fuoco che hanno operato anche a bordo di gommoni. Le ricerche delle due persone disperse sono proseguite anche con l’ausilio di droni e del nucleo sommozzatori.

Ammontano a 265, intanto, gli interventi eseguiti dalle squadre dei vigili del fuoco per il maltempo dalle 15.30 di sabato 29 agosto.

 

 

L'IDROCOSTUME

A salvare la vita a Danilo Marino, il coraggioso vigile del fuoco del soccorso acquatico, trascinato dalla corrente dell’Adige in piena per 16 chilometri - da ponte Aleardi fino al tratto che scorre sotto il ponte Perez a Zevio - insieme ai colleghi che hanno vissuto ore di trepidazione e di angoscia prima di poterlo finalmente mettere in salvo, è stato l’idrocostume che indossava.

Una dotazione che permette di isolare completamente l’operatore dall’acqua e aiuta a galleggiare anche in situazioni estreme, come quelle di domenica notte. Le parti che coprono spalle, torace, schiena, braccia sono di colore arancione ad alta visibilità. Viene utilizzata per compiere interventi di superficie in acque di bassa temperatura o inquinate.

 

Marino si era calato in Adige per tentare di salvare il ventiseienne moldavo buttatosi da ponte Pietra. Quest’ultimo, però, non aveva nessuna voglia di essere salvato tanto che, divincolandosi dalla presa del soccorritore, aveva staccato la presa di sicurezza che lo teneva vincolato a riva. Poi la forza della corrente ha avuto la meglio. A quel punto le squadre a terra iniziavano a seguire il collega a vista, anticipandone il passaggio dai vari ponti che costellano il corso del fiume. Per tenerlo d’occhio sono stati utilizzati anche i droni.

Il problema, tuttavia, era riuscire a raggiungerlo e metterlo al sicuro. Operazione resa estremamente difficile dalle condizione del fiume, con le correnti che cambiavano continuamente direzione e che più volte risucchiavano sul fondo il vigile del fuoco.

Cinque ore di angoscia rese ancora più drammatiche dalle continue, a volte disperate, richieste di aiuto del soccorritore acquatico ai colleghi a terra. Per portargli soccorso erano scesi in Adige anche due squadre con i gommoni. Il vigile del fuoco, grazie alla sua abilità, ha saputo superare indenne anche due sbarramenti artificiali, al Boschetto e a San Giovanni Lupatoto. Lì, a causa della violenza del salto aveva pure perso il giubbotto salvagente. Quando ci sono le piene dell’Adige entrambe le dighe vengono aperte. In caso contrario Marino avrebbe rischiato di finire schiacciato dalla corrente contro una delle griglie. Dopo un’odissea di cinque ore, Marino è stato tirato a bordo di un gommone a Zevio, nei pressi del ponte Perez, in un punto in cui il fiume si allarga e rallenta la propria corsa. Il punto ideale, quindi per procedere al salvataggio.

 

 

Enrico Santi (ha collaborato Chiara Bazzanella)

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